Esteban Farias – “Le carrozzine non sono tutte uguali”…. e spera che la sua lo porti a Tokio, alle Olimpiadi”

Esteban Farias, un ragazzo fantastico, adesso in carrozzina per un brutto incidente, che ha vissuto a Capo d’Orlando. Alessio Micale lo racconta così, regalandoci una bellissima storia di sport e di impegno.

 

 

Conosco Esteban da quando era piccolo, adesso ha 31 anni.

Scrollando su facebook fra le inutili cose, ho preso due schiaffi inaspettati da due foto stupende che lo ritraggono su una canoa. In una di queste, scattata da terra, lui pagaia verso il tramonto, nell’altra invece, si avvicina alla sponda , frenando con la pala sinistra e regalando un ghigno soddisfatto al fotografo. Parcheggiata a sinistra, sulle tavole piatte di molo, una carrozzina, la sua.

Gli scrivo ad agosto chiedendogli una intervista.

Mi risponde dopo due mesi che va bene, che ci vedremo la settimana che viene al paese.

Cosi sarà.

Esteban è sempre stato pieno di energia, sempre stato uno sportivo. Nato in Argentina a San Martin di Buenos Aires. Dai tre anni fino ai diciotto regala tutta la sua gioventù a Capo d Orlando, dove si e’ trasferito con la famiglia.

Si sposta Reggio Emilia dove comincia a lavorare in una pasticceria, cambia qualche lavoro, fa quello che serve insomma. Continua a giocare a calcio. Poi un brutto infortunio , una caduta da una impalcatura, si fa male. Dopo l’operazione, viene trasferito all’unità spinale di Villanova sull’Arda e li capisce che c e’ poco da fare.

E lo sconforto?

 “Ognuno reagisce a modo suo, per fortuna con il carattere che ho non mi sono mai demoralizzato e ho cercato di continuare, ho sempre provato a fare il mio , senza pensare troppo agli altri , ho fatto il mio percorso”.

Poi un lungo ricovero dove ti dovevi inventar qualcosa.

Presso quell’unità spinale c’ era una squadra di basket.

Non ne sapevo nulla, venivo dal calcio.

Non sapevo la tecnica del tiro, figuriamoci palleggiare.

Li c’erano altri ragazzi.

Grazie a loro ho avuto altri spunti, tennis in carrozzina , lo sci e la canoa.

Adesso giochiamo in serie B”

Chiedo se ci si fa male nei contrasti di gioco.

“Nel basket la devi fare andare la carrozzina se ti vuoi mettere davanti all’altro, se vuoi fare bene.

Sono carrozzine che pesano 6 chili, se vieni toccato in un contrasto duro, certo che voli.

Le carrozzinemi spieganon sono tutte uguali, dipende dalla lesione e dipende da come la sai usare.

Siamo una squadra di amici.

Il nostro è un campionato di serie B, facciamo delle trasferte, quest’anno siamo sicuramente a Firenze, Roma e nelle Marche“

Continuiamo a parlare e capisco che Esteban ha continuato a mantenere delle relazioni con la struttura ospedaliera, oltre a praticare molti sport viene chiamato a parlarne con i pazienti.

Ho capito anche che esistono delle associazioni di volontari, che hanno una voglia di realizzare progetti e attività tanto grandi quanto è la fatica che si fa per metterli in atto.

Se parli con Esteban la fa facile, lui ha grandissima voglia di mettersi alla prova in tante cose.

Si è persino buttato con il paracadute da 4000 metri, mi fa vedere il video.

Ha una predisposizione alla sfida incredibile, la sfida più difficile, quella contro se stesso. Un’altra cosa che ho capito è che in Sicilia c’è da esser tristi.

Basket, tennis, monosci, il lancio con il paracadute ed infine la canoa.

Le ambizioni sono grandi.

Si capisce che ogni vittoria è un lavoro di insieme, che nonostante l’esplosività di Esteban ognuno è come è, servono tutele, serve lavoro, serve passione, servono le strutture.

“C’era uno che voleva farci provare la canoa, un pacchetto da dieci sedute.

Le prime cinque neanche sono andato ma dopo aver provato la prima volta mi è piaciuto.

All’inizio il primo approccio è in piscina, non vedi il fiume.

Adesso è diverso ci salgo dal pontile, scendo dalla carrozzina a terra e poi sulla canoa. La mia è in carbonio eXtreme, 5.20, il timone è rigido.

Ho debuttato nei campionati italiani , nei 1000 sono arrivato primo , terzo nei 500 e purtroppo a 2 secondi dal podio nei 200, la gara regina.

Ho cominciato due anni fa per gioco, da soli 4 mesi mi alleno con la barca in fiume, il mio primo obbiettivo è entrare in  nazionale e poi entrare agli europei, i mondiali e spero poi per
e non vedo l’ora di ricominciare, lo spero davvero”

Ed io con te, amico.

 

Redazione Scomunicando.it

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