Israele è determinato a aumentare la pressione su Hamas: un nuovo piano militare è già pronto per una invasione massiccia su Gaza. Lo ha reso noto ieri, lunedì 5 maggio, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, precisando che non sarà immediata: si attenderà la visita del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella regione in programma dal 13 al 16 maggio. Previsti lo sfollamento di centinaia di migliaia di civili dal nord e dal centro verso sud e, promette Netanyahu, la distribuzione di aiuti umanitari, almeno quelli essenziali e sotto stretto controllo, un piano che distinguerebbe tra Hamas e civili. La distribuzione avverrebbe, secondo quanto annunciato, attraverso società private, probabilmente americane.
Mentre cresce l’indignazione a livello mondiale, registriamo la nota di Don Enzo Caruso, parroco di Brolo.
Le parole di padre Enzo Caruso risuonano come un grido nudo e necessario, mentre il governo italiano ancora sta zitto e non si esprime in maniere indecorosa.
“La popolazione di Gaza sta pagando un prezzo incredibile e questa guerra va fermata subito.” In poche frasi, si concentra tutto il dramma di un conflitto che sembra non conoscere fine, e in cui le vittime sono sempre le stesse: i civili, i poveri, i bambini.
Si stima che oltre 50 mila bambini e innocenti siano già morti sotto le bombe, e il numero continua a crescere ogni giorno. Dietro le cifre, ci sono nomi, volti, sogni spezzati, giochi interrotti, famiglie cancellate. La guerra, che pretende di perseguire obiettivi strategici, geopolitici o ideologici, mostra il suo volto più spietato: colpisce chi non ha alcuna responsabilità, se non quella di essere nato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.
Padre Caruso descrive con lucidità e dolore una tragedia senza soluzione visibile all’orizzonte. Da una parte il governo israeliano, guidato da Netanyahu, che punta alla cancellazione dello Stato palestinese e alla completa occupazione della Striscia di Gaza. Dall’altra, Hamas e i suoi alleati che dichiarano di non fermarsi finché Israele non sarà cancellata dalla carta geografica. Due visioni radicali, inconciliabili, entrambe fondate sulla negazione dell’altro.
Nel mezzo, un’intera popolazione ridotta al silenzio, alla fame, alla morte. In mezzo, l’umanità dimenticata.
La riflessione più amara è che questa guerra, come molte altre, non la vincono mai i popoli. La vincono le ideologie, le armi, i piani geopolitici. La perdono le famiglie, i bambini, i malati, i giovani che non vedranno mai un futuro. La perdono i poveri, come ricorda con forza padre Enzo, costretti a vivere in un eterno presente di dolore, mentre il mondo osserva spesso con indifferenza, o con una parte già scelta.
Eppure, da parole come queste può partire una nuova consapevolezza. Non per schierarsi, ma per restare umani. Per non smettere di indignarsi davanti all’ingiustizia, per alzare la voce quando la pace viene tradita, quando il diritto internazionale viene ignorato, quando la vita umana è trattata come un danno collaterale.
Fermare questa guerra non è solo un dovere politico o diplomatico. È un dovere morale. E chi ha fede, chi crede in Dio, chi crede nell’uomo, non può che ripetere: basta. Ogni giorno che passa è un giorno in più di vergogna per l’umanità.
il post integrale del parroco brolese
La popolazione di Gaza sta pagando un prezzo incredibile e questa guerra va fermata subito. 50 mila bambini e innocenti uccisi e il numero cresce. Ma la storia di questi due popoli lascia intravedere che non ci sarà pace, perché le due forze che vogliono la guerra hanno entrambe obiettivi non raggiungibili. Netanyahu mira a cancellare ogni traccia di stato palestinese e occupare tutto il territorio di Gaza, a costo di continuare i massacri di innocenti. Hamas e alleati non si fermeranno fino a che lo stato ebraico non scomparirà dalla carta geografica. A pagare il prezzo saranno sempre i poveri.
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