Non c’era certo la gente delle grandi occasioni, ieri sera, nella sala multimediale Rita Atria, a seguire il dibattito condotto dai giornalisti della rivista Loop, periodico illustrato di cultura e politica fondate sull’attenta osservazione dei grandi temi dell’umanità, ma l’argomento promosso dall’Assessore comunale alla cultura, Maria Ricciardello contenuto nel messaggio che si è inteso lanciare verso le giovani generazioni, ha comunque tracciato un solco che Brolo intende ripercorrere ed approfondire.
E su questo, Luciano Ummarino ed Elena Ritondale, della redazione centrale di Loop, Tonino Cafeo, messinese, co-autore del reportage su Lampedusa, e l’Amministrazione comunale brolese, navigano a vista nella stessa direzione, anche se si leggeva nei volti e nelle parole di chi ha partecipato all’incontro un certo disappunto ed amarezza per le poche presenze in sala.
Riflettendo sul luogo che l’ospitava, Luciano Ummarino, direttore editoriale della rivista, militante pacifista nei social forum internazionali con esperienze, tra l’altro, in Medio Oriente ed in Messico, ha ritenuto Brolo “un laboratorio di buona politica”. Ed entrando negli argomenti di Loop, ha affermato che uno dei motivi che ne ispirano il progetto editoriale è che “si proviene da 10 anni di retorica rispetto al sud del mondo”, riferendosi al tipo di informazione globale che ha contrassegnato il “dopo 11 settembre”.
Ma le risposte al mondo sono arrivate in occasione delle ultime rivolte in Maghreb, dove la gente ha dimostrato di stare da tutt’altra parte rispetto all’estremismo islamico: “E’ da quella parte del Pianeta che la storia si è rimessa in cammino”, ha detto Ummarino. Il direttore ha, poi, così descritto la struttura e le finalità di Loop: “Il nostro è un lavoro che parte da una piccola redazione ed arriva a giornalisti freelance in tutto il mondo, una comunità molto larga. Anche famosi intellettuali collaborano con noi, mettendosi a disposizione del progetto”.
Il reportage effettuato a Lampedusa da Tonino Cafeo ed Elena Ritondale, contenuto nel numero XIII, l’ultimo della rivista, dal titolo “Il diritto alla fuga”, era uno degli argomenti centrali del dibattito: “A Lampedusa si è creato un ghetto per assecondare le politiche emergenziali del Governo”, ha detto Cafeo, con il consueto spirito di denuncia che contraddistingue il giornalista messinese.
Parla, quindi, del comportamento dignitoso tenuto da coloro che erano appena sbarcati: ”Manifestavano una grande capacità di auto organizzarsi con quel poco che avevano, raccolti in gruppi, cercando a vicenda di procurarsi cibo, vestiario e quant’altro”. E dell’altro comportamento, stavolta inadeguato, del Governo: ”Non si possono lasciare così tante persone abbandonate a se stesse per una settimana, su una spiaggia o su una strada”.
Ed alla luce di ciò si lascia andare ad una ovvia riflessione sul reato di immigrazione clandestina che non considera il grave stato di bisogno dei migranti: “In un Paese che sembra volersi scuotere non si può accettare l’idea che sia reato approdarvi senza un pezzo di carta in tasca con un timbro sopra”.
E per dirimere la questione, fa ricorso proprio al titolo del reportage: “Diritto alla fuga – spiega la Ritondale –è uno dei corollari dell’essere libero, la stessa cosa successa allora nei paesi dell’Est, dopo la caduta del muro di Berlino”. E qui, la cosa più interessante è che tale spiegazione sia stata raccolta direttamente tra coloro che quella fuga l’avevano tanto desiderata, fino a quando, un giorno, hanno potuto metterla in atto.
Foto: Corrado Speziale; Luca Scaffidi Militone
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