Ettore Salpietro, prima ex candidato a sindaco, poi osservatore di come vanno le cose della politica a Brolo e oggi certamente elemento attrattore del dissenso organizzato tra gruppi e movimenti all’attuale maggioranza amministrativa [questa sera ha organizzato un secondo incontro, riservato solo ai movimenti per fare il punto sulla situazione politica brolese], durante l’ultimo dibattito ha fatto riferimento ad un profilo anomino, “Cittadino Curioso”, citandolo e facendo proprie le domande che lo stesso aveva posto, su facebook, in merito a tasse, dissesto e bilancio.
Quest’episodio la dice lunga sul ruolo che stanno assumendo sui social network, e non solo in quest’ambito, i profili anonimi o che si considerano tali, per ruolo, anche se poi in alcuni casi non lo sono assolutamente.
Brolo ha una lunga tradizione in questo senso.
Da quando c’erano le vecchie Olivetti, con i nastri mezzi rossi e mezzi neri, poi sostituiti da più comode macchine elettriche, quindi dai primi computer sino alle fotocopie a colore, l’anonimo è stataun’inquietante presenza tra atti e delibere.
Quelli erano tutti strumenti per confezionare missive anonime. A firmarle erano i vari Vito Gallo o altri fantomatoci nomi, entrati nella storia di questo paese. Erano gestori e mezzadri di fantomatiche Fattorie degli Aninmali, scrivevano in versi, forse “creavano”, alcuni, solo in periodo elettorale, ma le lettere anonime hanno riempito non solo la buca delle lettere della Commissione Provinciale di Controllo di Messina ma anche i verbali dei carabinieri.
Usate come mazze per abbattere avversari, azzoppare rivali, sconfessare progetti politici, alleanze di potere, ma non hanno fermato il sacco edilizio di Brolo, spesso alleandosi o facendo il gioco del potente di turno o per eliminare avversari scomodi.
A scriverle anche noti avvocati, emergenti enfant prodige della politica locale, proprietari terrieri, futuri politici, notabili dalla buon’aria cattolica praticante.
Oggi, grazie alle piazze virtuali ecco emergere nuovamente questi Fantomas del web, dell’informazione e della controinformazione.
Lo “smascheratore mascherato” dei fatti altrui, anche se di tutti, è eclissato dal profilo anonimo, e c’è chi crede, stoltamente, che semplicemnte questo sia una barriera inattaccabile.
Negli ultimi tempi, come i funghi dopo la pioggia nascono e proliferano come conigli.
C’è chi denigra. Punto
C’è chi offende. Questo gli basta. Poco cosa.
C’è chi replica e combatte battaglie da retroguardia. A volte sono scontati.
C’è chi invece è attento, informa si documenta e forse non potrebbe far di meglio se non mantenesse eclissata la sua immagine.
Ma sempre anonimo è.
C’è chi dice tanto, e dallo stesso consiglio comunale ironicamente ma manco tanto, qualcuno evidenzia:,“speriamo che non li blocchino, così almeno sappiamo quello che succede”…
Ovviamente riferendosi proprio a Cittadino Curioso, certamente a volte più informato dei cronisti che fanno questo di mestiere e per professione, alla luce del sole, sempre ben informato, documentato, sul tempo, anche troppo.
I profili para-politici che imperversano sui social network hanno comunque varia natura, diverse espressioni culturali, spessori diversi.
Si capisce subito l’aria.
C’è chi è arrabiato; chi emula; chi millanta credito; chi mischia solo le carte per confondere…
Tante congetture, tanti dubbi sulle varie identità.
C’è chi lo vuole dipendente del comune; chi vicino ma non amico dell’amministrazione, altri lo vedono come un cane sciolto.
Di certo ascolta, è presente, vicino, informato, e per questo anonimo.
Certo raccoglie pensieri e idee, “parla” in privato con tanti, non tira le fila, né si fa tirare.
Un battitore libero, usando un’espressione romantica.
No, semplicemente un anomimo che persegue, in una fine strategia, una sua logica.
Precisa, ferrea.
Di certo scrive bene, senza errori, ha conoscenze specifiche, forse lavora in team, con un uso discreto di programmi di grafica, anche quelli free.
Svolge – aspetto positivo – una funzione di pungolo, pone l’attenzione ed il controllo a volte sostituendosi alla stessa opposizione consiliare, innervosisce e usa la satira con il giusto controllo, mai volgare, forse eccessiva, di fatto comunica, in modo diretto.
Che dire: Fa audience, Tira, senza per nulla spostarci dal fatto che nella vita ci vuol quel pizzico di strafottenza legionaria che porta sempre a metterci la faccia.
Certo se le cose che afferma, dice, scrive, asserisce, sono vere, esatte, può essere fazioso, ma oggi svolge a Brolo un ruolo chiave.
Ma rimane un anonimo ed è questo il suo limite.
Rimane un segno dei tempi che cambiano.
Le discussioni che un tempo si facevano al bar, guardandosi in faccia, ora coinvolgono un maggior numero di persone, che magari neanche si conoscono, dietro lo schermo di un computer.
Per ora l’ipotesi più accreditata è che dietro questi profili, quelli più credibili, si nasconda un uomo del palazzo.
Il profilo declina gli aggettivi, parlando di sè spesso al plurale, mai al femminile (ma potrebbe essere un depistaggio) e che lavori a stretto contatto con chi vive al municipio sembra cosa certa, in quanto sembra avere informazioni di prima mano e in tempo reale.
E si fa strada un interrogativo: perchè?
I profili anonimi non piacciono agli amministratori, in maggioranza e nella minoranza, i quali si vedono piovere critiche senza sapere da chi provengano.
Chi si cela certamente può tranquillamente dire che “vogliamo aprire le menti dei cittadini e attraverso le discussioni creare maggiore consapevolezza e trasparenza in vista dei prossimi appuntamenti amministrativi,sociali politici”. Chi può dar loro torto….
La sfida a scoprirli resta aperta.
E la rete – quella mondiale -che fa?
Si divide tra i pro e i contro dei profili aninimi, a partire da Google …
Si chiama “Social computing personas for protecting identity in online social interactions” e, secondo quanto si legge nella sintetica descrizione del registro, “utilizza un account engine per ricevere informazioni per una pluralità di identità (personas) e per associare le informazioni delle diverse identità a un account”.
Che significa, in sostanza?
Apparentemente, che Google avrebbe trovato il modo di salvare capre e cavoli.
Con il suo sistema brevettato, permetterebbe ai suoi iscritti di essere visibili all’esterno con uno o più pseudonimi, ma avrebbe modo di sapere che quegli pseudonimi si riferiscono a una persona con identità ben precisa.
Ti registri come Andrea Rossi, ma alcuni contatti nelle tue cerchie sul social network potrebbero conoscerti come Ramses II, o qualunque altro nickname.
Il condizionale, naturalmente, è d’obbligo, dal momento che la tecnologia, fresca di brevetto, non è ancora stata integrata su nessun servizio.
La battaglia contro l’anonimato online, che aveva anche sacrosanti fondamenti, costava però a Google la cancellazione di molti, forse troppi account.
L’abitudine a nascondersi o, se si preferisce, a proteggersi dietro pseudonimi è profondamente radicata nelle abitudini degli utenti.
Dura, dunque, cancellarla.
E tuttavia, quando si sostiene una questione di principio, non fa una bellissima impressione trovare scorciatoie.
Il motore di ricerca ha sempre sostenuto la necessità della trasparenza e della sincerità sul suo network, perché le relazioni virtuali si sovrapponessero a quelle reali.
La soluzione proposta, invece, sembrerebbe dare garanzie di tipo legale a Google, e in parte anche all’utenza, ma riproporre il modello dell’anonimato nelle relazioni online, con l’ammissione implicita che mostrarsi in Rete comporta ancora qualche rischio.