La volta precedente Paolo Fresu si esibì al Brass Jazz Club La Cartiera di Catania assieme a Bebo Ferra, chitarrista che condivide con lui il progetto Devil Quartet. La settimana scorsa ad affiancarlo è stato un altro suo amico e compagno di tanti progetti musicali: Daniele di Bonaventura, bandoneonista marchigiano di Fermo, protagonista con Fresu di stagioni importanti, come quella che, tra l’altro, li vide protagonisti, nel settembre del 2008, al Town Hall di New York.
Nel 2011, arrivò poi la loro bellissima incisione, accompagnati dal gruppo vocale corso A Filetta, per la prestigiosa etichetta ECM: “Mistico Mediterraneo”. Adesso, li attende in Gennaio una super trasferta ad un festival a Santiago del Cile, ed a Maggio la loro seconda incisione per l’ECM. Insomma, Fresu – di Bonaventura è un duo candidato a restare negli annali della musica per l’eccellenza del loro prodotto musicale, ispirato da una comune “anima” mediterranea e dalla loro alta capacità espressiva, con il risultato di un eccezionale interplay.
Ormai l’attività di Paolo Fresu è entrata nell’antologia dei grandi musicisti che spaziano in lungo ed in largo per il mondo, condividendo progetti straordinari in cui egli, adattando la matrice jazzistica a vari generi musicali che hanno assunto valore nel tempo, senza confini di sorta, fa elevare con classe e tecnica la musica ad elemento di bellezza universale.
Daniele di Bonaventura, da eccellente bandoneonista qual è, non si è certo sottratto al modello dei due più grandi maestri di questo strumento, ovvero il grande Astor Piazzolla, morto nel ’92, e Dino Saluzzi. Con il secondo vi ha pure suonato insieme, mentre riguardo il primo, la splendida incisione pubblicata in Settembre dalla rivista Musica Jazz, “Daniele di Bonaventura & friends – Hage 20 años: Omaggio ad Astor Piazzolla” dedicata al grande maestro in occasione del ventennale della sua scomparsa, è il miglior biglietto da visita per accreditarlo tra i suoi più degni successori.
Riferendoci al concerto, c’è da dire innanzitutto che Renato Lombardo, art director del Brass Jazz Club La Cartiera, sta offrendo agli appassionati stagioni musicali eccellenti, con calendari importanti, prova ne sia il ritorno di Paolo Fresu a distanza di appena otto mesi dalla sua precedente esibizione.
La performance si è sviluppata su un ventaglio di proposte che ha compreso musica di varia estrazione, in parte già nota nel repertorio di entrambi, in parte no, come, ad esempio, alcune ballate recuperate dalla tradizione popolare o d’autore, compresa quella natalizia.
“Suonai questo pezzo non come avrei voluto farlo ma come lui avrebbe voluto ascoltarlo, da grande regista qual è”. Lo dice Fresu, parlando di “Non ti scordar di me” brano magnificamente recuperato e riarrangiato rispetto alla sua forma tradizionale, tra i più ricorrenti del loro repertorio in duo (lo presentarono tra l’altro dal vivo a L’Infedele, trasmissione di Gad Lerner su La7, la scorsa primavera), commissionatogli da Ermanno Olmi come parte della colonna sonora del film “Centochiodi”. Lì accompagnava le immagini di un battello che solcava le acque del Po, qui la tromba sordinata e il bandoneon deliziano per raffinatezza tecnica, con applausi a scena aperta.
“Se va la murga” è il terzo brano proposto, una vecchia canzone popolare uruguagia che il duo interpreta in forma colorata, ben ritmata ed articolata nella varietà dei temi.
Dopo una “Christmas song” dal dolce sapore di waltz, è la volta di “In sa notte profunda” antica e bellissima canzone sacra, che il duo rappresenta con grande trasporto, scritta da Pietro Casu, sacerdote e letterato di Berchidda, e quindi compaesano di Fresu. Il suo nome non passa inosservato a chi si reca nel piccolo centro della Gallura, poiché proprio a quel sacerdote erudito è intitolata la strada dove ha sede l’associazione Time in Jazz, organizzatrice dell’omonimo festival che si tiene in agosto da ben 25 anni.
“Lustrin” è il primo tributo ai maestri compositori argentini del bandoneon. Nel caso specifico ad essere omaggiato è Dino Saluzzi con un brano brillante, piacevolissimo, un jazz latino dove risaltano virtuosismi ed effetti di entrambi, alternativamente.
Paolo Fresu, sul finire, pensa anche bene di regalare alla platea uno dei suoi straordinari assolo a suono circolare, di quelli che fanno innalzare la musica e le emozioni al settimo cielo: cose che solo lui sa fare. Gli applausi, ovviamente, sono da standing ovation.
“My one and only love” è l’unico pezzo appartenente al repertorio più specificatamente jazzistico che il duo ha proposto nel corso della serata: lento, limpido, da grande atmosfera.
A seguire, una canzone tradizionale bretone, in pratica una ninna nanna con un bel motivo (ma caratterizzata da un testo durissimo, su cui Fresu ironizza) che il duo ritma alla grande ed arricchisce di variazioni.
Due brani, anch’essi lanciati in sequenza, tra jazz, temi etnici dal gran ritmo e bellissimi assolo, con un finale barocco, anticipano la parte conclusiva del concerto, dove, com’era prevedibile, è stato proposto piacevolmente un classico tango, stavolta più completo e duraturo di qualche intermezzo precedente.
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