La Corte d’Appello di Messina ha preso una decisione destinata a fare rumore, restituendo a Giuseppe Busacca, imprenditore sessantasettenne un patrimonio stimato in cento milioni di euro che era stato confiscato nel settembre 2023.
Il provvedimento include anche la revoca della sorveglianza speciale per due anni e dell’obbligo di dimora, misure imposte in precedenza a causa di una presunta “pericolosità sociale” dell’imprenditore, che secondo i giudici non sussiste ne sussisteva.
L’Operazione “Hera”
La vicenda ha origine nel dicembre 2021 con l’operazione “Hera”, quando venne eseguito il sequestro di un ampio ventaglio di beni appartenenti a Busacca, tra cui cooperative sociali, aziende agricolo-faunistiche, discoteche, hotel e numerosi immobili di pregio nelle zone di Milazzo e dei Nebrodi. Inoltre, furono congelati fondi depositati all’estero. L’accusa iniziale sosteneva che l’origine del patrimonio fosse illecita, basandosi su presunti legami con la criminalità organizzata e una sproporzione tra i beni acquisiti e le risorse dichiarate per ottenerli. Tuttavia, la Corte d’Appello, nei giorni passati, ha ribaltato completamente la sentenza di primo grado, accogliendo l’appello dell’avvocato difensore di Busacca, Salvatore Silvestro, il quale aveva contestato l’esistenza di prove sufficienti a giustificare le misure adottate.
La svolta
La svolta è arrivata grazie alla decisione del collegio penale d’appello presieduto dal giudice Antonino Giacobello, affiancato dai giudici Luana Lino e Carmine De Rose, quest’ultimo estensore del provvedimento. Il collegio ha accolto le argomentazioni della difesa, che ha dimostrato l’assenza di elementi concreti a supporto delle accuse di pericolosità sociale e dei presunti legami di Busacca con ambienti mafiosi. Gli avvocati hanno evidenziato che le accuse si basavano su indizi insufficienti e non su prove concrete, evidenziando anche la mancanza di una vera sproporzione tra i beni sequestrati e le risorse economiche del loro assistito. Sorprendentemente, anche l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo, si è espressa a favore dell’accoglimento dell’appello, sostenendo la restituzione del patrimonio e la revoca delle misure di sorveglianza. Questo consenso da parte dell’accusa ha ulteriormente rafforzato la posizione difensiva di Busacca, portando i giudici a ritenere che non vi fossero più i presupposti per mantenere la confisca.
Il patrimonio restituito a Busacca è variegato, comprendendo attività economiche che spaziano dalle cooperative sociali, alle strutture alberghiere, fino a immobili di lusso. La Corte d’Appello ha ora sancito che il legame con la criminalità organizzata non è stato dimostrato in maniera convincente. La revoca della confisca ha anche un impatto significativo sull’immagine di Busacca, che ha sempre sostenuto la propria innocenza e la legittimità delle sue attività imprenditoriali. Il ripristino della sua libertà economica e personale rappresenta una vittoria importante dopo quasi tre anni di battaglie legali e restrizioni. La decisione della Corte d’Appello potrebbe anche costituire un precedente rilevante per casi analoghi in cui la sproporzione dei patrimoni sequestrati è stata utilizzata come principale argomento accusatorio.
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