Ad essere caduta in quello che il giudice ha definito un raggiro è una avvenente 60enne. L’amore della sua vita, un 45 enne brolese, poi risultato sposato, le ha raggirato – ma la storia potrebbe avere altri risvolti che ne potrebbero mutare il profilo – 50mila euro per l’acquisto di un a casa che dove essere il loro nido d’amore. Coinvolto anche un amico dell’uomo. Tutti condannati. Fine di un amore.
Ma non c’è nulla da ridere, e non è un film alla Totò e Peppino che tentavano di vendere la Fontana di Trevi ad un incauto americano, nè una commedia con tanto di dolce-amaro finale.
E’ una storia triste quanto vera, dove soldi, case da costruire, falsi o veri raggiro, ma anche il gioco dei sentimenti hanno un ruolo per nulla edificante e per certi verso terribilmente squallido.
Lui è un 45enne di Brolo che da tempo ha imbastito una romantica love story con una 64enne romagnola.
Un a storia che potrebbe avere delle prospettive rosee al punto che i due decidono di acquistare il terreno per poterci fare una villetta. E sull’acquisto di questo, dal reale valore a quello “percepito” si giocano i valori della truffa.
Una truffa che si definisce anche con la complicità della vera moglie dell’uomo – 42 anni – e di un amico compiacente, ma del quali il ruolo avuto è tutto da definire.
Tutti ora finiti dentro una sentenza, quella emessa dal giudice del tribunale pattese, il dottor Vincenzo Mandanici che ha condannato i due coniugi brolesi e l’amico di 36 anni, anche lui residente a Brolo, ad 1 anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa, ed al pagamento di una multa di € 800,00 ritenendoli responsabili del contestato reato di truffa, aggravato dal danno patrimoniale di rilevante gravità, € 50.000,00, ai danni della donna – 64 anni – già costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato orlandino Walter Mangano.
La storie, il reato, il raggiro trova il suo spazio temporale tra il dicembre 2010 e il gennaio 2011 e si sviluppa tra la tastiera di facebook, la spiaggia di Brolo e le colline di Ponte di Naso.
La vittima ed il suo nuovo boyfriend, si “incontrano” su un social network.
Un’amicizia che presto dalla chat si evolve in una vera e propria storia d’amore, talmente importante che la donna si trasferisce a Brolo.
Quindi decidono di far costruire una casa.
E qui scatta la truffa sul prezzo di acquisto del terreno.
La donna viene convinta che la “venditrice” del terreno, volesse per quell’appezzamento, la somma di € 115.000,00 , mentre realmente l’importo d’acquisto era di € 50.000,00.
Una vendita caratterizzata da una quota in “nero”, cinquantamila euro, la metà, che sarebbe stata consegnata direttamente alla venditrice prima del rogito.
La donna quindi dava alla venditrice 10 assegni in bianco da € 5.000,00 cadauno, e al rogito la restante parte 50.000,00 euro, mentre per le quote restanti sarebbe intervenuto il “suo” uomo.
Ma i 10 assegni, che lei aveva consegnato materialmente all’amante, che dove far da tramite, non sono mai stati consegnati alla titolare del terreno, ma incassati dall’uomo e tre anche dalla moglie di quest’ultimo.
Insomma cosa diversa da quello che le aveva fatto vedere e non solo sul suo valore.
Scatta il dubbio e la stessa si mette in contato con la venditrice, che le conferma che il prezzo di vendita era stato di € 50.000,00 e non € 115.000,00.
E lo stesso si sente dire dall’intermediario che ha condotto la trattativa con l’amante, che lo conferma, raccontando i fatti, anche al giudice al quale intanto si era rivolta la donna sentendo odor di truffa.
Ovviamente ora ci saranno gli altri gradi di giudizio dove gli attuali condannati potranno rivolgere per rivendicare altre verità processuali, come ad esempio il vero motivo dell’acquisto del terreno, ma intanto love story finita, mentre la donna resta in attesa di vedersi liquidato il risarcimento dei danni in sede civile.
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