– di Corrado Speziale –
Grande inizio della 102.ma stagione concertistica della Filarmonica Laudamo. Zoltán Fejérvári, talentuoso pianista ungherese per la prima volta in Sicilia,
Il “preludio” di Alba Crea, vicepresidente della Filarmonica Laudamo, alla vigilia dell’evento la diceva tutta: “Una stagione concertistica che comincia con Schubert, come fa a non essere bella? E poi il Carnaval di Schumann e i Preludi di Chopin… What’s else?” Aveva pienamente ragione. Non c’era modo migliore per iniziare la 102.ma stagione della prestigiosa Filarmonica messinese, tra le più antiche d’Italia. Dal palco, Alba Crea, ha accolto il pubblico nel segno della condivisione che contraddistingue la Filarmonica:
Il concerto è stato un evento che gli appassionati, siano essi cultori, esperti di musica classica o semplicemente simpatizzanti di una materia tanto affascinante, non dimenticheranno facilmente. Anzi, ne faranno tesoro, tanto da arricchire le loro conoscenze ed esperienze.
Le “danze”, le “figure”, le articolazioni al pianoforte di Zoltán Fejérvári, spesso rappresentate con virtuosismi straordinari, così come i brani richiedevano, hanno regalato emozioni e visioni alla platea.
I Valses nobles op. 77 D 969 di Schubert sono stati composti nel 1826. I fattori che hanno ispirato il compositore sono descritti da Mariagrazia Laganà nel programma di sala: “La musica di danza è un genere particolarmente in voga nella Vienna di quegli anni, le feste da ballo si susseguono una sera dopo l’altra, e anche Schubert prende parte a quella vita di società, permeata di elettrizzante gioia di vivere, quando, incitato dagli amici di sempre, trascorre ore seduto al pianoforte, ad allietare le loro riunioni e intrattenimenti danzanti”. Da ciò, trae i simboli e lo stile per la composizione, tra l’altro, “grazie ad una sapiente sintesi tra spontaneità lirica e audacia armonica”.
Sulla stessa linea, in generale, si ispirano e articolano le danze per pianoforte nel Carnaval op. 9 di Schumann, che lo stesso compose in occasione del Carnevale del 1835. In essa si alternano “immagini” di vari protagonisti, maschere, personaggi del tempo. Figure frivole, festose, così come pacate, sognanti, leggere e delicate.
Terzo atto: i Préludes di Chopin. “L’origine risale a quelle idee e intuizioni liriche che prendono corpo nella sua mente, mentre compone un altro lavoro o improvvisa al pianoforte in una occasione mondana (…) – spiega sempre Mariagrazia Laganà – (…) anticipi di visioni espressive destinate a raggiungere alti livelli di intensità lirica o drammatica, in una perfetta sintesi formale e architettonica”.
Musica da programma, ma non solo.
Il pianista ungherese, tra gli applausi finali, ha concesso il bis al pubblico del Palacultura Antonello con il rientro sul palco, proponendo The Madonna of Frýdek di Leoš Janáček.
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