Cultura

LE MAJARE – A Patti al Convento di San Francesco

…le figghie di l’infernu
Streghe di fora
Donne di ventu
furia e trona comu d’invernu
stutunu u focu e isunu u ventu…

Superstizione, religione e guarigione nella tradizione popolare Siciliana. Vernissage Mercoledì 28 – ore 11.00 convento di San Francesco Patti

Mostra di monili e reperti della sezione sacro e profano del Museo siciliano delle tradizioni religiose di San Salvatore di Fitalia, strumenti e oggetti delle antiche farmacie MUSEO STORICO DELLA FARMACIA DEL MEDITERRANEO “Prof. Antonio Imbesi” e del Piccolo museo della Farmacia di Naso del Dott. Maneri, ex voto della collezione privata di Arnaldo Martines;  foto esclusive della grotta della “Maga di Tindari” (Ass.Culturale Tindari), esposizione del Trittico di Gala del Senato pattese -1806

Sarano presenti il sindaco della Città di Patti, Mauro Aquino e il Direttore del Museo di San Salvatore di Fitalia Antonello Pettignano

 ore 21.15  

 “Le Majare”

regia: Cinzia Maccagnano

Musiche: Salvo Nigro

Majara e  madre: Margherita Smedile

  Madre Badessa e Donna Villa: Cinzia Maccagnano

  La superstizione  delle popolane: Marta Cirello e Stefania Di Stefano

U mazzamareddu: Marta Cirello

La majarìa –donna di fora: Gemma Lo Bianco

La malìa  – donna di fora  Giulia Lanzarotta

Con la partecipazione straordinaria di Antonio Silvia ne Le voci del mare

Videomaker: Antonino Madonia

Audio e luci: Arkaservice

Produzione: Ass. Teatro dei due Mari

Ingresso 8.00 euro

Ideazione e progettazione artistica: Anna Ricciardi

 

progetto grafico: Massimo Scaffidi  – G.A. visual

Il progetto le Majare, nasce da uno studio sulle fascinazioni delle figure delle maghe, delle streghe, delle majare e donne di fora, spiriti benigni e maligni  che per secoli hanno albergato nell’immaginario popolare siciliano.

Leggende lontane, credenze, suggestioni, usi e costumi popolari costituiscono l’ossatura di questo testo che racconta l’immaginario collettivo, il modo di leggere la natura, di interpretare il quotidiano, di demonizzare le paure,  di cercare la buona sorte, di mescolare devozione religiosa e paganesimo.

La ricerca prende le mosse dal ricco patrimonio della tradizione orale (le opere di Pitrè sono state le fonti privilegiate insieme ai racconti della gente dell’isola) che passa da una memoria all’altra, annodandosi di ricordi nuovi, di riproposizioni che avvolgono ancora più di mistero queste storie.

Si vuole evidenziare, attraverso la messinscena, la seducente stratificazione di simboli e di espressioni  oniriche:  gli aspetti allusivi e fantastici del testo si estendono  alle composizioni musicali che completano il tessuto drammaturgico.

L’obiettivo è quello di riscoprire la forza evocativa e magnetica della ricchezza culturale siciliana, spesso dimenticata o ingiustamente colpita da rivisitazioni stereotipate.

Lo spettacolo vuole restituire le voci più pure e antiche di un’isola senza i contorni folkloristici a volte banali e convenzionali, pur conservando l’originale lingua dialettale.

La messinscena, seppur presentando tre quadri di storie diverse – La Majara della Sicilia della Santa Inquisizione, la leggenda di Donna Villa (la maga di Tindari),  le Donna di Fora con un rimando alla favola del figlio  cambiato di Luigi Pirandello, trascina lo spettatore in un flusso emotivo e visionario.

 

Redazione Scomunicando.it

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