Cresce l’attesa dell’incontro che si svolgerà domani a Giardini Naxos dove è stato messo in calendario la presentazione del nuovo libro di Antonio Arena “Finis Europae? L’Europa non è NATO.”
alle ore 19 – 11 settembre 2024
Un libro attuale “intenso” nei contenuti, che ha aperto un ampio dibattito, su più fronti, e che certamente potrebbe avere, anche se affidandosi semplicemente al “fatto del giorno”, uno spazio relativo ai commenti e punti di vista – domani – su quella che è la notizia del giorno, cioè il “Piano Draghi.
Antonio Arena, ha già anticipato che darà una sua riflessione su questo Piano Draghi appena presentato in ambito UE.
Un Piano già giudicato come “salvifico e indispensabile per il futuro dell’Europa” ma che presenta – a suo parere – grandi limiti nelle priorità strategiche e negli strumenti proposti per raggiungerli, e che comunque sorvola sul grosso deficit democratico e politico di cui soffre l’attuale UE”.
Un Piano che è complesso, articolato ed in effetti ambizioso sul quale oggi i media si stanno buttando a capofitto per darne notizia ed fare delle analisi e che, come dice lo stesso Arena, ha i suoi punti deboli soprattutto per la mancanza di immaginare uno spazio europeo autonomo in ambito “occidentale”.
Ma Arena evidenzia anche che Draghi, senza essere un suo fan, ha proposto delle intuizioni interessanti, che tuttavia necessiterebbero di un contesto europeo diverso.
Tra le criticità che da una prima lettura si evincono è l’essere eccessivamente sbilanciato sulla innovazione in campo militare, pur se propone un rilancio delle imprese europee in tale settore (e denuncia che il 70% circa degli acquisti bellici sia da aziende Usa e inglesi) e che al contempo propone un bilancio comunitario più selettivo e meno dispersivo su settori ritenuti non strategici.
Per Arena la proposta di reindirizzare parte di tali finanziamenti su sanità, istruzione, edilizia sociale, welfare non è tutta da scartare.
Quindi attualissimo spunto di discussione che potrebbe, tra le domande dei relatori\giornalisti emergere nel salotto che Naxolegge ha allestito e che domani avrà una platea attenta e trasversale anche se aspettarsi da Draghi che auspichi una Europa sganciata dalle Interferenze e dai diktat degli Usa è eccessivo.
Un altro spunto di riflessione di domani potrebbe essere la questione Israele.
Uno stato che gioca indisturbato in un consesso internazionale, come se non fosse la squallida potenza genocida che è.
Quindi nuovi elementi per seguire quest’incontro, che ha come filo conduttore l’importanza del confronto e delle analisi, basate su più fonti di diversa provenienza, per poi produrre proposte politiche e non proclami apocalittici.
il libro
Nonostante l’ottimismo sbandierato dai suoi funzionari, l’Unione Europea è in una evidente fase regressiva e i cittadini di tutte le nazioni aderenti al Trattato di Maastricht hanno visto inesorabilmente ridursi il proprio tenore di vita. Questo libro ne spiega le ragioni.
Questo saggio ha l’ambizione di dimostrare che un’altra Europa sarà possibile solo prendendo coscienza di quelle cause che l’hanno fatta deragliare dai suoi propositi ideali. Un nuovo inizio sarà possibile se si riconosceranno come non casuali gli eventi rivelatisi dannosi per l’Europa; se si comprende che contro di essa hanno agito e continuano ad agire potenti nemici esterni ed interni; se si prende atto che taluni dei compagni di cammino (o soci per meglio dire) sono entrati nel “Club Europa” principalmente per meri scopi mercatisti, cercando (e talvolta riuscendovi) di cambiarne lo statuto fondante; se si superano le pulsazioni vetero nazionaliste (da tutti contro tutti); se si eviteranno le forzature normative e interpretative dei Trattati a vantaggio di alcuni Stati (Germania su tutti) e penalizzanti per altri (Italia su tutti); se si porrà fine, in politica estera, alle fughe in avanti da parte di singoli Stati membri, che hanno causato altrettanti o maggiori danni alla coesione europea di quanto non abbiano fatto le rigidità sui decimali di deficit da parte della Commissione europea; se si lasceranno ai margini delle Istituzioni europee tutte quelle pulsioni o input pseudo valoriali e relativistici che provengono da lobbies o influencer globali, che dividono più che unire e che pretendono di “indicare la giusta via” ai cittadini europei – dove per giusta via si intende il sottostare ai diktat del politicamente corretto.