Lì, lo scorso 5 giugno, ad allietare con la propria musica quel bellissimo viaggio onirico nell’incantevole natura del giardino Ziriò, c’era anche Sonia Peana, moglie di Paolo Fresu e violinista degli Alborada String Quartet, con il quale il duo che si è esibito al Palacultura ha dato vita proprio a “Think”, progetto musicale ed al tempo stesso album di successo del 2009 targato “Blue note”.
Nonostante il breve tempo e lo spazio limitato a causa di un altro “evento”, all’interno del circolo di via Ghibellina si è parlato di tante cose in un intrecciarsi di domande, battute, ricordi, aneddoti, e tra i flash dei fotografi e le insistenze degli organizzatori affinché si facesse in fretta a concedere un break ai musicisti ed avviarsi poi verso il palazzo di viale Boccetta, si è parlato persino di Ponte sullo Stretto.
Il musicista sardo, del quale è proverbiale l’attaccamento alle bellezze naturali ed umane del “suo” Logudoro, (dove da piccolo, tra sugheraie, greggi e vigneti, si lasciava conquistare dal sapore zuccherino del su’ccamele) così come dell’Italia e dell’intero Pianeta, che egli attraversa in lungo ed in largo con il suo magico strumento, dice di conoscere bene la questione attraverso internet e si rivela subito interessato e disponibile ad approfondire l’argomento.
Il dissenso verso la realizzazione del Ponte si legge già nell’espressione del volto ed attraverso i commenti del musicista, affascinato dalle incantevoli immagini degli “storici” calendari No Ponte che gli vengono donati, assieme alla classica maglietta, dall’eco-pacifista messinese, che ha così “incassato” l’ennesima adesione alla campagna di opposizione alla grande opera.
Facendo, quindi, discendere la questione “Ponte”, sollevata da Accorinti, nel solido e sincero rapporto esistente tra Paolo Fresu e la città di Messina, abbiamo colto l’occasione per dialogare brevemente con lui, rivolgergli qualche domanda.
– A Messina sono di casa, grazie a dei tramiti importanti come il “nostro” della libreria (Salvo Trimarchi, n.d.r.), e gli amici dell’associazione La Ragnatela. Per questo ritorno sempre qui prima per le persone e poi per la musica, cosa che capita poche volte nelle tante città in cui tengo i miei concerti. Ormai Messina mi ama.
La circostanza di essere assimilato sempre più spesso a Miles Davis, credi che sminuisca e spersonalizzi un po’ la tua creatività?
– Assolutamente no, magari fosse sempre così. Piuttosto mi arrabbierei molto se mi accostassero ad uno che non è capace di suonare.
Ai primi ascolti, tanti anni fa, di “Bitches Brew”, album di Davis del ‘70, dicesti di “digerirlo a fatica”. Suppongo che in seguito tu abbia risolto il problema…
– Ma sì, certo. Adesso sto per iniziare a Reggio Emilia proprio un progetto su Miles in cui riprendo anche i contenuti di quell’album. Per il resto, tutta quella musica si digerisce benissimo, perché è stata fatta con “prodotti buoni”…
– Beh, vuol dire che la prossima volta che mi chiameranno a Messina lo riproporrò. Solo che l’orchestra sta in Sardegna, per cui è un progetto un po’ troppo complesso da portare in giro. Proprio tra due giorni lo proporremo in un concerto a Ravenna.
– Sì, lì l’ho proposto in due concerti. Il progetto esiste e, perché no, prometto di ritornare a Messina con Porgy & Bess.
testo e foto di Corrado Speziale
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