L’editoriale scritto su Noreporter da un “cattivo maestro” attualissimo.
Perché cambi a partire da primavera
Inizia un anno di soli nove e mesi e mezzo perché fino alla metà di marzo i più saranno distratti dall’ennesima campagna elettorale, dopo la quale dovranno riprendersi psicologicamente, qualsiasi cosa sarà accaduta.
Inizia, quindi, un anno già mutilato, nel quale sarà difficile fare politica sul serio senza restare invischiati nella ragnatela ingannevole e immobilizzante dei social e dei talk show.
Nell’attesa che si esca indenni da questo chiasso e da quest’esibizionismo con annessa la percezione ingannevole di stare facendo qualcosa di concreto, nell’attesa che si (ri)prenda a costruire, ecco un paio di spunti di riflessione per il 2018. Nel segno della “storia maestra di vita”, intesa come spunto per interrogarsi e per modificare il proprio atteggiamento, rendendolo costruttivo.
È l’anno del centenario della vittoria, o, come si disse allora, della vittoria mutilata e tradita.
Sarebbe opportuno andare oltre la retorica delle celebrazioni, evitando anche di regredire storicamente ai tempi in cui i nostri confini erano intraeuropei.
Sarebbe il caso di ricordare come quella Grande Guerra fu l’opera alchemica e tragica di formazione di una Nazione. Nel sacrificio e nella mistica eroica, ma anche nel dinamismo del nazionalismo rivoluzionario, che è ben altra cosa rispetto al reazionario amor di Patria, lodevole quanto si voglia, ma diversi passi indietro rispetto all’intero Movimento eroico. Quel conflitto fu al tempo stesso la prima grande guerra civile genocida tra gli europei e segnò l’avvento delle potenze straniere sugli scenari mondiali; essa si rivelò poi un elemento di forte socializzazione, nazionalista o meno che fu; da essa scaturì una scintilla rivoluzionaria, che diede vita al comunismo e al fascismo nelle sue varie espressioni; rappresentò un incontro inedito tra natura e tecnica, tra elementarità e trascendenza, come ha magnificamente messo a fuoco l’incommensurabile Ernst Jünger; diede vita a un incontro/scontro, ma con possibile sintesi, tra tradizioni e modernità che offrì la possibilità di esprimere nell’attualità la Tradizione.
Sarebbe il caso di riscoprire quello spirito in tutte le sue forme, in modo da riprendere lo spirito nazionalrivoluzionario per coniugarlo nella rivoluzione europea.
È altresì il cinquantesimo anniversario del Sessantotto.
Anche su questo argomento dobbiamo andare oltre le critiche reazionarie e perbeniste che sovrabbondano a destra.
I figli del ’68, o meglio i loro aborti, hanno confezionato una società ignobile, fondata sull’arroganza, sul disprezzo, sull’intolleranza e sulla presunzione dell’Utopia. Ma quelli che li accusano raramente sono migliori di loro; anzi le loro anime sono spesso minate dalle medesime metastasi ideologiche e spirituali, solo che hanno un immaginario di superficie totalmente diverso ma non meno sterile e banale. Ciò non cambia la sostanza.
Il ’68 segnò la chiusura di un decennio di vigorosa contestazione generazionale e la sviò verso una stagione di miserie politiche. Ma quella contestazione era sacrosanta, solo che si divideva in due filoni ben distini. L’uno, quello sovversivo, mettava in discussione i padri, lo Stato, la Nazione, la guerra, la gerarchia e rivendicava la libertà individuale senza alcun archetipo. L’altro, quello nostro, metteva in discussione i proci: ovvero quelli che, figli del tradimento, impersonavano ruoli e funzioni per cui non erano all’altezza e rivendicava, appunto, uomini che corrispondessero all’archetipo. Gli uni, nuovi sofisti, additavano la commedia borghese con lo spirito stanco e nauseato degli esistenzialisti; gli altri, socraticamente, aggredivano la messinscena teatrale con l’anima di Pirandello. I primi volevano oscurare il cielo, i secondi volevano che tornasse ad essere limpido.
Alla distanza vinsero i primi, tanto che, con l’onda lunga, fu esattamente il loro spirito che s’impadronì dell’estrema destra, come si denota proprio dai tanto osannati Campi Hobbit che contrassegano l’avvento dell’individualismo antigerarchico e antimetafisico dei sessantottini sovversivi, e non certo quello dei rivoluzionari.
Che dite, sarebbe ora di riprenderci la rivincita? Ma non soltanto nei confronti delle Boldrini, anche di quasi tutti quelli che ci circondano, forse anche di noi stessi.
Buon anno!
Gabriele Adinolfi nasce a Roma il 3 gennaio 1954.
Inizia ad impegnarsi in politica nel 1968, frequentando per un breve periodo la sezione del Msi “Filippo Anfuso” della sua zona di Roma in via Livorno (piazza Bologna).
Dal 1970 in poi aderisce alle formazioni extraparlamentari (Fronte Studentesco, Avanguardia Nazionale, Lotta di Popolo, Alternativa Studentesca).
Nel 1976 insieme a Giuseppe Dimitri e Roberto Fiore, presso la Libreria Romana allora tenuta da Walter Spedicato, fonda Lotta Studentesca.
Dal 1977 Lotta Studentesca si trasforma in Terza Posizione.
L’iter giudiziario
Il 28 agosto del 1980 Adinolfi, insieme a Fiore ed altri ventisei esponenti della destra radicale, è oggetto di mandato di cattura per reati associativi.
Il 23 settembre del 1980 Adinolfi, Dimitri, Fiore ed una quarantina di giovanissimi (molti diciottenni e diciassettenni) sono oggetto di mandato di cattura per reati associativi (stavolta si tratta della costituzione di Terza Posizione).
Adinolfi, Fiore, Vale, Spedicato ed altri sono il bersaglio di una serie di tentativi di criminalizzazione perpetrati a più riprese dai servizi atlantisti deviati che operano per creare una cortina fumogena sulle stragi e sulla strategia della tensione.
L’implosione e lo sgretolamento di alcune consorterie interne ai servizi fanno emergere la verità. Le trame e le deviazioni di cui sono oggetto gli esponenti di Terza Posizione sono così messe a nudo. Vi sono coinvolti non soltanto i servizi deviati del nostro paese ma anche esponenti di spicco dei servizi alleati, ivi compreso un potente personaggio della Cia. In seguito ad un procedimento penale che farà scalpore, gli esponenti di Terza Posizione sono riconosciuti come parte lesa.
Chi ha manovrato contro di essi si ritrova ufficialmente oggi nelle stanze dei bottoni di quell’amministrazione americana che sta movendo guerra ai popoli liberi.
Condannato per reati associativi sia nell’ambito di Terza Posizione che in quello dei Nar – a causa della sua latitanza operativa in Italia, dove è rientrato clandestinamente nel 1982 – Adinolfi è intanto riparato all’estero.
L’attività all’estero
Da Parigi, dopo una prima produzione clandestina che precede il loro rientro in Italia dell’82 (tre numeri di Terza Posizione ed una rivista, Dixie, che si occupa di potere e finanza) Adinolfi e Spedicato danno vita al Centro Studi Orientamenti & Ricerca.
Il prodotto: cinque documenti politici e dieci anni di bollettini a periodicità trimestrale improntati sulle analisi, le interpretazioni e le proposte.
Concausa la morte di Walter e ragion principale il sisma secnico/politico, dal 1995 Orientamenti & Ricerca sospende le pubblicazioni (che riprenderà in tono minore nel 2001) e Adinolfi si occupa di approfondire le vie della metapolitica frequentando, inoltre, brillanti figure francesi, belghe e spagnole.
Oggi
Nel marzo 2000 Adinolfi può fare ritorno in Italia laddove persegue il suo obiettivo metapolitico con diversi strumenti.
Dà alle stampe “Le api e i fiori” (edizione 451) e “Noi Terza Posizione” scritto insieme a Fiore, edito dal Settimo Sigillo, per la collana Sangue e Inchiostro.
Partecipa ad animare in provincia di Varese l’Università d’estate del 2000, sorta dalla costola di Sinergie Europee.
Per tutto l’anno 2000-01 Adinolfi presenta “Noi Terza Posizione” in giro per l’Italia.
Intanto inizia a scrivere articoli su Rinascita e Contropotere.
All’università d’estate del 2001, in Lombardia, viene definita la collaborazione organica di Adinolfi in Orion.
Dall’autunno del 2001 si procede così alla costituzione di una redazione rinnovata.
Contemporaneamente prende corpo un impegno volontaristico in sostegno dell’Argentina martoriata
Adinolfi pubblica alcuni articoli nel Giornale d’Italia, al quale invia gli aggiornamenti delle presidenziali francesi fra il primo ed il secondo turno elettorale. Alcuni di questi pezzi verranno a loro volta ripresi dalla rivista francese Rivarol.
L’università d’estate del 2002, a Rieti, è l’occasione per diffondere “Nuovo ordine mondiale tra imperialismo e Impero” fresco di stampa e per delineare una nuova forma dell’espressione metapolitica, quella che si concretizzerà con il varo, nel gennaio del 2001, della “Lama Editoriale XXIII Marzo”.
La collaborazione di Adinolfi si allarga intanto alla rivista “L’antagonista”.
Nel 2003 Adinolfi è costantemente sollecitato ad intervenire su argomenti quali: globalizzazione e potere mondiale, possibilità di rinascita europea, imperialismo Usa, scenari futuri.
Nel primo trimestre dell’anno interviene in giro per l’Italia con la media di un incontro pubblico ogni quattro giorni.
Dal 2003 in poi Adinolfi si è impegnato in prima linea nelle Università d’Estate e nella Guardia d’Onore Benito Mussolini che ha servito in Cripta dal 2003 al 2007. È stato per ter anni caporedattore della rivista Orion. Particolarmente vicino a Casa Pound, Adinolfi non ha mai smesso di cercare la trasversalità, sempre con aspirazione all’avanguardia.
Ha dato vita, mattone per mattone, ad un Centro Studi piuttosto articolato, Polaris, che ha celebrato quattro convegni nazionali ed alcuni incontri internazionali ed ha all’attivo una lunga serie di dvd, tre quaderni “Geopolitica della droga e del petrolio”, “Immigrazione”, “Terremoti”, corsi di comunicazione a più livelli, corsi quadri e una rivista trimestrale.
Intanto dopo “Noi Terza Poizione” (2000) e “Nuovo Ordine Mondiale tra imperialismo e Impero” (2002) ha scritto “Nos belles années de plomb” uscito nel 2005 in Francia, “Quel domani che ci appartenne” stampato nel 2006 dalla Barbarossa in Italia, cui ha fatto seguito “Tortuga, l’isola che (non) c’è” uscito sempre dalla Barbarossa il 3 gennaio 2008 e stampato in Francia col titolo “Pensées Corsaires”.
Dal 2004 cura quotidianamente www.noreporter.org
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