Nel 27esimo anniversario della strage in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta è giusto ricordare, rammentare, non dimenticare, commemorare, “testimoniare” al di là delle poleiche di queste ultime ore.
Il 23 maggio del 1992, poco prima delle 18, sull’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, esplode una carica di tritolo. L’asfalto viene sventrato, e in quell’inferno di lamiere muoiono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Oltre 20 mila studenti saranno oggi a Palermo per commemorare le vittime della strage di Capaci e di quella di Via D’Amelio: 1500 di loro hanno raggiunto capoluogo siciliano a bordo della nave della legalità. Alle 10 le celebrazioni istituzionali, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone, luogo simbolo del maxiprocesso a Cosa Nostra, istituito proprio da Falcone Borsellino. «Sulle stragi che hanno dilaniato il nostro Paese lo Stato ha il dovere di accertare la verità. La magistratura sta lavorando» ha detto il ministro della Giustizia Bonafede. «Difendere sempre i valori della legalità» ha scritto su Facebook il vicepremier Di Maio. Il premier Giuseppe Conte ha deposto una corona d’alloro nel luogo della strage, sotto la Stele dedicata al giudice Falcone, la moglie e la scorta.
Nel pomeriggio poi i cortei: il primo partirà da via D’Amelio, il secondo dall’aula bunker. Si ricongiungeranno sotto l’Albero Falcone, in via Notarbartolo, per celebrare il momento del Silenzio alle 17,58, ora della strage di Capaci. «Morto Giovanni ero disperata – ha detto Maria, la sorella del giudice ucciso dalla mafia – ero disperata, pensavo che il grande patrimonio di idee che ci aveva lasciato potesse disperdersi. Ma mi sono tornate in mente le sue parole, il suo testamento morale. Sapeva che doveva morire, ed ha lasciato detto: “Gli uomini passano ma le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Ed io ho scelto i giovani. Per tenere viva la memoria di Giovanni»
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