di Antonio Mazzeo
La Farnesina scimmiotta Africom, il comando militare USA per l’Africa che rende digeribile la politica di penetrazione strategica nel continente alternando le operazioni di guerra e la fornitura di sistemi d’arma con microinterventi sanitari a favore delle popolazioni locali.
L’inedita pattuglia di mercanti d’armi, volontari e militari italiani partecipa alla missione “Ridare la luce 2009†che, secondo il capitano Erminio Englearo (addetto stampa dello Stato maggiore dell’Aeronautica), ha come obiettivi “la cura delle popolazioni del deserto del Sahel dalle malattie della vista, lo svolgimento di operazioni di chirurgia generale e lo scambio di conoscenze su nuove tecniche operatorie tra medici e infermieri italiani e malianiâ€Â. “Durante le due settimane di permanenza in Africaâ€Â, aggiunge Englearo, “medici militari specializzati, frequentatori del Corso di perfezionamento in medicina aeronautica e spaziale, seguiranno un corso sulle patologie tipiche delle zone altamente disagiate e tropicali. La missione è svolta in coordinamento e collaborazione con l’ONG “Associazione Fatebenefratelli per i Malati Lontani†(AFMAL), Alenia Aeronautica, Esercito Italiano, Ministero degli Esteri, Istituto Superiore di Sanitàâ€Â.
L’AFMAL opera in Mali dal 2003 e sempre con la “collaborazione logistica†dell’AMI. Quest’anno però l’intervento è molto più esteso: il personale che vi partecipa comprende dottori e infermieri degli Ospedali Fatebenefratelli San Pietro di Roma, Isola Tiberina e San Camillo e chirurghi ed anestesisti delle strutture mediche dell’Aeronautica e dell’Esercito, dell’Istituto Superiore di Sanità, della clinica Nuova Itor di Roma, delle universitàLa Sapienza e Tor Vergata e perfino di due strutture estere, l’ospedale San Giovanni di Dio di Siviglia (Spagna) e l’Universitàdi Vanderbildt del Tenensee (USA).
Un aereo C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa si è fatto carico del trasporto delle attrezzature, dei presidi sanitari e del personale della missione. Per l’occasione è stato trasferito in Mali pure il nuovo prototipo di velivolo da trasporto
Madrina di “Ridare la luceâ€Â, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri (MAE) che a Gaò, cittàmaliana sul fiume Niger, è impegnata con l’Istituto Superiore di Sanitànella realizzazione di un reparto di oftalmologia e di un laboratorio d’analisi presso l’ospedale in cui opereràil personale civile e militare della missione AFMAL-Alenia. Per mera coincidenza, proprio il giorno in cui i due velivoli C-130J e C-27J decollavano dallo scalo militare di Pratica di Mare per il Mali, a Roma si teneva una riunione del Comitato direzionale del MAE che ratificava le nuove linee guida della cooperazione allo sviluppo. Dopo i pesantissimi tagli della finanziaria proprio alla voce “cooperazione†con il dirottamento dei fondi a favore delle missioni delle forze armate all’estero, si è deciso di congelare sine die qualsiasi finanziamento a favore dei progetti promossi dalle organizzazioni non governative.
Al fine della “razionalizzazione†delle risorse, il Comitato direzionale ha pure deciso la chiusura di quattro Unitàtecniche locali (Utl): a Luanda (Angola), Sarajevo (Bosnia), Buenos Aires (Argentina) e Nuova Delhi (India). Di contro è stata decisa l’apertura di un ufficio tecnico in Siria, a conferma del sempre maggiore interesse del governo italiano a giocare un ruolo da protagonista nello scacchiere mediorientale. C’è poi l’Africa all’orizzonte della “nuova†cooperazione italiana. È stato dato parere favorevole a un credito di aiuto alla Tunisia per un controvalore di 45 milioni di euro, “al fine di sostenere la bilancia statale dei pagamentiâ€Â. Altre iniziative saranno avviate in Burundi, Etiopia, Niger e Sudan nel “settore della sanità, della lotta alla desertificazione e dello sviluppo di politiche di genereâ€Â.
La parte del leone saràinterpretata però da Afghanistan e Pakistan, sicuramente sulla scia del rafforzamento a breve termine della presenza militare italiana e NATO in quest’area di guerra. Per l’Afghanistan sono stati approvati un contributo di quattro milioni di euro che saràgestito dal Fondo di ricostruzione della Banca Mondiale, più un finanziamento di 667 mila euro per il programma di “formazione a distanza tramite la televisione Radio educationâ€Â. Per il Pakistan si è approvato un credito d’aiuto di 20 milioni di euro per “l’inclusione sociale e l’occupazione nella provincia nord-occidentale di frontieraâ€Â, un’iniziativa a cui il Comitato del MAE aveva giàconcesso un credito di 40 milioni lo scorso mese di luglio. Un milione e 350 mila euro saranno impiegati per “l’assistenza tecnica dei piccoli produttori ortofrutticoli della valle di Swatâ€Â. A eseguire il progetto saràl’Istituto agronomico d’oltremare (Iao), organo tecnico-scientifico della Direzione generale della cooperazione allo sviluppo. Infine è stato dato parere favorevole a due contributi a favore degli uffici di Unicef ed Unifem in Pakistan. Finché c’è guerra c’è speranza, anche per gli aiuti.
foto da britannica.com; finmeccanica.it;destrablog.eu
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