I tre volumi raccontano, con più di mille scatti fotografici, la storia di Capo d’Orlando, tra gli anni ‘30 e ‘70.
Una raccolta di immagini eccezionale che è stata resa possibile grazie alla pazienza e alla caparbietà di Rosellina Caruso e Pippo Librizzi. Ritratti, cerimonie, eventi, momenti di vita vissuta di gente comune che hanno caratterizzato 40 anni di storia orlandina
Un lavoro certosino quello portato a termine da Rosellina Caruso e Pippo Librizzi edito e realizzato dalla Davision, società di servizi con sede a Rocca di Capri Leone.
L’opera è stata fortemente voluta da Carmelo Giuffrè. Il noto imprenditore orlandino ha infatti sponsorizzato l’iniziativa credendo nella conservazione e valorizzazione dei tantissimi scatti fotografici realizzati dai Fratelli Caruso che potranno adesso essere visionati e custoditi da tutti coloro che acquisteranno i tre volumi al prezzo simbolico di 10,00€ cadauno.
Alla presentazione dei tre volumi “Fratelli Caruso Fotografi, Capo d’Orlando in mille scatti tra gli anni ’30 e ‘70” interverranno gli autori Rosellina Caruso e Pippo Librizzi, il giornalista e scrittore Giuseppe Sicari e Carmelo Giuffrè noto imprenditore orlandino. Modererà l’incontro Antonio Puglisi della Davision. Inoltre, l’evento del prossimo 31 agosto è stato patrocinato gratuitamente dal Comune di Capo d’Orlando.
La storia dei Fratelli Salvatore e Giuseppe Caruso:
A circa metà degli anni trenta Giuseppe Caruso, nato a Capo d’Orlando il 19 marzo 1910, giovane dalle molte speranze e dai tanti progetti per la vita, si interessa di fotografia e, spinto dalla necessità di un lavoro, avvia la sua attività di fotografo con pochi mezzi e le prime esperienze acquisite in quegli anni tanto difficili. Il suo primo laboratorio fotografico è in via Consolare Antica in un “camerino” della casa di una sorella. Lì scatta le prime foto in “posa”, in un cortile, sul retro della casa, lo sfondo è una coperta appesa a una parete e sul pavimento vi è steso un tappeto; un’angoliera o una poltrona completano l’insieme. Uomini, donne, bambini, gruppi di famiglia posano per le foto ricordo e tutto diviene un rito. Giuseppe cura l’inclinazione del volto, la direzione dello sguardo, la pettinatura, l’abbigliamento. Sviluppa le lastre nel buio del camerino, fa i provini, ritocca eventuali errori e poi stampa le foto. Così i primi contatti con “Foto-Ottica” “Randazzo” di Palermo, con “Ferrania” (lastre – rullini – materiale da sviluppo), con “Guido Pilla” (foto-ceramiche da cimitero), ecc… .
Lo studio comincia ad assicurare il lavoro a Giuseppe che decide così di trasferire nel centro di Capo d’Orlando, in via Veneto, il piccolo studio fotografico. Ora si rende necessario l’aiuto di collaboratori e assume prima Conitto Arena e poi Lina Germanotta che accetta dopo qualche incertezze perché per una donna quel tipo di lavoro è assolutamente inusuale. Divide problemi e decisioni con il fratello Salvatore, più grande di lui di due anni, legati entrambi da grande affetto e reciproca stima.
Il 26 novembre 1939 i due fratelli sposano due sorelle e risiedono nel centro di Capo d’Orlando. Giuseppe, dopo i disagi della guerra, riprende il suo lavoro, mentre Salvatore intraprende l’attività del commercio di agrumi.
Lo studio intanto viene trasferito in via Lo Sardo e la giovane Lina Germanotta impara a perfezione l’arte del ritocco delle lastre, mestiere ormai scomparso e superato dalla moderna tecnologia che naturalmente ha investito anche il campo della fotografia. Lina mette la lastra su un apposito attrezzo in controluce, ritocca con abili mani e con una punta finissima di grafite tutti quei punti e quei segni che possono deturpare la foto, per rendere più armonioso il volto, più espressivo lo sguardo, più belle le labbra e più gradevole l’attaccatura dei capelli. Ma le cose non vanno molto bene e Giuseppe, che deve mantenere la famiglia, decide di emigrare in America in cerca lo studio fotografico Foto Arte Caruso e la sua storia di fortuna; Salvatore però non vuole che il fratello chiuda lo studio fotografico e con grandi sacrifici comincia a imparare l’arte nei ritagli di tempo.
Quando nel settembre del 1949 Giuseppe si imbarca con la famiglia per emigrare in America, Salvatore gli promette che terrà per lui aperto e attivo lo studio nel caso in cui la sorte non gli sarà favorevole e vorrà ritornare in Italia. Sono per Salvatore anni di grandi sacrifici, diventa anche lui un tecnico della fotografia in studio e fuori, fa infatti anche servizi fotografici per le varie manifestazioni del paese, per i matrimoni, per le prime comunioni, per gli incontri importanti. Immortala così nelle sue foto ambienti, momenti, situazioni e storia del nostro paese mentre già inizia la prima concorrenza e Capo d’Orlando cresce dal punto di vista del territorio edificato, della popolazione, della cultura e degli interessi. Intanto Giuseppe decide di ritornare dall’America e di riprendere la sua attività. Per questo nell’aprile del 1957 acquista una casa in via Umberto, angolo via Veneto e trasferisce nei nuovi locali l’abitazione e lo studio.
Ma lo studio fotografico non ha l’incremento sperato e Giuseppe nel 1960 decide di ritornare definitivamente in America dove il guadagno sembra più facile e la “sistemazione” dei figli più sicura. Salvatore però non chiude nemmeno questa volta lo studio, lo gestisce con impegno e fatica considerato anche il tempo destinato all’attività di commerciante di agrumi. Capo d’Orlando è intanto diventata una cittadina di interesse turistico, è visitata da personalità dell’arte e della cultura e offre spunti per inaugurazioni e celebrazioni che vengono immortalate dalla macchina fotografica. Nel giugno del 1976 però Salvatore muore tragicamente e Giuseppe torna temporaneamente dall’America per chiudere lo studio. Nel 1992 anche lui muore a Cleveland, nell’Ohio.
DAVISION
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