di Guido Schillaci
No, la C maiuscola non è un errore di stampa. Intendo proprio parlare della Musica Classica.
Sono anni che mi spendo volentieri per diffonderla tra i giovani. Mi sembra un dovere sociale innanzi tutto, ma è anche un piacere per me. Forse sono un illuso. La conoscono sempre di meno e pensano che sia noiosa e difficile.
Non è vero ma forse si può lottare contro i media e la Televisione che da anni ha dichiarato guerra alla cultura in genere, al teatro e alla musica seria, cioè a due tra le più alte manifestazioni dell’uomo.
Ma fare ascoltare musica a chi ho vicino, siano essi amici o alunni non basta. Un concerto dal vivo coinvolge molto di più. Purtroppo i biglietti per i concerti costano e bisogna andare in città: Tutto diventa quindi più difficile.
A dire il vero ci sarebbe anche la possibilitàdi farli in paese i concerti, almeno d’estate. E non dico di portare Abbado o Muti e i Filarmonici di Berlino, ma magari un buon pianista, un cantante lirico emergente. Quando lo proponi a sindaci e assessori ti guardano strano e poi in genere si svolge il seguente dialogo:
-  Sindaco ma perche non fate un concerto di musica classica?
-  Professore, lei è pazzo. Alla gente non piace.
-  Non è vero
-  Le persone sono ignoranti. Non la capiscono
-  Meno di quello che lei pensa.
-  Io non la capisco.
-  Ma forse perché non la conosce.
-  Io quest’estate ho portato X. Faceva schifo, non ha più voce, me ne sono accorto pure io ma la gente le guardava le cosce e applaudiva.
-  E perché non ha portato Cicciolina allora?
(sorrisetto malizoso come a dire “magari potessiâ€Â)
-  La gente vuole questo.
-  Ma ammesso che sia vero, e non credo, la gente va educata.
-  E quando d’estate, col caldo?
(Dialogo fedelmente trascritto svoltosi tra me e un giovane sindaco della zona, peraltro amico mio e ragazzo intelligente)
Inutile: è parlare coi sordi. Poi però avviene il miracolo. L’assessore alla Provincia o alla Regione o a chissàdove, ti manda un concerto “classicoâ€Â: porta che so? un gruppo dei monaci ortodossi di Novosibirsk che cantano brani medioevali a voce sola.
Interessante diràqualcuno. Una rottura di palle tremenda invece. Perchè una musica difficile in una lingua incomprensibile e senza uno straccio di preparazione a monte diventa un supplizio per i malcapitati che vanno al concerto.
Non è musica da concerto estivo in ogni caso, e a stretto rigor di termini, non è neppure musica classica.
No! c’era scritto sul manifesto. E gli ignari che si sono fatti convincere per una sera a sentire “musica classica†non ci andranno più. Quella diventa allora, non un’occasione sprecata, ma un disastro culturale. Ottiene l’effetto opposto.
Come avvenne alle medie qualche anno fa. Insegnavo Educazione musicale e grazie ad una Preside intelligente ed attiva avevamo fatto l’abbonamento al Teatro Massimo. Portavo i ragazzi a vedere le opere adatte una o due volte l’anno. Naturalmente prima leggevano la trama ed il libretto, ascoltavano dei pezzi, vedevano la cassetta ed i ragazzi arrivavano consapevoli ed interessati allo spettacolo che li entusiasmava o quantomeno interessava. Naturalmente si sceglievano opere adatte, popolari e con una tematica comprensibile per i ragazzi.
L’anno che cambiai scuola il mio successore non trovò di meglio che portarli a vedere Kowantschina di Mussorgski cioè un’opera di quattro ore in russo che parla di contrasti politici e religiosi nel medio evo. Il tutto senza uno straccio di spiegazione. Andate a chiedere ai malcapitati di allora che cosa pensano tuttora dell’opera lirica.
Il linguaggio musicale colto, sia classico sia operistico, sia lo stesso jazz pretende, almeno all’inizio, una mediazione culturale specie da quando la musica cosiddetta leggera (oggi si dice pop) è diventata così povera e banale che di fatto ha diseducato il pubblico.
Oggi i teen ager pensano e non li disprezzo, ma li compiango, che Grignani sappia cantare, che Povia scriva testi interessanti e che Bocelli abbia una grande voce e sia un tenore d’opera. (Se qualcuno si meraviglia gli dico di andarlo a sentire senza microfoni).
Ma questo è un altro discorso.
Morale della favola: Chi amministra offrendo spettacoli gratis ai concittadini ha il dovere di divertirli ma se è possibile “anche†di farli crescere. Ammesso che la politica oggi non abbia deciso di fare tutto il contrario: di creare ignoranza, abbrutimento e appiattimento delle idee. Io da tempo lo sospetto.
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