Cronaca

FRANCESCO CALANNA – “Settembre che chiude il carosello di feste, sagre, processioni e spettacoli”… partiamo da qui

La nota di Francesco Calanna è una riflessione che assume i toni di un editoriale critico, capace di intrecciare osservazioni locali e visioni più ampie di carattere sociologico e culturale.

Calanna prende spunto dal “settembre che chiude il carosello di feste, sagre, processioni e spettacoli” – un riferimento diretto al calendario tipico di tanti comuni siciliani dove l’estate è scandita da eventi religiosi, culturali e di intrattenimento. La descrizione è volutamente vivida: piazze piene, selfie sui social, apparato burocratico sotto pressione, comunità gravata da costi.

Qui non c’è una condanna tout court: Calanna riconosce il valore sociale e commerciale di tali iniziative, ma mette in guardia da uno sbilanciamento pericoloso.

L’accusa centrale è rivolta a un’amministrazione pubblica che, secondo Calanna, sacrifica la progettualità a lungo termine in favore del “provvisorio, del superficiale, del consumabile”. Il termine “cultura dell’effimero” richiama un meccanismo tipico delle società moderne: la ricerca dell’impatto immediato, della visibilità sui social, della gratificazione rapida. Ma ciò, denuncia, rischia di lasciare dietro di sé poco o nulla in termini di infrastrutture, servizi, riforme e crescita stabile.

Il richiamo a Bauman e alla “modernità liquida”

L’uso del riferimento a Zygmunt Bauman conferisce alla nota un respiro teorico. La “società liquida” è quella in cui i legami, le istituzioni, le scelte individuali sono fragili, reversibili, mutevoli. Secondo Calanna, la politica locale finisce per riflettere questa stessa logica: eventi brevi e consumabili sostituiscono programmi duraturi e coerenti. L’effetto è un aumento del senso di precarietà, di ansia da aggiornamento costante, e la difficoltà di immaginare progetti strutturali.

La riflessione si fa più filosofica quando riconosce che la “liquidità” può sembrare sinonimo di libertà: più scelta, più possibilità, meno vincoli.

Tuttavia, Calanna ribadisce che la società – e quindi anche l’amministrazione – ha bisogno di stabilità, autenticità, durata, significato. In altri termini: senza radici e visione a lungo termine, non può esserci sviluppo sostenibile né qualità della vita.

Calanna, uno che non le manda a dire, e che preferisce il rapporto diretto e schietto,  chiarisce che non si tratta di un atto d’accusa ma di uno “stimolo critico”.

La sua è una chiamata alla responsabilità collettiva: amministratori, cittadini, comunità. Non è un invito a rinunciare alle feste o allo svago, ma a non fermarsi lì. La vera modernità – sembra suggerire – non sta nell’adesione cieca alle mode o alle tendenze effimere, bensì nella capacità di dare forma a progetti lungimiranti, socialmente ed eticamente significativi.

La nota di Francesco Calanna, di recente riconfermato ai vertici del Gal Nebrodi plus , è una riflessione lucida sul rapporto tra intrattenimento e politica, tra consumo veloce e progettualità duratura. Utilizza il linguaggio della sociologia per denunciare una tendenza locale che è però anche globale: la trasformazione della vita pubblica in spettacolo, la prevalenza dell’apparenza sul contenuto, la fatica di costruire visioni a lungo termine.

Il tono del suo dire resta costruttivo, ma lancia un monito preciso: senza stabilità, autenticità e profondità, la comunità rischia di consumarsi nella stessa logica dell’evento effimero che tanto esalta.

la nota integrale

Con settembre si conclude il carosello di feste ,spettacoli, sagre, processioni di Santi e Preti, sfilate di Sindaci e Politici.
Foto e selfie inondano i social, chi ha speso di più ha riempito la piazza, ha dato un minimo d’ossigeno al boccheggiante commercio locale caricando la comunità di oneri economici, organizzativi, sanitari e di sicurezza e stressando l’apparato burocratico piegandolo all’imperante CULTURA dell’EFFIMERO.
Nulla contro feste religiose, spettacoli musicali e sagre ma ormai l’attività amministrativa mi sembra molto sbilanciata in questa direzione, piegata al provvisorio, al superficiale, al consumabile e continuiamo a chiamarla modernità.
Tendiamo a privilegiare ciò che è momentaneo, la moda, le tendenze, i sondaggi, il consumo veloce costruendo così quella che il sociologo BAUMAN chiama “società liquida” o “modernità liquida”.
Si perde così profondità e si accentua il senso di precarietà e l’ansia di un aggiornamento costante diffondendo la difficoltà a costruire progetti a lungo termine che garantiscano sviluppo e/o qualità di vita sociale, sicurezza, salute, transizioni e riforme necessarie.
È vero che la liquidità e la fluidità ti offrono, apparentemente, un senso di maggiore libertà ma si fa sempre più prepotente l’esigenza etica, sociale ed economica di maggiore stabilità, autenticità, durata e significato .
Questo pensiero, non vuole essere atto d’accusa, ma stimolo critico a non fermarsi solo all’effimero.
Redazione Scomunicando.it

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