La 97ª edizione dei premi Oscar si è tenuta a Los Angeles al Dolby Theatre il 2 marzo 2025 ed è stata presentata per la prima volta da Conan O’Brien.
La 97ª edizione dei Premi Oscar si è tenuta a Los Angeles, al Dolby Theatre, il 2 marzo 2025 ed è stata presentata per la prima volta da Conan O’Brien.
Il trionfatore assoluto della serata è stato il film “Anora”, che ha conquistato cinque statuette: miglior attrice protagonista per Mikey Madison e quattro premi personali per il suo autore, Sean Baker, vincitore nelle categorie miglior film, regia, sceneggiatura originale e montaggio.
Secondo una ricerca su Google, nella storia degli Oscar nessun autore ha mai vinto contemporaneamente quattro statuette per lo stesso film, ad eccezione di Walt Disney 70 anni fa, ma con quattro film diversi. Quest’anno, dunque, il cinema indipendente non solo domina la scena, ma ridefinisce anche un contesto del tutto inedito.
Ecco i dieci film candidati al premio per il miglior film dell’anno, che andremo a recensire:
Prima di iniziare la recensione di Anora, è essenziale comprendere chi sia Sean Baker, il “tuttofare” esplosivo che ha sorpreso tutti.
Sean Baker è un regista, sceneggiatore, montatore e produttore cinematografico statunitense, noto per il suo lavoro nel cinema indipendente. Ha diretto Tangerine (2015), girato interamente con smartphone e incentrato su una micro-comunità di persone trans a Los Angeles, Un sogno chiamato Florida (il sogno americano visto dalla prospettiva di un motel nei pressi di Disneyland) e Red Rocket (la storia del ritorno in Texas di un ex attore porno).
I suoi attori spesso non sono professionisti: alcuni li ha scoperti su Instagram, altri attraverso piccole apparizioni in film indipendenti. La protagonista di Anora, Mikey Madison, ha recitato in soli due film precedenti: Scream e C’era una volta… a Hollywood.
Insomma, Sean Baker è un regista semi-sconosciuto che sperimenta, racconta storie di vite ai margini e costruisce film artigianali che la critica definisce «espressivi, calorosi e sofisticati». E sono d’accordo.
Anora, 23 anni, di padre ignoto e madre assente, vive con la sorella in un monolocale e lavora sette notti su sette come spogliarellista in uno strip club. Grazie a sua nonna uzbeka, parla russo e per questo le viene affidato un cliente molto ricco: Vanja, figlio di un oligarca russo, viziato e irresponsabile.
Vanja si invaghisce di Anora (chiamata Any) e, dopo averla fatta licenziare, la vuole tutta per sé. I due si trasferiscono a Las Vegas, dove trascorrono giorni di lusso tra hotel a cinque stelle e casinò. L’ultima notte, dopo un rapporto sessuale, Vanja le chiede di sposarlo. Anora, inizialmente scettica, vede in questa proposta un’opportunità per cambiare vita e accetta. Si sposano nella famosa cappella di Elvis.
Scoppia il caos in Russia e tre improbabili dipendenti della famiglia devono riuscire ad annullare il matrimonio. Vanja fugge, mentre Anora protesta contro l’annullamento, ritenendolo perfettamente legittimo. Tuttavia, è costretta ad accettarlo in cambio di un pagamento di 10.000 dollari e della promessa di poter parlare con Vanja una volta ritrovato. Lei spera di convincerlo a opporsi alla famiglia, in nome delle promesse fatte.
Attraverso una serie di disavventure nella ricerca di Vanja, il film assume toni surreali, alternando momenti di comicità a un senso di angoscia, grazie a dialoghi serrati e situazioni paradossali. Il resto lo scoprirete al cinema: il film è in programmazione sia a Gliaca che a Brolo. Ve lo consiglio perché è davvero innovativo e pieno di sperimentazione visiva e narrativa. Con un budget limitatissimo di soli 6 milioni di dollari, riesce a rendere più dei due kolossal Dune – Parte Due e Wicked, anch’essi candidati.
Tuttavia, trovo eccessivo il numero di Oscar vinti e persino la Palma d’Oro a Cannes. È davvero il miglior film dell’anno?
Quest’anno si è composto un puzzle politico interessante. È curioso che Stati Uniti e Russia siano elementi chiave di Anora, pur non essendo intenzione del regista. I premi, però, sono stati assegnati dopo la rielezione di Trump, mentre fino a poco prima il grande favorito sembrava essere Emilia Pérez. Forse la storia di una donna trans messicana non era così accettabile?
La protagonista di Emilia Pérez, candidata come miglior attrice (prima attrice trans nella storia a concorrere in questa categoria), aveva già vinto a Cannes e ai Golden Globe. Tuttavia, il film è diventato un caso politico, che analizzeremo nella prossima recensione.
Miglior regista
Sean Baker – Anora
Miglior attore protagonista
Adrien Brody – The Brutalist
Miglior attrice protagonista
Mikey Madison – Anora
Miglior attore non protagonista
Kieran Culkin – A Real Pain
Miglior attrice non protagonista
Zoe Saldana – Emilia Pérez
Miglior sceneggiatura non originale
Peter Straughan – Conclave
Miglior sceneggiatura originale
Sean Baker – Anora
Miglior film internazionale
Io sono ancora qui (Ainda estou aqui), regia di Walter Salles (Brasile)
Miglior film d’animazione
Flow – Un mondo da salvare (Straume), regia di Gints Zilbalodis (Lettonia)
Miglior fotografia
Lol Crawley – The Brutalist
Miglior scenografia
Nathan Crowley e Lee Sandales – Wicked
Migliori costumi
Wicked
Miglior trucco e acconciatura
Pierre-Oliver Persin, Stéphanie Guillon, Marilyne Scarselli – The Substance
Migliori effetti visivi
Paul Lambert, Stephen James, Rhys Salcombe, Gerd Nefzer – Dune – Parte Due
Miglior montaggio
Sean Baker – Anora
Miglior sonoro
Gareth John, Richard King, Ron Bartlett, Doug Hemphill – Dune – Parte Due
Miglior colonna sonora originale
Daniel Blumberg – The Brutalist
Miglior canzone originale
El mal – Emilia Pérez
Miglior documentario
No Other Land
Miglior cortometraggio
I’m Not a Robot, regia di Victoria Warmerdam
Italo Zeus.
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