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La rabbia? è una guerra nel cervello

Tutta colpa della rabbia. È proprio questo sentimento negativo, infatti, ad innescare  un micidiale conflitto di potere nel cervello. Una vera e propria lotta nella scatola cranica dove due componenti cerebrali fondamentali, ovvero la corteccia prefrontale e l’amigdala, entrano in contrapposizione mentre ira e disappunto si fanno spazio. Questa, in estrema sintesi, la tesi sostenuta dal neurologo Rosario Sorrentino, intervistato da Cinzia Tani nel libro ‘Rabbia l’emozione che non sappiamo controllare’ (edito Mondadori, 225 pagine), presentato oggi pomeriggio al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Stimoli, messaggi e sollecitazioni negative provenienti dalla società, dall’ambiente, dalla politica e dai mass-media, secondo il neurologo, producono una ‘rabbia sociale’ diffusa, soprattutto tra i giovani, come testimoniano gli accadimenti quotidiani riportati dalla cronaca giornalistica. Gli effetti collaterali che si producono hanno come bersaglio il cervello, e sono dovuti a una forte carica biologica che innesca una sorta di ‘conflitto di potere’ tra due componenti fondamentali del cervello umano: la corteccia prefrontale e l’amigdala. La prima, sede della ragione, saggezza e prudenza, la seconda luogo dell’istinto e dell’emotività. Ad avere la meglio in questa disputa è quasi sempre l’amigdala che, in virtù della sua attuale supremazia, fa prevalere ed esplodere rabbia e impulsi difficilmente controllabili. “La maggiore diffusione di paradigmi, esempi diseducativi, modelli che scaturiscono da talk show, dibattiti politici, confronti sportivi esasperati, eventi tragici e criminali della vita contemporanea – afferma Sorrentino – contribuiscono a trasformare il cervello in una sorta di ghiandola impazzita che secerne veleni e sostanze che favoriscono azioni, decisioni e comportamenti sconvolgenti”. Secondo il neurologo, il rapporto tra uomo e ambiente è diventato sempre più estremo al punto tale da poter ipotizzare una “vendetta della natura”, dove l’ambiente plasma e modella negativamente il cervello, sprigionando la parte più negativa dell’uomo contemporaneo: rabbia, aggressività e una moltitudine di impulsi. “Lo scenario è quello di un cervello sempre più in affanno che, anche con il contributo determinante dei ‘neuroni specchiò, assorbe e registra scene e realtà che – conclude il neurologo – hanno come sbocco finale quello di un effetto imitativo dannoso globale, che coinvolge soprattutto le nuove generazioni”.

Fonte www.libero-news.it

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