Alla fine quella tanto avversata gru è entrata di soppiatto, beffardamente, dentro la base della Marina Militare USA, a Niscemi, e ha portato a termine il suo nefasto compito: le tre parabole del MUOS (Mobile User Objective Sistem) che formano una delle quattro stazioni di telecomunicazioni satellitari della US Navy sulla Terra, sono state installate. Adesso, in virtù della legge del più forte – sola e unica che sta dalla loro parte – dominano il cielo sul Mediterraneo e tra poco potranno guidare, indisturbate, tutte le micidiali “macchine da guerra” fino a ieri presenti non oltre l’immaginario collettivo attraverso i videogiochi. Si tratta dei droni (incredibili aerei senza pilota), sofisticati sommergibili, cacciabombardieri, missili e quant’altro. Tenendo conto, così, dell’intensa attività della stazione aeronavale di Sigonella, la Sicilia si consacra, sempre di più, come piattaforma di guerra – e quindi di morte – per tutta l’area del Mediterraneo, i Balcani, il Medio Oriente e l’Africa del Nord. Ma rompendo l’imperdonabile silenzio generale dei mezzi d’informazione sull’argomento, occorre sempre più interrogarsi su quanti siciliani siano disposti a riconoscersi in questa idea.
“L’eventuale completamento dei lavori del MUOS non comporterà tuttavia la sconfitta delle istanze generali di pace, libertà e rispetto per la vita”. Sono parole di Antonio Mazzeo, giornalista e saggista messinese, militante eco pacifista e antimilitarista, riportate in coda al suo secondo libro sull’argomento, da un mese nelle librerie: “Il MUOStro di Niscemi. Per le guerre globali del XXI secolo”, ediz. EditPress.
Il libro integra, amplia ed aggiorna il precedente lavoro dell’autore, sempre sul MUOS, dal titolo, “Un Ecomuostro a Niscemi”, Ed.Sicilia Punto L., 2012.
La questione del “MUOStro” contiene in sé tutte le connotazioni che può avere un potentissimo impianto militare, con tutto ciò che ne consegue, nato, cresciuto ed ultimato nel segno della prepotenza, dell’ambiguità, e di forme di illegalità che lasciano sbigottiti tutti coloro che approcciano il tema nel suo complesso: una Riserva naturale violata, la totale mancanza di trasparenza prima nella realizzazione dell’impianto e poi nella sua funzione, e l’inapplicato “principio di precauzione” riguardo i danni alla salute, sono solo alcuni esempi.
Per non parlare dell’utilizzo della base a fini di guerra, in violazione dell’art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra…”), e degli articoli 80 e 87, sui trattati internazionali, che palesano l’illegittimità in atto. E proprio questi ultimi elementi rientrano nella mozione, con primi firmatari i deputati aderenti al Gruppo Interparlamentare “Parlamentari per la Pace” Erasmo Palazzotto (già autore di un’interrogazione al Ministro Mauro nel Maggio 2013), Mario Sberna, Paolo Beni, Gianluca Rizzo, che impegna il Governo a sospendere l’esecuzione di ogni accordo bilaterale per la realizzazione dell’impianto e a rimettere ogni accordo al riguardo al Parlamento ai fini dell’approvazione preventiva. Nella mozione, inoltre, si chiede di conoscere quali siano le caratteristiche e le condizioni d’uso dell’impianto di trasmissione, quali i costi sostenuti dal Governo italiano per le basi militari statunitensi e per lo stazionamento dei militari USA in Italia.
Tale iniziativa segue quelle a carattere regionale intraprese tempo addietro all’ARS, distintamente, da Fabrizio Ferrandelli e dal gruppo del Movimento 5 Stelle.
Al di là di questo, la politica, per così dire, di “rappresentanza”, in tutti questi anni, dall’argomento si è tenuta a debita distanza. Ad eccezione proprio delle fasi “autorizzative”, dove paradossi colossali hanno segnato tutta la vicenda. Protagonisti gli ultimi due presidenti della Regione: prima Raffaele Lombardo, e poi, nella fase cruciale, Rosario Crocetta. A quest’ultimo è stato sufficiente raccogliere una parte del parere – tra l’altro non vincolante – dell’ISS per “revocare” la sua precedente revoca delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione dell’impianto, alimentando una “girandola” d’ambiguità che hanno ridato, di fatto, il via libera all’opera i cui lavori, per un lasso di tempo, erano stati sospesi dalla Magistratura e ancora adesso sono sub judice dinnanzi al TAR.
Per ultimo, a corollario delle variegate vicende descritte, in mezzo a tanto “sistema di distruzione universale”, che vede la Sicilia come centro logistico, non si poteva prescindere da chi in tutto ciò ha da sempre ricoperto un ruolo fondamentale nei rapporti con gli alleati: “Niscemi, la mafia e il MUOS” è il titolo dell’ultimo capitolo, dove Antonio Mazzeo analizza i fatti e spiega come, tra l’altro, si sia potuta bypassare la normativa antimafia sotto gli occhi di tutti, nell’ambito dei lavori del MUOS. E la premessa dell’autore è una storia conosciuta: “Il processo di militarizzazione e la proliferazione di basi USA e NATO in Sicilia hanno contribuito a rafforzare il potere economico e politico delle organizzazioni criminali, propostesi sin dallo sbarco Alleato del 1943 come un partner credibile di Washington per il controllo sociale dell’Isola”.
Nella compiuta ricostruzione del quadro generale, come un grande puzzle con migliaia di tasselli, tutti al loro posto, Antonio Mazzeo non tralascia praticamente nulla. E in mezzo a tanta “intraprendenza” militare americana non nega affatto all’Italia ciò per cui si sta distinguendo in questo campo: l’operazione Mare Nostrum, paradigma dell’azione e della politica anti-immigrazione, dove un imponente dispiegamento di forze della Marina e dell’Aeronautica italiana, anche attraverso droni Predator, “intercetta” i migranti lungo il loro cammino. Ecco come l’autore giudica l’operazione: “Una guerra non dichiarata contro bambini, donne e uomini inermi il cui unico crimine è quello di non rassegnarsi silenziosamente alla fame, allo sfruttamento, al sottosviluppo, all’assoluta marginalizzazione”.
Nel suo saggio, Mazzeo individua con spirito di denuncia soggetti e comportamenti da stigmatizzare. Ma ciò non toglie che in segno di rispetto per l’attività svolta, dedichi un appropriato spazio a chi, con coraggio e sacrifici, sta da anni lottando strenuamente in difesa del territorio di Niscemi e della salute dei suoi abitanti. Si tratta di “migliaia e migliaia di donne e uomini che hanno rifiutato l’omologazione, la delega, la rassegnazione, che hanno riscoperto i valori della politica attiva, della responsabilità dell’autorganizzazione” cui si rivolge con senso di gratitudine. Dimostra altresì grande considerazione per tutti i ricercatori, gli scienziati e i docenti universitari “di parte”, ossia che stanno “dalla parte della verità”, che hanno messo a disposizione il loro tempo e il loro sapere per la causa No MUOS. Ricorda, dunque, i passi salienti delle ultime manifestazioni, tra cui l’occupazione pacifica, il 9 Agosto 2013, della “base della morte di Niscemi”, quando le parabole del MUOS erano ancora adagiate a terra in attesa di essere collocate sulla sommità delle strutture già realizzate.
“Il MUOStro di Niscemi. Per le guerre globali del XXI secolo” è stato presentato in anteprima, giustamente, proprio a Niscemi alla fine dell’anno. Dopodiché la “prima” presentazione ufficiale si è svolta il 14 Gennaio a Messina, città in cui è presente un forte e attivo comitato No MUOS, sempre in prima linea in ogni azione di protesta. All’ incontro, tenutosi nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, assieme ad Antonio Mazzeo, sono intervenuti Luigi Sturniolo, storico attivista dei movimenti, adesso Consigliere comunale di Cambiamo Messina dal Basso e Samadhi Lipari, del Teatro Pinelli. Gli interventi sono stati coordinati dalla giornalista de L’Unità, Manuela Modica.
Samadhi Lipari, ha subito tracciato le qualità del libro: “Si tratta di un disvelamento strategico di tanti saperi di tipo relazionale, perché ha fatto venir fuori tante novità sul MUOS”. Poi parla specificatamente di quest’ultimo: “Si tratta di un sistema al centro di un groviglio di interessenze politico-militari, un tassello di un’infrastruttura di rete che rende il congegno bellico completamente incontrollabile, divenuto fondamentale nel potere globale del nuovo secolo. E’ un’arma così potente – prosegue Lipari – che rompe le catene giuridiche che il diritto internazionale sui conflitti armati ha costruito sino ad oggi a partire dalla nascita dello stato moderno”. E sulla funzione di controllo dei migranti, giudica così quelle potenti parabole: “E’ uno strumento intrinsecamente razzista perché costruisce un confine tra qua e là del fronte amico”.
Il giorno successivo, Domenica 23 Febbraio, l’autore presenterà il libro a Brolo, alle ore 18,00, nella Sala “Rita Atria”.
Intanto fervono i preparativi anche per le manifestazioni in piazza dei comitati siciliani No MUOS: Sabato 22 Febbraio ci sarà un presidio presso la prefettura di Caltanissetta, mentre il 1° Marzo si rinnoverà l’appuntamento per migliaia di manifestanti in c.da Ulmo a Niscemi per un’altra grande manifestazione con corteo diretto alla base militare.
Perché nonostante il montaggio delle parabole, il messaggio degli attivisti è stato sempre chiaro: “La lotta non finisce quando il MUOS sarà montato, ma quando sarà smontato. Torniamo a riprenderci ciò che è nostro”. Inutile scoraggiarsi.
Dicevano gli inglesi: “Keep Calm and Carry On”. Adesso dicono i No MUOS: “Keep Calm and 1 Marzo…”.
Corrado Speziale
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