Un omaggio visionario di Barbara Baraldi al cinema horror d’annata, tra possessioni meccaniche, atmosfere gotiche e inquietudini contemporanee
Recensione del prof. Romano Pesavento
La storia si apre di notte, come molto spesso avviene nel genere horror, in una specie di strada suburbana, popolata da presenze inquietanti e appena tangibili, con Dylan al volante; qualche scena dopo è in ospedale in compagnia di una fanciulla enigmatica e affascinante: lei ripara veicoli con “problemi”. Da qui una serie di situazioni veramente perturbanti e adrenaliniche, perché le auto in questione costituiscono una minaccia ancora di più quando vengono nuovamente messe in funzione, indipendentemente dalle intenzioni della cooprotagonista dell’avventura, Jane. Ancora una volta la sceneggiatrice Baraldi dimostra di possedere un vasto background culturale relativo alla letteratura e cinematografia gotica / gialla del Novecento
In copertina un Dylan esanime e con lo sguardo sbarrato riceve l’abbraccio protettivo di Jane. Sullo sfondo, da una colonna di fumo lattiginoso e fosforescente, si profila la sagoma di uno spettro ghignante.
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