Domenica il cielo di Messina tuonava da neve e le strade del centro erano contornate di grandine e nevischio, condensati dalla temperatura vicina allo zero. Ma dalle 18.00 in poi, al Palacultura Antonello di viale Boccetta i “tuoni” che provenivano dal palcoscenico hanno assunto la forma e la sostanza della grande musica: “Brass Bang!”.
Ai quattro, neanche a dirlo, quantunque non suonassero insieme da un po’ di tempo, è bastata meno di un’ora di prove per saggiare il repertorio componendo una scaletta che ha attraversato vari generi: dal jazz, come asse portante, con le sue tante sfaccettature, alla word music, prestandosi molto, gli strumenti, a produrre suggestioni gitane, al classico, a sottili riferimenti pop e tanto altro ancora. Il tutto, ovviamente, accompagnato da straordinarie improvvisazioni e da adattamenti ritmici che talvolta esprimevano brio ed ironia, divertendo la platea.
“Zero”, brano composto dal grande Lester Bowie per i mitici Art Ensemble of Chicago, è uno dei “piatti forti” del loro repertorio, con il quale la Brass Bang! ha aperto il concerto.
Eccezionale, avvolgente, è l’interpretazione di questo primo brano, che dà subito il senso della struttura corale del gruppo.
Nei brani che seguono si avvicendano giochi musicali di jazz e blues, assolo dirompenti dei trombettisti, duetti tra Petrella e Marshall con quest’ultimo che pesca bassi incredibili ai quali neppure i più navigati “jazzofili” in platea erano abituati.
A metà concerto un nuovo, grande tuffo nella storia: “Rockin’in Rhythm”, capolavoro di Duke Ellington, che il quartetto riadatta, stavolta sotto l’evidente maestria di Fresu e Bernstein. Quest’ultimo, avvicendandosi con il trombettista sardo, adagiandosi sulla sezione ritmica e sul motivo di fondo che i due fiati bassi reggono alla grande, “innesta” più volte nel brano il tema principale di “Amarcord”, omaggio a Nino Rota e Federico Fellini, variazione graditissima dal pubblico.
“Fuga”, brano di Paolo Fresu, con chiari riferimenti al classico-barocco, ci restituisce il trombettista di Berchidda conosciuto ed apprezzato in altri suoi progetti, in cui utilizza con passione le sue capacità tecniche e d’improvvisazione, anche con ausilio di effetti, per ripercorrere l’opera degli autori tra il ‘600 e il ‘700.
“Non Potho Reposare” splendida ballata della tradizione sarda, canzone d’amore interpretata da tanti artisti, che Fresu ha inserito nel suo progetto “Brotherhood” con Jan Lundgren e Lars Danielsson, e incluso nella raccolta dedicata alla serie di concerti “Cinquan’anni Suonati”, ha chiuso il concerto in un’atmosfera indescrivibile, come meglio il quartetto non avrebbe potuto fare.
Il rientro, da dietro le quinte, è scoppiettante: i quattro simpatici ed estrosi musicisti si piazzano sul margine anteriore del palco e con una coinvolgente presenza scenica intonano “Guarda Che Luna”, indimenticabile successo di Fred Buscaglione.
Allora, precisamente il 20 luglio del 2011, a Trinità d’Agultu, si esibì proprio la Brass Bang! nell’identica formazione di domenica scorsa al PalAntonello.
Oggi (Mercoledì) e Giovedì, rispettivamente 12 e 13 Dicembre, il trombettista sardo si esibirà al Brass Jazz Club “La Cartiera” di Catania, in duo con Daniele di Bonaventura.
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