In un momento storico segnato da conflitti, escalation militari e tensioni geopolitiche crescenti, la Sicilia si ritrova ancora una volta nel cuore di uno scenario internazionale che la vede protagonista suo malgrado.
A denunciarlo, con parole dure e nette, è Fabio Granata, già parlamentare, da sempre contro le basi nato in Sicilia che in un appello vibrante mette sotto accusa la presenza delle basi militari americane e NATO sull’isola, in particolare quella di Sigonella e il sistema di comunicazione satellitare MUOS.
“La base militare di Sigonella è diventata un hub strategico per tutte le operazioni militari statunitensi nel Mediterraneo – scrive Granata – un perno fondamentale che supporta le missioni della Sesta Flotta americana nella regione”.
Non si tratta solo di una base logistica.
Sigonella ospita sistemi avanzati come la JTAGS (Joint Tactical Ground Station), in grado di ricevere e trasmettere dati satellitari cruciali per il tracciamento e il lancio di missili balistici. Un centro nevralgico, quindi, non solo per l’intelligence, ma per l’intero apparato bellico USA e NATO. All’interno della stessa base, la NATO ha collocato il Comando Alliance Ground Surveillance (AGS), deputato alla sorveglianza del territorio europeo e mediterraneo attraverso droni e strumenti di monitoraggio satellitare.
MUOS: l’orecchio e la bocca della guerra
Il quadro si completa con il MUOS (Mobile User Objective System), il controverso sistema di comunicazione satellitare installato a Niscemi. Un’infrastruttura cruciale per coordinare operazioni militari a lungo raggio, che consente alle forze armate statunitensi e NATO di comunicare in tempo reale con aerei, navi e truppe sul campo in tutto il globo.
“È dalla Sicilia che gli americani guidano i droni e le operazioni militari nel Medio Oriente e nel Mediterraneo – denuncia Granata – è dalla nostra terra che parte un supporto essenziale per guerre, distruzioni e operazioni di morte”.
Una verità scomoda, che porta a una conclusione allarmante: la Sicilia è diventata un bersaglio strategico.
Secondo Fabio Granata, la presenza di queste strutture militari rende l’isola un potenziale obiettivo per tutte le forze che si oppongono all’asse USA-NATO-Israele, responsabile – a suo dire – della “follia sanguinaria” che devasta oggi il Medio Oriente, in particolare a Gaza. “Mai come oggi – incalza Granata – la battaglia per la sicurezza e la libertà della Sicilia passa attraverso la lotta contro queste basi. Non vogliamo più essere complici della guerra. Non vogliamo essere bersaglio della vendetta”.
Il suo appello, che oggi rimbalza sui social e sui media, è chiaro: è tempo di riscatto, di scelta politica e morale.
“È in gioco la nostra sovranità, la nostra sicurezza, la nostra dignità. Basta con le basi militari sulla nostra terra!”.
Un grido che torna a far risuonare, con forza e urgenza, un tema che da anni divide l’opinione pubblica e che oggi, alla luce dei conflitti in corso, torna ad assumere un significato drammaticamente attuale.
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