Nel dossier si può leggere, tra l’altro:
“Sono per lo più ragazze, in gran parte di nazionalità nigeriana e rumena e di età compresa tra i 15 e i 18 anni, le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia. In ripresa sono gli arrivi in aereo, il che comporta un debito più elevato da ripagare, mentre su strada si continuano a intercettare le ragazze giunte in Italia via mare, in Sicilia e poi spostatesi sull’intero territorio nazionale, ad esempio a Torino, Milano, Napoli o sulla costa adriatica. Una forte presenza di ragazze nigeriane si registra nell’area di Castelvolturno, dove la loro situazione rimane critica. Le giovani rumene o di altri paesi dell’Est Europa, sono una presenza costante su strada. Molti operatori rilevano ancora la prostituzione indoor, cioè al chiuso, ma più come un’alternativa per evitare che le ragazze siano fermate e multate dalle forze dell’ordine mentre si prostituiscono per strada.
Il coinvolgimento in attività illegali riguarda prevalentemente bambini e adolescenti di ambo i sessi per lo più rumeni ma anche di origine nord-africana, alcuni con non più di 14 anni e quindi non perseguibili penalmente. Reclutati nei paesi di origine o in Italia, vengono costretti a compiere furti e scippi. Nel nord Italia si sta radicando il fenomeno dello sfruttamento di minori senegalesi nello spaccio di stupefacenti. In particolare nella zona torinese è in aumento il numero di ragazzi, dai 14 ai 18 anni, provenienti principalmente dell’area di Louga in Senegal, coinvolti nello spaccio.
Lavoro sottopagato, in nero, nei mercati, nei ristoranti. Vita su strada, perfino prostituzione. I minori egiziani sono un gruppo particolarmente a rischio di sfruttamento perché la necessità di ripagare il debito per il viaggio in Italia li spinge a lavorare a qualsiasi condizione. Per mandarli nel nostro paese le loro famiglie contrattano e pagano mediamente agli smugglers (trafficanti, secondo i minori, appartenenti alla mafia egiziana e italiana) una cifra che va dai 4.700 ai 5.500 euro. Recenti casi seguiti da Save the Children in Sicilia sembrano indicare un incremento della cifra fino a 8.000 euro. Tale cifra garantisce l’arrivo nel nostro paese attraverso la Sicilia, mentre per ulteriori spostamenti interni, fino al luogo finale di destinazione, pare che i minori debbano pagare una cifra aggiuntiva di circa 200 euro.
I minori bengalesi vengono ospitati in abitazioni di connazionali, pagando 250 euro al mese per il posto letto. È possibile che i minori coprano il costo dell’ospitalità lavorando come venditori ambulanti di collanine, giocattoli, ombrelli ecc., per conto di chi ha in affitto la casa. Si teme, inoltre, che i minori bengalesi paghino la consulenza sulle procedure da seguire per ottenere il permesso di soggiorno in Italia nonché per ottenere documenti che attestino la loro identità.
Per quanto riguarda i minori afgani, è nel loro lunghissimo e pericolosissimo viaggio che si annidano esperienze e rischi di sfruttamento: vita su strada, lavori pericolosi, affidamento alla rete di trafficanti. L’Italia costituisce, nel progetto migratorio dei ragazzi afgani, più un paese di transito verso il Nord Europa che di destinazione: si stima che per arrivare illegalmente in Norvegia dall’Italia il costo sia di 2.500 euro.
Il pagamento avviene ad ogni tratta – paese o frontiera che si attraversa – del lungo viaggio che conduce questi ragazzi via dall’Afghanistan. Per procurarsi i soldi necessari i minori afgani solitamente si affidano ai genitori o a parenti che pagano i trafficanti con il sistema della hawala (il trasferimento del denaro avviene al di fuori del sistema bancario, sulla base di una rete di dealer e sulla fiducia). I problemi cominciano quando le famiglie non hanno più i soldi e il ragazzo è a metà del viaggio. Si ritrova così alla mercé del trafficante che oltre ad avere il controllo sui suoi movimenti, può costringerlo a lavorare per saldare il debito contratto e non saldato dai genitori.”
Che cosa si deve fare secondo Save the Children?
“Per aiutare e proteggere chi è vittima di tratta bisogna identificarlo tempestivamente”, spiega Valerio Neri. “E’ fondamentale che gli operatori, le forze dell’ordine, i magistrati e tutti coloro che a vario titolo e in vari momenti – in frontiera, nei porti, sulle strade delle nostre città, nei mercati, nelle campagne – entrano in contatto con le potenziali vittime, abbiano le competenze e un’adeguata formazione per identificarle e conseguentemente inserirle in progetti di protezione”.
Save the Children, insieme ai partners del progetto AGIRE, quali il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha redatto un manuale per l’identificazione delle vittime di tratta e sfruttamento, utilizzato in seminari formativi in varie città italiane: il prossimo seminario è in programma in autunno a Roma, per la Polizia di Stato.
“E’ poi necessario potenziare il sistema nazionale antitratta e sfruttamento, dotandolo di adeguati finanziamenti. I tagli che alcune amministrazioni locali stanno operando su servizi quali le unità di strada, non vanno purtroppo in questa direzione”, conclude Valerio Neri.
La presenza in Italia di numerosi minori stranieri vittime di tratta e sfruttamento è nota da tempo. Fa bene comunque Save the Children a denunciarla ancora una volta, anche perchè il fenomeno, senza alcun dubbio, non viene contrastato in modo adeguato. Certo le autorità di governo, a livello nazionale e locale, dovrebbero fare di più. Sarebbe opportuno però che vi fosse anche una maggiore attenzione da parte di tutti noi. E a me non sembra che, generalmente, vi sia una sufficiente attenzione da parte nostra nei confronti di questo fenomeno. Come, in molti altri casi, prevale il disinteresse.
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