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EROI DEL TERZO MILLENNIO – Giovanni Lo Porto

Per Obama: “E’ colpa nostra”. “Non ci sono parole per esprimere in modo adeguato il nostro dolore per questa terribile tragedia, A nome degli Stati Uniti chiedo scusa a tutte le famiglie coinvolte. Come presidente e comandante in capo mi assumo la responsabilità di tutte le operazioni antiterrorismo, compresa questa”, ha detto il presidente in conferenza stampa poco dopo la diffusione della notizia. “Non sapevamo che all’interno del compound ci fossero anche i due ostaggi. Ho parlato con la moglie di Warren e con il premier Matteo Renzi. Come marito e padre posso solo immaginare l’angoscia e il dolore che le famiglie stanno vivendo oggi”, ha aggiunto Obama. “Verificheremo e renderemo pubblici tutti i dettagli dell’operazione, perché i familiari devono conoscere la verità, anche se alcuni punti rimarranno segreti. Questa operazione è stata condotta seguendo le linee guida ed era indirizzata a colpire un compound di Al Qaeda per bloccare i terroristi”.
Il presidente poi ha parlato di Lo Porto e Weinstein: “Il lavoro di Giovanni l’ha portato in tutto il mondo, ad Haiti e in Pakistan. Era pieno di passione. Il suo lavoro riflette l’impegno dell’Italia, che è un alleato molto importante. Siamo legati all’Italia dagli stessi valori”, ha detto e concluso: “L’esempio di questi due uomini brillerà a lungo, sarà una luce per chi è rimasto”.  Le autorità americane pagheranno un risarcimento a entrambe le famiglie dei due ostaggi, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, aggiungendo che Obama ha ordinato di rivedere i protocolli seguiti per le operazioni che prevedono bombardamenti con i droni, per valutare se si rendono necessari dei cambiamenti.
Erano tre anni che non si avevano più notizie di Lo Porto. Assieme a padre Paolo Dall’Oglio, era uno degli ultimi due italiani ancora prigionieri di bande di sequestratori. Oggi nella casa di Palermo di Lo Porto sono arrivati amici e parenti per stare accanto alla madre, Giusi Felice e ad alcuni dei fratelli di Giovanni. Nell’abitazione, al piano terra di via Pecori Giraldi, a Brancaccio, anche i carabinieri che hanno portato la notizia. La madre da quando il figlio è stato rapito, raccontano i vicini di casa, “è diventata un’altra persona: è cambiata anche fisicamente. Si è trasformata e la sua unica speranza è stata quella di riabbracciare Giovanni”. Il fratello di Lo Porto ha spiegato di aver ricevuto la notizia in mattinata:  “Abbiamo saputo della morte di mio fratello questa mattina, ci ha telefonato la Farnesina, che ci è sempre stata molto vicina” ha detto, “non ho molto da aggiungere, Obama ha chiesto scusa? Grazie”.
“Lo Porto – ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – si trovava in una terra lontana in missione di solidarietà. E’ stato un portatore dei nostri valori di pace e di dialogo internazionale. Partecipo al grande lutto della famiglia e sono vicino al mondo della cooperazione internazionale che, per l’aggravarsi delle situazioni di crisi, è sempre più esposto a insidie e rischi gravissimi”.
“L’Italia porge le più sentite condoglianze alla famiglia di Giovanni Lo Porto”, ha dichiarato Renzi. “Esprimo profondo dolore – ha aggiunto il premier – per la morte di un italiano, che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri. Le mie condoglianze vanno anche alla famiglia di Warren Weinstein”. Da Bruxelles, in serata, Renzi ha confermato di aver appreso la notizia ufficialmente e personalmente soltanto ieri da Obama, del quale – ha detto – “ho apprezzato la trasparenza”. Sui tempi della notizia il premier ha tagliato corto sulle prime polemiche: “Incomprensibili – dice -. Di fronte a un dramma del genere la prima preoccupazione è stata vavere il tempo di informare la famiglia nel modo migliore. Per poi insistere sulla ricostruzione: “Non si è trattato di un blitz. Non hanno cercato di liberare ostaggi, ma è stato un intervento di cui tempo dopo si è capito che non aveva colpito soltanto al Quaeda ma altre due persone, e si è risaliti alla loro identità solo ieri. Sia chiaro, altrimenti la ricostruzione non è corretta”. La responsabilità delle vite dei due cooperanti, ribadisce Renzi, “è dei terroristi”.
“In occasione dei funerali di Giovanni Lo Porto sarà proclamato il lutto cittadino” ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “A nome mio, e da parte dell’intera Amministrazione comunale, voglio esprimere il nostro più sentito cordoglio ai familiari”.
Un fiume di condoglianze da tutto il Parlamento. Valeria Fedeli (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) si dicono vicini alla famiglia Lo Porto, mentre Maurizio Gasparri (FI) esprime sconcerto per “irrilevanza Italia”. Marina Sereni (Pd) esprime “grande dolore”. Pier Ferdinando Casini invita ad inchinarsi “alla sua memoria”. E Giorgia Meloni di FDI pone a Renzi un’altra domanda: aveva dato il suo assenso al blitz Usa?
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, terrà domani alle 10 in aula alla Camera un’informativa urgente sull’uccisione del cooperante italiano come avevano chiesto le opposizioni di Sel, Fi e M5S. Anche il Pd si era pronunciato in tal senso, anche se a nome del gruppo Ettore Rosato aveva già preannunciato una disponibilità dell’Esecutivo in tal senso. Il capogruppo Fi Renato Brunetta ha protestato per il fatto che la notizia sia stata data dalla Casa Bianca a distanza di mesi dall’evento. “L’idea di dare una notizia quando non si ha l’assoluta certezza può essere avventata e in un territorio come quello le verifiche sono complesse” ha detto il direttore del Dis, il Dipartimento di informazione per la sicurezza, Giampiero Massolo. Di questo dovrà parlare anche il sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti, nella seduta del Copasir convocata dal presidente Stucchi martedì prossimo. E proprio Stucchi un’ipotesi per cui si sia saputo così in ritardo della morte del 38enne palermitano prova a metterla in campo: in questi casi, spiega, serve tempo per “individuare i corpi e verificare tutto con il dna”. “Non è così semplice recuperare queste informazioni – aggiunge – anche perché di solito i droni si usano per raggiungere zone impervie. E poi si devono recuperare i campioni dei corpi per fare l’esame del dna cosa che deve avvenire in totale sicurezza”. E poi, prima, si deve essere “ben certi dell’identità della vittima”.

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