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INDIGNARSI … anche questa è una regola democratica

Abbiamo aspettato, 24, 48, 72, 100 ore ed oltre, dalla sortita, l’ultima, si fa per dire, del capo del Governo … quella sulla validità del Parlamento, o meglio sull’inutilità delle Camere.

Aspettavamo, un dire, un fare, la classica “mossa”… ma abbiamo registrato solo leggeri movimenti di “capponi” e lenti movimenti di “tacchini” provenire dal mondo della politica, forse soltanto atterrito di perdere poltrone e potere.
Non entriamo nel merito, se sia opportuno o meno ridurre il numero dei parlamentari, ci appassiona la sostanza, il progetto e la sua attuazione. Nutriamo forti dubbi sulla qualità del lavoro di molti dei nostri deputati e senatori, siamo invece certi dei loro costi, dei benefit, delle pensioni d’oro che loro stessi stanziano e su quelle che accordano ai “commessi” di queste istituzioni, un insulto per tutti coloro che a stento tirano a campare, che arrivano alla fine del mese con sempre maggiori difficoltà.
Sappiamo dell’assenteismo di tanti rappresentanti politici, ma crediamo che non possa un uomo solo decidere cosa fare della Costituzione!
Tornando a Berlusconi ed al suo dire, offensivo e grossolano, siamo consapevoli che la sappia molto lunga ed abbia ben chiaro dove arrivare.
Allora indignarsi è lecito, non solo verso il premier e non sarebbe una novità, ma verso coloro, parlamentari illuminati, di sinistra, dalla limpida coscienza democratica, cattolici e socialisti, liberali, libertari, dai grandi valori culturali, politici, che dopo aver appena balbettato, stanno già zitti.
Non hanno sentito il dovere di manifestare, brutalmente, di cuore, in piazza … non hanno sentito il bisogno neanche di annunciare dimissioni, di recarsi in corteo dal Presidente della Repubblica, quando il loro consesso è stato definito, senza alcun rispetto per la caratteristica altamente democratica dell’organo, una “pletorica adunanza” … sono invece già pronti a genuflettersi al potente.
Ma indignarsi, finché saremo in tempo a farlo, è cosa giusta, un diritto per i Cittadini, un dovere, per chi ha votato costoro.
Dimettetevi! Parlamentari amici, nemici, semplici conoscenti … se avete dignità, coraggio, rispetto per le istituzioni. “Uno, dieci, cento” diceva un vecchio slogan del periodo in cui la politica conteneva in sé il senso autentico e genuino della battaglia, sia a destra che a sinistra.
Dimettetevi! Date al Presidente della Repubblica il “la” per andare a nuove elezioni … Vedremo poi, chi e cosa, il popolo sovrano vorrà.
Il coraggio premia la dignità degli uomini coerenti che si ispirano a valori ed ideali onesti. Non è più una questione di opposti schieramenti, piuttosto di derive totalitarie.
In questo caso è proprio inevitabile affermare “Meglio un giorno da leone che cento da pecora”, anche senza fare nostro, il retroterra politico di chi pronunciò quella frase e sbarrò definitivamente le stanze alla democrazia.
Agli uomini onesti l’appello di resistere alle sirene del marketing, rinunciate agli slogan, ai colpi ad effetto, “sono solo una scusa per impedirvi di uscire la sera”, urge recuperare la capacità d’incontrarsi, di dialogare senza filtri, urge spegnare la Tv, urge accendere la Passione.
Il comitato di redazione
Ps. Vi invitiamo a commentare, a far gruppo d’opinione, a confrontarci.

dimissioni = Sono l’atto con cui si recede unilateralmente da un contratto che  vincola, è una facoltà che può essere esercitata senza alcun limite.

Foto: www.allegrettiarte.com; pideyeforever.blogspot.com

 

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