Categories: Cronaca Regionale

GHEDDAFI – La Libia chiede scusa, ma la storia non regge

I libici ci sparano addosso con le nostre navi, dicono che hanno sparato in aria, ma il peschereccio è un colabrodo, ora aggiungono che hanno scambiato i nostri pescatori per “clandestini”… e sulla motovedetta libica c’erano anche militari italia. Che brutta storia.

Personaggi ed interpreti di una telenovella che poteva divenire tragedia.. o concludersi, alla meno peggio, con un sequesto di uomini e mezzi..

Una motovedetta libica (ma regalata dall’Italia)

10 pescatori italiani in fuga sui quali si abbatte una pioggia di colpi di mitraglia.

Sei uomini della Guardia di Finanza, osservatori sulla nave libica.

Un ministro, quello italiano, che si arrampica sugli specchi.

Un governo che sta zitto.

Un capitano libico che si scusa.

La Marina italiana, che arriva in ritardo, che guarda, che osserva in “balia delle onde della diplomazia” ed un limite territoriale che si estende oltre ogni logica.

Drammatico e surreale. Perché oltre alla beffa c’è di più, ammettiamolo.

Amiconi o burloni i nostri vicini di casa libici? Ospitati appena pochi giorni fa con una depandance del Circo Barnum a Roma.

Qualcosa non torna.

I libici sparavo e potevano uccidere. Questo lo dicono i marinai dell’Ariete, il peschereccio della flotta di Mazara del Vallo.

I colpi hanno infatti forato una fiancata del motopesca d’altura di 32 metri e un gommone utilizzato come tender.

Il capitano Gaspare Marrone,  è riuscito ad evitare l’abbordaggio e allontanarsi versoLampedusa.

Ma c’è di più.

Secondo il capitano Marrone, la motovedetta sareebbe una delle imbarcazioni regalate (sei in tutto) dall’Italia alla Libia, nell’ambito dell’accordo per il contrasto all’immigrazione clandestina.

Il comandante dell’Ariete dice anche che l’ordinee di alt “è arrivata da un uomo che parlava con un accento italiano impeccabile. Ci ha urlato: «Fermatevi o questi vi sparano» .

Che motivo aveva di dire “questi?”. Avrebbe detto piuttosto “fermi o vi spariamo”. E poi aggiunge “Siamo vivi per miracolo perché i libici hanno sparato all’impazzata e solo per un caso non hanno provocato l’esplosione di alcune bombole di gas che avevamo a bordo». 

Il Comando generale ha confermato ieri in serata, che a bordo di quella motovedetta, ci fossero sei militari delle Fiamme gialle, tra quelli distaccati a seguire da vicino, con compiti di addestramento e osservazione, i colleghi libici.

Da anni le autorità libiche rivendicano la loro giurisdizione sul Golfo della Sirte, sequestrando le imbarcazioni mazaresi sorprese a pescare in quel tratto di mare.

Ma il capitano assicura che l’ Ariete, al momento del tentativo di abbordaggio, stava navigando e non era impegnato in una battuta e aggiugne: «Non avevano nessun diritto di fermarci».

Per chiarire i dubbi la posizione dell’imbarcazione italiana sarà comunque controllata mediante i dati Gps forniti dal blue box, una sorta di scatola nera in dotazione alle imbarcazioni.

Il Viminale e la Farnesina hanno aperto un’inchiesta, qualche protesta, di facciata, in attesa del morto o che Gheddafi, torni con cinquanta nuovi cavalli, a Roma, a parlarci di “verdi rivoluzioni” o amicizia.

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