Per estensione, i termini foibe e il neologismo infoibare sono diventati sinonimi di uccisioni che, in realtà, furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi.
Per decine di anni questi massacri furono prima negati, poi ridimensionati. Un tentativo meschino di non parlar di quanto successe in quelle terre italiane abbandonate nelle mani della rappresaglia delle truppe dell’esercito jugoslavo, sotto l’occhio distratto di truppe inglesi e americane.
Venne meno per anni il dovere di raccontare ai ragazzi delle scuole il dramma delle foibe.
Ora bisognerebbe spiegarlo ai loro insegnanti, perché «ancora in molti casi non conoscono i fatti» anche loro vittime di oltre 60 anni di silenzio e di disinformazione per cui ancora oggi si minimizza il dramma delle foibe e degli esuli.
A Bologna il 12 febbraio – si vorrà ricordare anche l’episodio del «treno della vergogna», quando nel 1947 i bolognesi impedirono la sosta del convoglio degli esuli per ricevere aiuti.
Di questo e di altro si parlerà anche a Siracusa, sabato prossimo