Cronaca

LIQUIDAZIONI FALLIMENTARI COMPLESSE – A Patti, attenzionata la vendita dei beni dell’ex Ceramiche Caleca

Il Commissario Liquidatore revoca la già effettuata assegnazione e successiva cessione di alcune beni. Il ruolo dell’ASI

Una vicenda che parte dal 2012

Nel 2019 Achille Piritore venne nominato Commissario liquidatore del Consorzio per l’area di sviluppo industriale in liquidazione di Messina, per lo svolgimento di tutte le attività necessarie per la liquidazione del Consorzio ASI di Messina ed allo stesso attribuita la legale rappresentanza della gestione liquidatoria dei rapporti attivi e passivi del soppresso consorzio per l’area di sviluppo industriale di Messina. Ora, ad inizio dicembre, ha emanato una determina, complessa ed articolata, che certamente apre una problematica  questione sul fallimento e la dismissione degli impianti dell’ex Ceramiche Caleca.

La storia

Nel 1991, con contratto pubblico di cessione di suolo a scopo industriale, il Consorzio ASI di Messina cedeva alla società Caleca Italia s.r.l. (successivamente divenuta Ceramiche del Tirreno s.r.l.) un appezzamento di terreno di mq. 43.965 circa sito nel comune di Patti, in ragione di Lire 1.467 (pari a € 0,76) al mq oltre I.V.A. per essere destinato dalla società acquirente esclusivamente alla costruzione e gestione di uno stabilimento industriale tecnicamente organizzato per la produzione di ceramiche, terre cotte e prodotti affini. Ma nel 2013 questa società venne dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Patti con conseguenziale cessazione dell’attività industriale esercitata sul terreno oggetto del contratto di cessione con il quale la società cessionaria si obbligava, tra l’altro  a non cedere a terzi, a qualsiasi titolo, il
terreno acquistato o parte di esso, senza la preventiva formale autorizzazione del Consorzio, nonché a conservare, come minimo, i livelli occupazionali programmati in sede di relazione tecnica allegata
all’istanza di assegnazione, e che hanno costituito presupposto essenziale dell’assegnazione, in quanto hanno determinato la collocazione in graduatoria dell’assegnatario.

Un atto che prevedeva che eventuali variazioni al di sotto dei livelli occupazionali minimi previsti dovranno essere sottoposti alle valutazioni del Consorzio sulla base di una esauriente documentazione e che necessitava mantenere il tipo di attività industriale indicato nella domanda di assegnazione del terreno o altro tipo di attività industriale espressamente autorizzato dal Consorzio.

Obblighi che ora hanno carattere essenziale e l’inadempimento anche di uno solo di essi costituisce, per il commissario liquidatore, si legge nella determina dello scorso dicembre,  valida causa di risoluzione di diritto del contratto, in quanto le parti convengono al riguardo la clausola risolutiva espressa.

Nel tempo il Curatore Fallimentare ha venduto (anche) il terreno oggetto del contratto di cessione del 12.07.1991, – si legge ora – senza previa espressa e formale autorizzazione del Consorzio ASI di Messina, a due società ed in questi giorni è stato definito di revocare alla Curatela Fallimentare Ceramiche del Tirreno s.r.l. in Liquidazione (già società Ceramiche del Tirreno s.r.l. in Liquidazione e già Caleca Italia s.r.l.) il lotto di terreno ceduto.

Una procedura che prevede anche la registrazione dell’atto presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari di Messina e la restituzione alla Curatela Fallimentare, in persona del Curatore Fallimentare, della somma di € 24.982,30 pari al 75% della somma originariamente pagata e pari a € 33.309,74. Una procedura che ovviamente viene comunicata  alle società acquirenti, due società pattesi.

La situazione attuale

Dopo che pareri, relazioni, delibere e nomine di periti e legali, tutto da riempiere un bel faldone, il Commissario Liquidatore ha provveduto a revocare la già effettuate assegnazioni e successive cessioni di alcuni beni già assegnati.

Una brutta gatta da pelare, non solo sotto l’aspetto procedurale e legale, di certo non è un bel dono sotto l’albero di natale, visti gli investimenti fatti nell’area, dei  tempi lunghi che si prevedono per i ricorsi – dati per certi – e soprattutto per l’ipotizzabile, blocco di assunzioni e sviluppi futuri di filiere produttive e occupazionali.

 

 

Redazione Scomunicando.it

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