Ma la gara della Ferrari ha altre motivazioni.
La solidarietà ai marò.
Infatti qualche ora fa la notzia è ufficiale.
La Ferrari correrà il GP con il simbolo della Marina Militare sulle monoposto.
L’iniziativa è piaciuta al ministro degli Esteri Giulio Terzi: “Congratulazioni alla Ferrari per l’esposizione del simbolo della Marina Militare nel GP d’India. Testimonia il sostegno di tutto il Paese ai nostri marò” ha detto via Twitter.
E ovviamente conviene sostare un attimo su una vicenda che, inevitabilmente, coinvolge anche il Gran Premio sul circuito intitolato a Budda.
Per chi non lo sapesse, Massimiliano e Salvatore sono i due militari italiani, per la precisione due Marò, da mesi e mesi trattenuti sul suolo indiano dalle autorità locali. La magistratura indiana li ritiene responsabili della morte di due pescatori. L’Italia ha contestato sin dall’inizio la competenza ‘giurisdizionale’ dello stato indiano a proposito del tragico episodio. L’Italia ritiene ingiustificata e intollerabile la permanenza ‘forzata’ di Massimiliano e Salvatore sul territorio indiano. Naturalmente, non bisogna mai dimenticare che la vicenda è costata la vita a vittime innocenti, persone che erano estranee alla pirateria o al terrorismo. Al tempo stesso, è giusto che una azienda simbolo del nostro Paese, anzi, ‘la’ azienda simbolo del nostro Paese, utilizzi l’evento, inteso come Gran Premio di Formula Uno, per attestare la solidarietà nazionale, vera e non solo di facciata, nei confronti di Massimiliano e Salvatore.
Dopo di che, sarebbe da ingenui immaginare che l’azione della Ferrari, qualunque essa sia, possa avere un effetto sullo sviluppo della triste storia. Ma ci sono cose – scrive Leo Turrini sul suo blog – che è doveroso fare, anche quando si ha il timore (legittimo, purtroppo) della loro inutilità.
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