di Franco Tumeo
L´anima vera, più autentica di Ficarra e della sua gente si manifesta nei festeggiamenti in onore dell´Annunziata, espressione e sintesi di quell´antico, variegato e multiforme patrimonio di religiositàpopolare siciliana qui, più che altrove, fortemente sedimentato nel vissuto collettivo.
Per il paese dunque, la festa della Patrona rappresenta l´evento più significativo e importante dell´anno, più ancora del Natale e della Pasqua, assumendo il titolo di principale solennitàdalle valenze ad un tempo sociali e religiose. Due le celebrazioni annuali in calendario dedicate all´Annunziata: il 25 marzo e il 3, 4 e 5 agosto.
Comuni ad entrambi gli appuntamenti sono i preparativi della festa: cominciano molti giorni prima con la collocazione della statua della Madonna sulla vara, un rituale che richiede l´intervento di molti uomini, forza fisica e antica perizia. In tanti, secondo tradizione, rispondono all´appello del parroco, anziani e giovani in una sorta di continuitàa perpetuare la plurisecolare manifestazione di fede. Una breve preghiera propiziatoria davanti alla vara e un bicchiere di vino in sagrestia scioglieranno la tensione e la fatica che hanno accompagnato l´impegno dei portatori: per il momento, il loro compito si è esaurito, ma tra qualche giorno saranno nuovamente chiamati a prestare le loro gambe alla vara.
Collocata la statua, il fercolo nel transetto viene esposto al culto dei fedeli per la tradizionale novena durante la quale immancabilmente ogni ficarrese porteràla sua devozione alla Signora dal manto azzurro. Successivamente, il parroco provvede ad adornare la statua con l´oro votivo e con il bellissimo manto di seta azzurra trapunta di stelle dorate, autentico capolavoro di artigianato locale. Un´atmosfera pregna di sacralitàavvolge questa antica gestualità, una grande commozione pervade i pochissimi privilegiati che vi assistono. Ancora più suggestiva è l´imposizione della corona, un gesto che rinnova la devozione dei Ficarresi alla Madonna.
La festa di marzo si esaurisce nell´arco di una giornata con gli appuntamenti liturgici in programma e la tradizionale processione con partenza e rientro nella Matrice. Più articolati invece i festeggiamenti di agosto.
Si comincia giorno tre: gli uomini scalzati, con la pesante vara sulle spalle, lasciano la Matrice, mentre intorno i devoti intonano l´Ave Maris Stella, e dopo una breve processione raggiungono la chiesa delle Logge costruita, secondo la tradizione, nel luogo in cui al suo arrivo a Ficarra la Madonna manifestò la sua iniziale benevolenza verso il paese.
Il quattro agosto i fedeli sono nuovamente chiamati in processione: in passato per accompagnare il Miracolo dalla Matrice alle Logge, oggi per accompagnare il Santissimo Corpo del Signore, essendo stata la reliquia trafugata. Dopo la messa per gli ammalati, segue a tarda sera la suggestiva fiaccolata che si snoda da un estremo all´altro del paese in un alternarsi di orazioni e di canti, usanza introdotta di recente nell´ambito delle celebrazioni mariane, ma ormai entrata definitivamente nella tradizione e nel cuore dei fedeli. Il consueto concerto della banda “Santa Cecilia” di Ficarra chiude la lunga giornata di festa e di preghiera.
Le celebrazioni dell´Annunziata da sempre si coniugano con la tradizione musicale. I più rinomati complessi bandistici della Sicilia e del Sud Italia sono stati spesso invitati ad esibirsi in occasione della festa e ad allietare la sfilata processionale, riscuotendo grande apprezzamento tra gli appassionati locali custodi essi stessi di una antica e prestigiosa tradizione musicale.
Il cinque agosto è l´atteso giorno della processione: al crepuscolo, quando il sole incendia di rosso il tramonto, al grido possente “Evviva, evviva a Gran Signura Maria” liberato dai portatori, l´Annunziata inizia il suo giro trionfale per le vie del paese, stendendo su di esso la sua amorevole protezione.
Lasciata la chiesa delle Logge, la statua della Vergine viene portata al cospetto del mar Tirreno per ripetere simbolicamente, in una continuitàideale con il passato, lo stesso viaggio dall´approdo a Brolo al suo ingresso in paese. Ad attenderla, come cinque secoli fa, una folla ondeggiante di fedeli che ancora una volta intona l´Ave Maris Stella.
E´ un momento vissuto da sempre con straordinaria intensità, che il poeta Michele Mancuso magistralmente così descriveva: “E´ questa l´ora che la Madonna passa in gloria sulla folla e tiene misericordiosamente disteso il suo manto dove raccoglie la miseria e le colpe degli uomini facendone tante stelle d´oro trapunte sulla seta azzurra”.
Durante il percorso gli uomini si alternano di continuo al trasporto della vara: il peso infatti non consente che una permanenza di pochi minuti sotto il fercolo. I portatori sono i protagonisti assoluti della sfilata processionale. Si tratta di uomini dalla robusta corporatura che, oltre alla forza fisica, devono possedere ottime doti di equilibrio e grande agilità, dovendo prestare le proprie gambe all´imponente vara con la quale diventano un tutt´uno. In loro vi è una profonda forza interiore e la loro fede diventa impegno, servizio, ma soprattutto cammino di conversione.
A distinguerli, la caratteristica casacca azzurra, retaggio dell´antica confraternita dell´Annunziata. Sui loro volti spesso sono visibili i segni dello sforzo sostenuto, che danno un´idea appena del pesante carico che grava sulle loro spalle. Eppure i portatori, rigorosamente a piedi scalzi, si contendono il privilegio di sostenere la vara su cui troneggia la bellissima statua marmorea della Madonna. Un rituale commovente che più di ogni altro aspetto della festa evidenzia il grande amore dei Ficarresi per la loro Madre.
In sedici, quattro per braccio, si dividono un peso di parecchi quintali. Altri procedono ai lati pronti a dare il cambio nei punti prestabiliti o a quanti, stremati dalla fatica, chiedono la sostituzione. Sotto il fercolo, gli uomini si dispongono in funzione della propria altezza e dell´andamento del circuito processionale. Secondo una precisa esigenza di equilibrio e di stabilitàdella vara, in salita i “bassi” si dispongono sotto le braccia anteriori e gli “alti” sotto le braccia posteriori, e viceversa in discesa.
Il simulacro segue un itinerario ben preciso, comunemente inteso “la strada della processione”. Un circuito che ancora oggi, come nel passato, consente alle diverse componenti sociali da una parte di rendere omaggio alla Madonna e dall´altra di autorappresentarsi annualmente sul palcoscenico cittadino.
Ali di folla, i tradizionali caliari, bancarelle stracolme di mercanzie e venditori improvvisati, fanno da cornice al passaggio dell´Annunziata: ancora oggi, come in passato, la festa rappresenta un momento di aggregazione non soltanto sociale e religiosa, ma anche essenziale complemento
dell´economia locale. Si racconta che un tempo `u festinu, così era intesa la festa di agosto, durasse ben otto giorni rappresentando per tutti una buona occasione di lavoro: commercianti, allevatori, pastori, seguiti talvolta da tutta la famiglia, arrivavano dai paesi vicini per concludere affari: particolarmente apprezzati la produzione serica locale, fichi secchi, olio e nocciole.
A seguire la vara una folla fortemente eterogenea: vecchi e bambini, uomini e donne, gente di ogni classe sociale. Per tutti un unico, comune sentimento: la devozione all´Annunziata, amatissima icona intorno alla quale da sempre si ricompone la frammentazione sociale, si stemperano i contrasti, si ritrova l´identitàcomunitaria. E tra questa folla composita tanti emigranti: centinaia, migliaia forse che puntualmente rientrano al paese proprio per la festa. Per molti di loro la devozione e l´amore verso la Madonna forse sono il solo legame che li unisce alla terra natia. Quasi un invisibile cordone ombelicale che fortunatamente né il tempo, né la lontananza riescono a recidere.
Dopo un lungo e faticoso percorso, la trionfale processione dell´Annunziata si chiude nel santuario in una cornice di folla in tripudio, mentre la statua viene riposta nella splendida cappella barocca e lì lasciata fino alla prossima celebrazione. “Scendere” la Madonna dalla vara non è soltanto operazione complessa che richiede esperienza e abilitàe forza. E´ anche rituale di antico retaggio che chiude di fatto i festeggiamenti, è il ritorno ad un tempo normale, alla quotidianitàsospesa, è consapevolezza che la festa è finita, è ancora occasione per invocare protezione. I portatori levano un´ultima volta il loro grido possente “Evviva, evviva a Gran Signura Maria” e i devoti intonano l´Ave Maris Stella: è un momento di grande intensitàreligiosa e coinvolgimento emotivo esaltato dai canti festosi e dalla sincera preghiera dei devoti.
foto: Franco Tumeo
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