L’emergenza Coronavirus solleva numerosi dubbi in ambito economico e finanziario
Oltre a mettere in estrema difficoltà il settore sanitario, l’emergenza Coronavirus ha anche sollevato numerosi dubbi di ambito economico e finanziario, complici anche gli effetti che una crisi di tale portata ha prodotto sulle singole economie e sull’andamento delle principali valute mondiali. Nonostante siano ormai passati vent’anni dall’adozione della moneta unica da parte del nostro Paese, le conseguenze dell’attuale emergenza sanitaria hanno fatto persino riemergere nuovi dubbi e dissapori in merito ai vantaggi e agli svantaggi relativi a questa scelta, seppur la maggior parte degli italiani si dichiari comunque favorevole all’adozione dell’euro. Ma quali conseguenze ha davvero avuto il Coronavirus sul valore della nostra moneta? E come è stato accolto, più di recente, il Piano per la Ripresa dell’Europa?
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Il Coronavirus ha avuto importanti conseguenze sul valore dell’euro, così come anche sulle principali valute mondiali. Sebbene la BCE non sia solita commentare le vicende relative al cambio, lo scorso mese Christine Lagarde avrebbe manifestato una lieve preoccupazione per l’apprezzamento dell’euro, soprattutto in vista delle possibili implicazioni a medio e a lungo termine. Già a partire dallo scorso marzo, infatti, l’euro sarebbe stato caratterizzato da una forte tendenza al rialzo, soprattutto in relazione al dollaro statunitense. È chiaro che simili oscillazioni abbiano avuto una forte influenza sul mercato del Fx trading, i cui movimenti di prezzo possono dipendere da molteplici fattori, compreso un evento così totalizzante come quello di una pandemia globale. Dopo un periodo di relativa stabilità, infatti, il cambio euro dollaro sarebbe sceso a 1,07 intorno al 20 febbraio, mentre il dollaro avrebbe continuato a svalutarsi, generando un’inversione di tendenza che andava avanti fin dall’inizio del 2018, quando erano necessari almeno 1,25 dollari per acquistare un euro. In vista del Recovery Fund, però, l’indebolimento del dollaro e il conseguente rafforzamento dell’euro sono decisamente degli aspetti positivi, soprattutto se si comincia a guardare all’Eurozona come a un’unica area fiscale.
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Tra il 12 e il 13 gennaio, Il Consiglio dei ministri ha finalmente approvato il Piano che stabilisce in che modo andranno spesi i soldi che arriveranno dall’Unione Europea all’Italia per il processo di ricostruzione. Dei 210 miliardi di euro totali, 65,7 serviranno a finanziare i progetti già in essere, mentre i restanti 144,2 saranno utilizzati per progetti nuovi. Nello specifico, i fondi saranno ripartiti su diverse aree tematiche: la salute, l’istruzione e la ricerca, la digitalizzazione, la mobilità sostenibile, l’inclusione e la coesione e la transizione ecologica. Per quanto sia stato difficile trovare un accordo tra i 27 Stati membri, soprattutto in merito al Meccanismo Europeo di Stabilità, la possibilità di avere a disposizione un Piano europeo così strutturato sembra essere percepito da molti come un vantaggio per il nostro Paese, soprattutto in un periodo così difficile, in cui guardare all’Europa come un’area unica e coesa anche dal punto di vista economico e fiscale è sicuramente uno dei pochi modi a nostra disposizione per provare a ricostruire dopo un periodo così turbolento dal punto di vista sanitario ed economico.
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