Il governo ha ottenuto la fiducia: non sono bastati i 311 voti raccolti tra le file dell’opposizione e del c.d. terzo polo guidato da Gianfranco Fini.
Ora, in un’epoca in cui il trasformismo politico è la regola può anche essere “comprensibile” un cambio di casacca. Ma questo caso è davvero clamoroso.
Scilipoti militava nell’IDV da 10 anni e fino alla votazione della fiducia nessun “segnale premonitore” lasciava intendere che tra il leader Di Pietro e il deputato siciliano ci fossero dissidi così gravi.
Il profilo del deputato era chiaro: la battaglia per la tutela della salute e dell’ambiente sotto l’aura dell’Eco-Centrismo, la lotta per le Medicine non Convenzionali e il Forum Anti-Usura Bancaria sono i temi su cui ha lavorato in questi anni.
Ovviamente la sua appartenenza all’IDV faceva presumere una condivisione dei temi della Legalità portati avanti dal suo ex partito.
Con il voto di fiducia almeno quest’aspetto viene meno: anche se alle prime battute, Scilipoti ha spiegato che il dissidio con il partito dell’ex pm di mani pulite è una questione squisitamente politica in atto da molto tempo: infatti – dichiara Scilipoti – “Di Pietro si è sempre disinteressato della questione dell’agopuntura”.
Ora, che la sorte di un paese intero, in una fase politica delicatissima come questa, e nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, sia nelle mani di un pugno di deputati, tra cui appunto Scilipoti, è già una cosa grave.
Ma che il dissidio politico chiave della separazione tra uno dei parlamentari che ha fatto in modo che il governo Berlusconi ottenese una risicata fiducia, e il suo ex partito, sia dovuto – con tutto il rispetto possibile – alla questione dell’agopuntura, ha il sapore di assurdità.
Infatti non si spiega come un parlamentare, appartenente al più grande partito anti-berlusconiano di sempre, abbia deciso, non solo di abbandonare il partito di cui quale faceva parte, ma persino di votare la fiducia a colui il quale ha combattuto da quando ha fatto il suo ingresso alla Camera.
E’ vero anche – e Scilipoti lo ribadisce più volte – che il dissidio non riguarda solo l’agopuntura: infatti per il deputato “è assurdo che cinque capi partito dettino l’agenda politica a tutto il parlamento”.
La legge elettorale è dunque un’altro dei motivi per i quali Scilipoti decide di intraprendere la sua lotta solitaria nel fronte di “responsabilità nazionale” che ha dato la fiducia al governo Berlusconi, perchè è assurdo che “le opposizioni – dice Scilipoti al programma “In Onda” su La 7 – vogliano fare una legge elettorale senza interpellare la Lega e il Pdl, cioè i partiti che hanno vinto le elezioni”.
Il sospetto che aleggia, tra le forze di minoranza, la stampa e lo stesso Di Pietro, che ha depositato persino una denuncia alla procura di Roma, è però diverso: secondo questo fronte, Berlusconi avrebbe “comprato” i parlamentari determinanti per la fiducia, tra cui Scilipoti, con metodi non trasparenti. Scilipoti si difende dicendo che queste sono “accuse infamanti e infondate che ledono oltre l’immagine personale anche la libertà del parlamentare tutelata dalla Costituzione”.
A difendere questo diritto che Scilipoti rivendica c’erano, a Roma, anche un gruppo di immigrati con uno striscione con su scritto “Onorevole Scilipoti-libertà”. Sotto, a pennarello, un’ulteriore scritta: “Libertà dallo strapotere delle banche. Associazione antiracket e antiusura. Lotta contro tutte le mafie. Brescia”.
Intervistati da una giornalista di Repubblica, gli stessi immigrati diranno “questo per noi è un lavoro” ( Fonte : Repubblica TV ). In seguito sono stati identificati dalla polizia e hanno dichiarato di essere stati pagati dallo stesso deputato.
E i dubbi che la battaglia di Scilipoti non sia meramente politica ma “personale” si fanno più densi a causa delle sue vicende giudiziarie, che se confermate, renderebbero Scilipoti completamente incompatibile con la linea del suo ormai ex partito.
Come riportano diversi quotidiani, Scilipoti è stato raggiunto, di recente, da un decreto ingiuntivo di 200000 euro firmato dall’ing Carmelo Recupero che – stando a quanto scritto dallo stesso nella lettera inviata all’onorevole Di Pietro – l’on Scilipoti è “stato condannato (Sentenza n° 6/07 Tribunale di Barcellona P.G., poi confermata in Appello) a pagare 200000 euro come risarcimento per l’espletamento di prestazioni progettuali , per la realizzazione di un centro medico di tre piani chiamato Esculapio”.
E poichè Scilipoti non ha provveduto al pagamento, l’ing Recupero ha “proceduto al pignoramento di 7 abitazioni, visto che una legge impedisce il pignoramento dello stipendio di Parlamentare”
Inoltre il deputato Scilipoti è stato accusato dallo stesso ing. Recupero perchè “pur di ribaltare la verità processuale ha prodotto una documentazione falsa. Infatti – continua Recupero – l’on Scilipoti, nell’atto di appello, affermava di non avermi conferito alcun incarico, perchè alla data di conferimento lo stesso non si trovava a Terme Vigliatore ma in Brasile”.
Invece Recupero è riuscito a dimostrare che “tale affermazione è falsa e che Scilipoti interveniva in data 23/10/1991 presso il consiglio Comunale di Terme Vigliatore ove svolgeva la funzione di consigliere”.
A rincarare la dose ci pensa anche l’On Sonia Alfano che ritiene Scilipoti un “figlio illegittimo del berlusconismo, che già prima del voto di fiducia si era impegnato a presentare un’interrogazione parlamentare con la quale ha sostenuto l’ingiustizia dell’arresto dell’ex sindaco di Furnari Lopes (arrestato per presunti legami con la Mafia), fatto passare per perseguitato dalle toghe rosse, in piena adesione spirituale al verbo berlusconiano”(Il Fatto quotidiano on line 15 dicembre 2010).
Inoltre la Alfano ricorda che nel 2005, anno nel quale le denunce del Prof. Adolfo Parmaliana determinarono lo scioglimento del comune di Terme per infiltrazioni mafiose, a proposito di un progetto immobiliare, gli ispettori ministeriali testualmente scrissero: “Quanto sopra si rappresenta al fine di evidenziare i collegamenti intercorsi tra Scilipoti Domenico, classe ’57, il quale ricoprirà nel 2002, seppur per breve tempo, anche l’incarico di assessore comunale al Bilancio nella Giunta Nicolò, con personaggi appartenenti ad una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria”.
Ovviamente quanto detto sono solo indagini, procedimenti in corso di discussione, o sospetti più o meno fondati che in questa sede riportiamo senza la garanzia della certezza, ma in quanto documenti ufficiali prodotti dalle sedi giudiziarie di competenza, o da persone a vario titolo coinvolte con le vicende dell’on Scilipoti.
Emerge però sicuramente un’aura non chiara intorno a colui il quale ha deciso, insieme ad altri, di prolungare la vita a questo governo: e porsi queste domande, sollevare queste questioni in questo momento, a maggior ragione per noi siciliani e messinesi, che in futuro saremo chiamati a votare e sicuramente ci confronteremo con l’on Scilipoti, è cosa lecita.
Direi dovuta e necessaria.
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