La notizia politica di queste ore è quella che vede la rottura non solo a Messina – se mai c’era stata unione – tra gli ex Udc di D’Alia e gli ex Ncd di Alfano.
Gli alfaniani sono in fuga, in rotta preoccupante, praticamente in ogni provincia dell’isola.
Ed il ministro che ieri ha dato il via libera a Micari è sempre più solo e fa i conti con le scelte passate, pensate più alla salvaguardia di posti in vista delle “politiche” che a presenziare il territorio.
Quindi mentre Alfano e D’Alia suonano la ritirata a Messina, Alternativa Popolare potrebbe ammainare bandiera per assenza di numeri e per non rischiare il flop che in un effetto domino sul risiko della politica potrebbe aver conseguenze disastrose, e c’è la concreta possibilità che non possa raggiungere la soglia del 5%.
E mentre D’Alia sta trovando, guardando verso il centrosinistra nuove scialuppe di salvataggio, Alfano rischia di restare solo (al suo fianco rimangono comunque i fedelissimi come l’europarlamentare Giovanni La Via e il sottosegretario Castiglione) assistendo agli addii di ex compagni di partito che virano verso Cesa o tornano a Forza Italia.
A Sant’Agata Militello il senatore Bruno Mancuso, gli ha già fatto ciao-ciao ed anche Nino Germanà ne prende le distanze, in tanti lo danno già in quota Forza Italia.
Un ritorna a casa, qui era stato eletto alla Camera nel 2008, poi nel 2012, alle Regionali.
Ma la candidatura di Germanà creerebbe varie problematicità.
Per Forza Italia a Messina potrebbero scattare da uno a due seggi.
In lista con il figlio di Francantonio Genovese, Luigi, dato per primo – dovevano già starci Santi Formica e Bernardette Grasso, l’avvocato Tommaso Calderone e il consigliere comunale Fabrizio Sottile.
L’ingresso di Germanà mette in discussione chi puntava al secondo seggio.
Quindi la politica è in movimento.
Formica potrebbe optare per la lista di Musumeci Diventerà Bellissima, mentre per quanto riguarda la Grasso indiscrezioni indicano una sua presenza nel listino del Presidente.
Ma andiamo al meccanismo del voto.
Gli scranni dell’Ars sono stati ridotti da 90 a 70, ma di questi 62 saranno diretto risultato delle urne, saranno cioè assegnati in base agli esiti elettorali, collegio per collegio, partito per partito.
Dei restanti 8 seggi, uno va al candidato governatore miglior perdente (cioè il candidato governatore che si piazza secondo), gli altri 7 scranni vanno ai componenti del listino del candidato presidente che ha vinto.