400 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero delle Imprese per incentivare gli investimenti innovativi e sostenibili in linea con il piano Transizione 4.0
La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 18 ottobre. Da questo giorno, infatti, piccole e medie imprese del Sud Italia potranno presentare la domanda per accedere alle agevolazioni del piano Investimenti Sostenibili 4.0.
Destinatarie del progetto sono le regioni della Basilicata, della Campania, del Molise, della Sardegna, della Puglia e anche la nostra Sicilia, che avranno a disposizione oltre 400 milioni di euro provenienti dal FESR 2021-2027, destinato proprio alla “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale”. Una campagna su cui il MIMIT, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha deciso di puntare forte visto che il futuro della nostra economia e in particolar modo di quella del Mezzogiorno si gioca proprio sul ruolo del digitale e della tecnologia.
Ma cosa vuol dire Industria 4.0? Con questo termine si va ad indicare tutte quelle modifiche e quei miglioramenti tecnici che hanno rivoluzionato la produzione, l’efficienza, la qualità dei processi industriali. Modifiche e miglioramenti che sono soprattutto tecnologici e digitali.
La Industria 4.0 rappresenta il motore del futuro, essendo il fulcro di un’evoluzione continua che spinge l’innovazione tecnologica e digitale al centro dello sviluppo industriale sostenibile e avanzato. L’esempio più ricorrente è quello dell’Intelligenza Artificiale o del Machine Learning, fondamentali nella raccolta, nella lettura e nell’interpretazione di grandi moli di dati, un aspetto cruciale proprio per l’efficientamento energetico e quindi per il rispetto ambientale. Studiando i dati, infatti, si possono ridurre gli sprechi, razionalizzare i processi, giocando a favore sia dell’industria che del pianeta.
Gli investimenti che saranno finanziati dovranno prevedere proprio l’utilizzo di tecnologie di questo tipo, come lo IoT, ovvero l’Internet of Things, il Cloud Computing e l’additive manufacturing. Con quest’ultimo termine ci si riferisce in maniera più generica alla stampa 3D, ovvero a tutti quei processi di produzione in cui gli oggetti vengono creati aggiungendo materiale strato dopo strato, seguendo un modello digitale tridimensionale. Se prima, con la fresatura o la tornitura, si andava a togliere materiale da un blocco di partenza per ottenere la forma desiderata, adesso la stampa 3D è in grado di depositare materiale su materiale, in strati successivi, garantendo maggiore flessibilità e soprattutto riducendo le perdite e gli scarti. Una tecnica, questa, che è già utilizzata nella medicina e nell’architettura ma che presto potrebbe arrivare anche nel settore aerospaziale e automobilistico.
Insomma, è in settore come questo che bisogna investire. E bisogna farlo a partire dal Sud Italia.
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