Il Muro

LE SCELTE DI ENZA CAPUTO – “Ognuno ha un Sud da raccontare” … vivendo l’esperienza, a distanza, del suo paese… Castell’Umberto

Ho fatto una scelta, quella di svolgere il mio servizio civile all’estero e di “servire” l’altro, l’altro più bisognoso, è ho provato sofferenza per tutto quello che è accaduto nel mio paese, è stato come ricevere una pugnalata al cuore.

Perché sì, non mi sono arrabbiata ma ho provato tanta sofferenza.

Perché ti arrabbi quando leggi i commenti di Salvini: vive lontano da te, non è siciliano, non vive in un paese dove c’è un monumento all’Australia, non può vantare di avere nel proprio DNA i popoli più svariati ma soffri, quando a compiere certi gesti sono tuoi compaesani, persone della tua terra, magari persone che conosci bene e con la quale condividi tanti momenti.

Ed è molto meglio arrabbiarsi che soffrire.

Perché la sofferenza arriva dritta al cuore. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa abbiano provato questi ragazzi…a proposito, qualcuno ha chiesto il loro nome? Qualcuno sa da dove vengono?

Qualcuno sa perché hanno deciso di intraprendere un viaggio così lungo?

Qualcuno sa se hanno fratelli o sorelle?

Se hanno studiato?

Che sogni hanno?

Non credo, è più importante “fermare l’invasione!”, “Mamma li turchi”! Basterebbe ascoltarli, basterebbe avere un po’ di sensibilità, cercare di comprendere l’altro, un altro che ha una pelle diversa (non pensavo di dover ribadire ancora l’uguaglianza degli uomini e delle donne nel 2017) ma che è molto più simile a noi di quanto pensiamo.

Bisognerebbe studiare, chiedere e cercare di capire le migrazioni, con umiltà.

Perché sì, le migrazioni coinvolgono il mondo intero, non solo il nostro piccolo paese.

Ad esempio, in Ecuador, dove mi trovo da quasi un anno e dove sono stata accolta benissimo, arrivano prevalentemente dal Venezuela e dalla Colombia. In Ecuador, ci sono e convivono 14 nazionalità diverse; se nasci qui, sei ecuadoriano… forse più che “aiutiamoli a casa loro” sarebbe meglio che ci aiutassero un po’ a casa nostra.

Bisognerebbe avere l’umiltà di ascoltare e non avere paura.

Sulla paura hanno giocato i politici, per fare i loro interessi, le loro campagne elettorali ma io non ho paura. Io voglio ricordare il mio paese per tutte le persone che riempivano la Villa Sandro Pertini durante i dibattiti organizzati dal Nebrodi Art Fest; Per la solidarietà che i castanesi hanno dimostrato durante la raccolta di materiale sanitario, cibo e 100lt di olio (ah…sospiro, l’olio d’oliva) per i terremotati del Centro Italia ad agosto; Per i ragazzi e le ragazze che si sono spesi in Tanzania; Per l’ospitalità che la mia famiglia ha dato a Mariana, una signora albanese arrivata in Sicilia nel 1993; mi ricordo che Mariana mi pettinava sempre i capelli prima di andare a scuola e mi cantava in maniera nostalgica le canzoni che aveva nel cuore, che le ricordavano la sua terra, perché è sempre difficile abbandonare i propri cari, la propria famiglia, i propri luoghi, il proprio cibo…sempre.

Guardate il monumento all’Australia che c’è vicino al Municipio, questi ragazzi hanno le stesse speranze, preoccupazioni e aspettative che hanno avuto i nostri familiari.

I sentimenti e le emozioni sono sempre le stesse, in ogni luogo.

Condivido e mi approprio per un istante di questo pezzettino di canzone che mi ha dato conforto nei momenti di solitudine in questa terra lontana…

Veru chi ieni veru c’arrivinu i barcuna Su chini chini ‘i genti ca peddi troppu scura Si mutu li talii guardannuli nta l’occhia ci trovi la spiranza da luna intra la notti e notti scura scura, ci aggiuva na spiranza e l’unica spiranza iè chi dumani agghiorna ma mari no mari miu nun ti scurdari sta terra nfami e tristi sta terra chi resisti …

Anche io sono una migrante, ho vissuto in 5 città diverse e adesso mi trovo in America Latina.

Ho avuto parenti che sono andati in Australia ed in Germania, erano brave persone eppure venivano considerato come le peggiori persone, hanno vissuto sulla loro pelle le peggiori discriminazioni, eppure, ribadisco, erano brave persone.

Mentre erano discriminate, stringevano i denti e continuavano a lavorare per costruire il futuro dei propri figli.

Morivano nelle miniere del Belgio, morivano sui posti di lavoro.

Non ripetiamo gli errori passati.

Abbiamo gambe per spostarci e tante aspettative, questo non è un reato.

Adelante compañeros y compañeras!

Luchamos juntos sin miedo y con coraje, con la esperanzas que las cosas cambien!

Que viva la solidaridad, que viva!

 

 

 

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Redazione Scomunicando.it

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