Cultura

FACEBOOK, RICORDI & BROLO – Quando si scopre che sono state aride semine

E’ davvero impietoso il calendario di facebook, quando si ostina a riproporre ricordi ed eventi. Così, qualora ve ne fosse bisogno, ci rammenta tra i ricordi datati, che il 16 gennaio del 2011 si parlava di quanto era accaduto a Brolo il giorno prima. Quando un “pugno” di giovani, alcuni appena adolescenti, altri già altro, diedero vita ad un tributo a De Andrè. Questo alla sala Multimediale, dove giovani associazioni, professori e studenti, scuole attente ed enti, gente meno giovane, trovava la voglia di incontrarsi, raccontare, ascoltare musica, parlare e parlarsi. Tempi passati, sembra un secolo e – nel silenzio – ancora oggi va in scena la morte preannunciata di un paese senza futuro culturale. Ma speriamo di esser questa volta Cassandre di previsioni sbagliate. E comunque resta un grazie a chi negli anni si è speso per Brolo, per la sua cultura, per il dialogo, per l’impegno. Anche questi potranno chiedersi – se ne avranno voglia – dove hanno sbagliato nella loro semina. Alla fine le stagioni si susseguono e forse c’è tempo di nuove semine, di altri raccolti.

Facciamo poco, nei fatti riproponiamo quanto scritto appena un anno fa come appunto “osa” fare in maniera saccente facebook, rammentandoci date ed eventi.

Se si pensasse alla famosa teoria dell’evoluzione di Charles Darwin e si applicasse al mondo della Cultura locale, quella che dovrebbe muoversi, apparire, fare, agire concretamente e mostrarsi, per dar segno di vita, lasciar un segno, e non quella che poi si espleta in cenacoli autoreferenziali o splendide solitudini.
E ci sarebbe da chiedersi:
Cosa è andato storto?
Cosa non ha funzionato nell’evoluzione della “intellighentia locale”?
Dove – tutti – abbiamo sbagliato interrompendo il dialogo tra giovani, tra gruppi, tra associazioni?
Perchè questi non hanno più voglia di dialogare?
Perchè si è recisa, e non si manifesta, la richiesta di spazi di confronto, di attivismo collegiale?
E non vogliamo pensare che sia solo per la mancanza di quei contributi che una volta cadevano a pioggia.
A Brolo sembra più applicabile – se vogliano essere dei reali pessimisti – il senso del famoso film Il curioso caso di Benjamin Button.
Una popolazione –  in ambito di bisogni culturali e di stimoli in tal senso – nata già vecchia, che però, a differenza del film basato sull’omonimo racconto di Francis Scott Fitzgerald, non è destinata a morire giovane.
Una popolazione, di giovani, di adolescenti appena adulti, di trentenni quasi anziani, di cinquantenni che si credono giovani, impietrita, avvolta su se stessa, fossilizzata, e che oggi non trova il senso, la voglia, la necessità, di cercar spazi per la cultura, per l’approfondimento, per dare un senso all’attuale apatia.
Un paese che sotto l’aspetto culturale – senza sbilanciarsi oltre – sembra che quasi abbia paura di spalancare le porte alla cultura, al confronto tra le generazioni, all’evoluzione del pensiero, alla crescita, senza slanci e richieste.
A parte i gruppi politici, i movimenti che si aggregano che cercano spunti di vitalità in approssimarsi di elezioni, ma che alla fine non aggregano, non fanno proseliti nè attivisti , il resto è un orizzonte piatto, e ovviamente questo non è bastevole.
Brolo soffoca  nell’apatia, privo di ogni iniziativa di cambiamento, di scambio culturale e non sarà una futura riapertura – sempre tardiva – del cinema a colmare questo gap.
La cronaca dei numeri è spietata.
Nessuna iniziativa in tal senso si registra.
Nessun segnale, a meno che non si voglia spacciare per questo la presentazione dei libri, spesso autoreferenziale.
Nessun dibattito o iniziativa in tal senso.
Qui invece di vedere fasce di popolazione, club, associazioni, scuole,  amministrazioni, lottare per trovare momenti di aggregazione culturale, ri-fondare iniziative,  li si vede soccombere nel buio, nel vuoto – spacciando per cultura la scolarizzazione, confronto per ego, antologie per rotocalchi – nell’assenza di progettualità, “lasciando sprofondare il paese nel suo silenzio e nel sonno eterno di un libro chiuso”.
E non è quello che si merita.
Non se lo meritano nè i giovani, nè noi.
Ma è giusto riflettere, pensare al tempo delle vacche grasse, quando dandosi parvenza di varia natura, ci si metteva avanti e si proponevano attività.
Chiedersi il perchè dopo tanta semina non si è raccolto nulla.

 

Il problema di Brolo non sono le amministrazioni – nè quelle passate o che si sono susseguite.

Loro oggi non sono il focus della questione – ma i cittadini nella loro globalità.

Cittadini che non vogliono turbar la loro apatia, non solo perché le amministrazioni – a maggior ragione ora che mancano anche le risorse – zoppicano in tal senso, ma quei Cittadini che si credono anche evoluti e che nel loro non fare uccidono il futuro.

E chi leggerà questo articolo negando l’evidenza, perché “io ho fatto questo” o “io ho fatto quello”, di certo non ne avrà capito il senso.

Forse siamo stati poco chiari e di ciò chiediamo scusa.

Questa non è una denuncia è uno sfogo dove tutti siamo colpevoli, rei, e non necessita rammentare nulla.

Silenzio.

È la parola che racchiude al meglio tale situazione, fa la sintesi dell’intero paese e del suo sistema sociale e culturale.

Quella parola ci rende complici di questo sistema che sta implodendo e che lascerà, tra qualche anno, solo macerie, fatte di libri non letti, di canzone non ascoltate, di iniziative non sviluppate, di ricordi di compleanni o commemorazioni, per esempio di De Andrè , affidati solo al calendario della memoria di facebook.

N.B. Resta un grazie a chi negli anni si è speso per Brolo, per la sua cultura, per il dialogo, per l’impegno e le energia che vi ha speso. Anche questi potranno chiedersi – se ne avranno voglia – dove hanno sbagliato nella loro semina. Alla fine le stagioni si susseguono e forse c’è tempo di nuove semine, di altri raccolti.

 

Per rileggere e veder qualche scatto ecco qualche articolo.

e qualche foto… presa a caso

http://scomunicando.hopto.org/notizie/brolo-a-de-andre-4-anarchico-ribelle/

 

 

 

Redazione Scomunicando.it

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