Attraverso la conoscenza della lunga tradizione della storia di Sicilia, delle sue storie che diventano leggende, dell’arte e delle dominazione e attingendo non solo al barocco che ha fatto preziosi quartieri e chiese dell’Isola, Marina Bellanti, raffinata restauratrice d’interni, ha creato la linea delle “Regine”, decorandole con uno studio di colori particolari dalle atmosfere bizantine.
Così Marina, innova un oggetto della tradizione isolana, le “teste di moro”, rendendole originali ed uniche.
Loro da secoli rappresentano un’icona dell’immagine della sicilia e decorano, da sempre, terrazze, balconi giardini e spazi- anche interni – di case, ricche e sontuose, ma anche dimore “normali”.
Lei le realizza e le decora in maniera alternativa. E questa è l’innovazione artistica.
“La simbologia dei colori è vitale nell’arte – dice – ed ho voluto ispirarmi a quelli utilizzati per decorare le chiese e le cattedrali Bizantine di cui la mia isola è ricca e non riportano direttamente al barocco Siciliano come le tradizionali”.
Così Marina, immerge la sua fantasia dentro colori e sfumature, mai uguali, rendendo le “teste”, oggetti unici, d’arte, fuori dal tempo, e la simbologia di questi colori e specialmente dell’oro esula la semplice decorazione per assumere un significato spirituale privo di orpelli che possano inquinare la purezza del colore..
E poi gli occhi, che caratterizzano questi oggetti, e quasi lo caratterizzano, sono sempre grandi e spesso sognanti mai bamboleggianti e la superficie della decorazione ha una finitura opaca al massimo satinata per dare naturalezza d’espressione e maggiore sobrietà.
Su l’ultimo ” Ville&Casali”, quello di agosto, la rivista le dedicata un ampio servizio, esaltando queste meravigliose “Regine” che nel sogno della Bellandi potrebbero divenatre una colezione dalla grande prospettive.
Nella declinazione dei colori ritroviamo una vera e propria strategia per la lettura dei simboli che gli oggetti racchiudono nella loro bellezza: i blu dei cieli stellati, l’Azzurro del nuovo giorno, i Verdi e i Turchesi, e l’Oro che – spiega l’artista – non è solo simbolo di regalità ma rappresenta l’elemento della spiritualità, il trascendente legato ai suoi bagliori.
Ed ancora lei afferma “Sono felice che il voler rinnovare, a modo mio, la decorazione di questi splendidi manufatti sia stata apprezzato” godendosi llo spazio che la rivista, ma non è la prima volta, le ha dedicato, utilizzando le foto di Nino Bartuccio, grande genio della fotografia con il quale l’artista collabora da anni.
E tornando alle Teste di Moro, loro raccontano di storie d’amore e gelosia, di vendetta e promesse vissute nell’anno 1000, epoca in cui la Sicilia era sotto la dominazione dei Mori.
Due le storie, che poi finirono anche nelle storie dei maestri del teatro dei paladini, ed anche nelle tavole dei cantastorie. La prima è quella di una giovane ragazza che proprio mentre stava curando le sue piante scambio il suo sguardo con un principe Moro. Lui se ne innamorò. Le dichiarò il suo amore in quello stesso istante e lei, spinta dalla passione, affermò di ricambiare. Il loro amore fu vissuto con intensità e senza freni, ma quello che lei non sapeva era che l’uomo fosse sposato e, anche se la famiglia del Moro era rimasta in Oriente, la triste verità arrivò comunque alle orecchie della ragazza siciliana che amareggiata dal tradimento decise di vendicarsi.
Una notte, mentre lui giaceva addormentato, lei impugnò un coltello e lo colpì a morte e poi lo decapitò, decidendo che la testa del suo amato dovesse restare accanto a lei, la trasformò in un vaso che riempì con del basilico perché questa pianta rappresenta “l’erba dei sovrani”: fu quindi un ultimo gesto di rispetto per il suo amato traditore. Depose infine la testa in balcone, dedicandosi ogni giorno alla cura di quel basilico che in essa cresceva innaffiandolo con le sue stesse lacrime.
C’è però una seconda leggenda: quella che vede una giovane benestante bianca innamorarsi di un moro di umili origini. Questo amore venne contrastato e punito con la decapitazione di entrambi gli amanti. La vergogna di questo amore impossibile è poi stata resa pubblica dalla famiglia di lei, che ha esposto entrambe le teste al balcone perché tutti le vedessero.
Da qui sarebbe nata la tradizione di comprare le Teste di Moro a coppia: in ricordo e in segno di perdono per i due innamorati assassinati.
Per info e acquisti, si può contattare l’artista su messanger.
https://www.facebook.com/marina.bellanti
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