Cultura

LIBRI – Omaggio a Giorgio Albertazzi

Adel Libreria Ar   pagine 68  10,00 euro 

Autore: Giorgio Albertazzi
Titolo: Omaggio a Giorgio Albertazzi
Collana: Adel
In appendice, un’intervista di Anna K. Valerio a Giorgio Albertazzi.

“Un po’ di vino sull’acqua del Tamigi…” Così nel ’44. Un po’ di sangue sull’acqua del Garda…
La forza di cuore (cioè nerbo e fierezza), se ce l’hai, è un dèmone. Dalla parte sbagliata ti ci tuffi, nella parte sbagliata ti ci rotoli finché sei impresentabile fino al ciuffo. È così. È giusto ed è giusto. È volo. È destino. E non riuscirai a pentirti, anche se ti andrà storto tutto.

 

 

Dicono alcuni e scrivono che Pavolini non avesse il senso della realtà.

Non ho mai visto Pavolini in faccia, non l’ho mai incontrato, purtroppo. Ho conosciuto un “ Pavolini “, si chiamava Mazzoni, era un ragazzo atletico di ventidue anni, tenente, due medaglie d’argento, umilissimo e profondamente modesto e totalmente esaltato. Si metteva alla testa di qualsiasi pattuglia pronto a qualsiasi missione dove ci fosse il rischio della morte. Non era troppo agevole stargli vicino e parlargli nel senso che qualsiasi cosa non fosse un rischio, o dell’intelligenza o dell’azione non lo interessava : cadeva allora in uno stato di mestizia. Quando Zuccari e i suoi ufficiali scelsero alla fine, in quella stanza di quella scuola elementare di Edolo e Corteno, di cedere le armi (sia pure a certe condizioni ) Mazzoni non disse una parola, uscì insieme a tutti gli altri ufficiali dalla stanza per raggiungere il proprio plotone.

Radunò i suoi soldati, dette gli ordini di consegna delle armi in quel luogo e a quell’ora, senza tradire nessuna emozione particolare, quindi uscì fuori(faceva molto freddo nell’alta Valtellina coperta di neve) raggiunse uno spiazzo sotto un abete e si fece saltare le cervella con un colpo di pistola.

Non aveva il senso della realtà Mazzoni?

L’avevamo forse noi, che ci barcamenammo tra un sospetto e una fuga per il rotto della cuffia, fra una paura e l’altra e un’impennata di coraggio? Ma quale realtà? Aveva il senso della realtà Gesù di Palestina? E Pilato ce l’ha, invece? Forse il senso della realtà è trovare il modo di barcamenarsi di entrare dentro o fra le pieghe del cosiddetto concreto? Secondo me Pavolini aveva perfettamente il senso della realtà : non si fa una guerra come quella, già perduta, se non per affermare proprio una realtà : essere disposti a morire per un’azione da compiere, un’estetica della morte.

Per informazioni e ordini: info@libreriaar.com – 0825.32239  

Redazione Scomunicando.it

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