Viktoriia Roshchyna era sparita nel 2023 mentre stava lavorando: il suo corpo è stato restituito dai russi mutilato e irriconoscibile
Viktoriia Roshchyna: torturata, uccisa, cancellata. E poi restituita come un relitto umano.
A febbraio, tra i corpi dei caduti restituiti all’Ucraina dalla Russia, ce n’era uno irriconoscibile: senza occhi, senza cervello, senza laringe. Solo il DNA ha potuto rivelare l’identità: Viktoriia Roshchyna, giornalista ucraina di 27 anni, rapita dai russi ad agosto 2023 mentre indagava sulle prigioni segrete nei territori occupati.
La sua fine è l’emblema di una brutalità sistematica, disumana, che non risparmia nemmeno chi cerca la verità. Viktoriia è stata detenuta senza accuse, torturata con elettroshock e coltelli, ridotta a 30 chili, trasferita in una delle prigioni russe più crudeli (SIZO-2), e infine uccisa — forse strangolata — per poi essere restituita come un corpo mutilato, privo di umanità.
La sua voce è stata spezzata, ma non messa a tacere: il “Viktoriia Project”, un’inchiesta collettiva internazionale, ha ricostruito l’orrore subito da questa giovane giornalista che non ha mai smesso di denunciare le atrocità russe.
È inaccettabile. È una vergogna. È una denuncia che chiama in causa la Russia, certo, ma anche il silenzio complice di chi, nel mondo, ancora oggi finge di non vedere. Roshchyna non è un simbolo: è una vittima vera, con un nome e un volto, e il mondo le deve giustizia.
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