Il cattivo di gusto della vignetta della rivista francese non deve e non può spostare di una virgola le convinzioni profonde che sono proprie del nostro modo di vivere e di intendere le libertà di stampa, di parola, e anche quella di satira. Charlie Hebdo fa da sempre una satira aggressiva, politicamente scorretta, irritante e a volte disturbante, quasi sempre brutta e a volte inopportuna. Lo sapevamo già, anche prima dell’attentato che ha colpito la sua redazione parigina il 7 gennaio 2015 dandogli notorietà.
La vignetta di Charlie Hebdo con le vittime del terremoto incastrate sotto le macerie definite “lasagne” è brutta.
Brutta assai, di pessimo gusto, non fa ridere, non ha senso alcuno.
Detto questo, però, dobbiamo metterci d’accordo sulla libertà di espressione e di satira.
Perché il cattivo di gusto della vignetta della rivista francese non deve e non può spostare di una virgola le convinzioni profonde che sono proprie del nostro modo di vivere e di intendere le libertà.
La satira è satira sempre, non possiamo innescare un meccanismo selettivo per cui va bene quando colpisce quelli che (erroneamente) identifichiamo come nemici e va male quando scherza con pessimo gusto e zero efficacia comica su una tragedia successa in casa nostra.
La satira gioca in maniera irriverente sui gay, sugli ebrei, sui negri, sulla politica, si omicidi e assassini… spesso fa ridere, sorrider, lasciarci indifferenti, e se siamo al centro di questa battuta anche piangere, perchè ci sentiamo toccati.
Ma anche quella è libertà di dire, esprimersi, pensare, fare.
Punto
Poi andiamo al buon gusto…. scrive Gramellini su questa vignetta” E meschina non perché attinge ai luoghi comuni più frusti sull’Italia (mafia e pastasciutta), ma perché i piedi che spuntano dalla lasagna potrebbero essere quelli della piccola Giulia che non si è riusciti a estrarre viva dalle macerie. La satira può uscire dalla testa o dalla pancia. Questa è uscita direttamente dal sedere (scusate, è satira)”.
Ultimo.
Non abbiamo usato la vignetta nel titolo, ne abbiamo parlato, e poi messa nel testo… anche questo serve a smontare una brutta vignetta.
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