Esposizione vincitori premio Zucchelli 2014
Inaugurazione : sabato 8 Novembre – ore 18:30
“Il mio lavoro mostra spesso appunti, ritagli, frammenti di materiale che ho archiviato: sono bozze, note pittoriche.
Ho, genericamente, chiamato queste immagini contingenze, perchè rappresentano un’istantanea di una combinazione di elementi.
Insisto sulla pagina come contenitore di scritture e flussi di coscienza.
Scrivo, uso e rimaneggio materiale che riguarda una dimensione semplice ed intima che mi offre combinazioni continue per proporre la mia narrazione.
Le contingenze di Vittoria Cafarella.
Torniamo a quel romanzo che non sono riuscita a finire, al meccanismo a orologeria di cui Berljoz viene informato dallo Sconosciuto: olio di girasole versato dalla ragazza del Consomol, tram che passa mentre lui ci scivola e zac!
Decapitato!
Nel Maestro e Margherita è il diavolo a informare il caporedattore russo che della vita non può avere padronanza, l’accadimento è già confezionato e la sera non seguirà al meriggio.
Attoniti assistiamo insieme al Poeta – che per questa visione finirà al manicomio – agli ultimi quindici minuti della vita del supponente curatore.
Scusate, non è una divagazione.
E’ che Cafarella tira fuori termini pericolosi a titolo della sua mostra.
Contigere significa accidentalità, eventualità, accadimenti non necessari, relativi o eventuali.
Ma anche con-tangere, toccare, ciò che ti tocca, che aspetta te, solo te.
Nelle sue flanerié Vittoria – con quella maniera gattona che la caratterizza – accatta foglie e fogli, pezzi di carta, o come quella volta i nudi in cartoline anni cinquanta in un mercatino spagnolo.
Riflette su come maneggiamo e trattiamo le immagini. E infine archivia, ma dove? dentro ad uno scanner – e mentre lo fa, con la pittura e le macchie d’olio commenta silenziosa ciò che ha trovato. Quella conchiglia tecnologica da tre anni le è indispensabile, non pensi, chi vede i suoi grandi plotter, a un uso diretto della fotografia. Quella la adopera solo per le documentazioni, a lavoro finito.
La scatola magica, invece, le garantisce l’oggettualità, la profondità, ma anche la nominazione. Gli oggetti che dicono: ecco, siamo stati qui, più oltre ci premono gli Déi, ma è cosa degli Déi.
Le chiedo il suo libro preferito, risponde: Ossi di Seppia. E lo fa come se fosse naturale questa predilezione antica. Che rapporto hai con la bellezza?, le faccio io allora. E lei indignata: odio quel termine, ce n’è un abuso in positivo e in negativo. Come si può voler fare un “lavoro brutto” Non credi che sia una Maniera? Grazie per avermelo ricordato.
30 ottobre 2014
Giovanna Caimmi
L’esposizione si terrà presso lo spazio della Fondazione Zucchelli in vicolo Malgrado 3/c
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