Cultura

LUCIANO ARMELI IAPICHINO – Il 28 Gennaio, presenterà a Brolo il suo ultimo saggio

L’evento era stato rinviato a causa di un grave lutto che aveva colpito una delle relatrici. Durante la serata, – alla sala Rita Atria, anche l’esposizione delle tele di Valeria Ingrassia “SALOTTO D’AVANGUARDIA PARIGINA”. Interverranno alla presentazione, condotta e moderata dall’avvocato Lina Bonina, insieme all’autore anche Irene Ricciardello (sindaco), Ornella Fanzone (editor) e  Nunziatina Lacchese (già Dirigente Scolastica)

 

SEMANTICA DI UN SENTIMENTO. VIAGGIO NELLE TERRE DELL’AMORE è il titolo dell’ultimo libro scritto da Luciano Armeli Iapichino. Questo sarà presnetato a Brolo il prossimo 28 gennaio, presso la Sala Multimediale “Rita Atria”.

Dalla prefazione al libro redatta dai  Ornella Fanzone 

“Cos’è l’amore? Onestamente non saprei, confessa Luciano Armeli.  Sembra così porre fine alla disputa semantico-filosofica, prima di dare fuoco alle polveri di questa dirompente, intensa prova d’autore, ricca di virtù poetiche e sentimentali, autentica cornucopia di preziosità letterarie, liriche e narrative, pozzo di San Patrizio di ragionamenti, lettere e confessioni, di occasioni d’oro per ritirarsi in… preghiera nell’isola che è già l’Isola da lui abitata, dove porre mano al bisturi che seziona e indaga le pene dell’Inferno (o dell’Amore?) e scava, fino a raggiungerne il fondo, fino a ottenere la remissione dei peccati e l’accesso al Paradiso terrestre: l’Amore. […]”

 

“Attorno a questo universo misterioso e meraviglioso, sfuggente e ingannatore si dipana il viaggio di Luciano Armeli come un Marco Polo scrittore, viaggiatore e mercante, alla febbrile ricerca delle meravigliose cose dell’Amore, da descrivere e fermare in questo suo Il Milione, perché Cristoforo Colombo non rimanga convinto di avere raggiunto il Catai. Perché fino a che l’uomo non trova l’autentica mappa del tesoro (l’Amore), è destinato ad essere come «mala gente che mangiano tutti gli uomini che posson pigliare, fuori quelli di quella contrada» […]

Il saggio di Armeli è stato stampato da “Leonida Edizioni”.

Sulla scrittura di Luciano Armeli Iapichino

L’autore – laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Messina, docente di Lettere e vicepreside, nato, cresciuto e residente a Galati Mamertino – ha pubblicato nel 2009 “Il Tiranno e l’Ignoranza” (Premio Internazionale Artistico Elio Vittorini), nel 2011 “Le Vene violate. Dialogo con l’urologo siciliano ucciso non solo dalla mafia” e nel Maggio 2014 “L’uomo di Al Capone. Tony Lombardo: dall’indigenza siciliana a “zar” del crimine della Chicago anni ’20”.

Ora approda alla saggistica con questa nuova opera.

Un filo che lega le sue prime opere è la Sicilia, terra complessa, che l’Autore, nei suoi scritti, ma anche nel suo impegno sociale,  indaga sotto molteplici profili.

“Il Tiranno e l’Ignoranza” è l’oscura analisi di un piccolo nucleo di viventi, Deertown – letteralmente “Città dei cervi”: il riferimento – chiaro e palese ma inevitabilmente destinato ad estendersi ampiamente a realtà vicine e lontane – è alle comunità dei Nebrodi. Da subito, il testo è apparso eccessivamente “critico”: in verità, l’autore lo ha concepito – lui stesso afferma – come “un atto d’amore, lo stimolo e l’ augurio di rinascita per un popolo nel tentativo di venir fuori dalle acque ristagnanti del baratro culturale”.
Armeli scrive, quasi parlando al lettore, nelle prime pagine di questo lavoro: “Questo libro è un’ibridazione letteraria: saggio, invettiva, velato romanzo. Il filo conduttore è sempre lo stesso: un uomo illuminato che quotidianamente lotta, nel tentativo di comunicare con uomini mediocri che hanno da tempo rinunciato ad essere cittadini, per diventare sudditi di un tiranno autocratico. È il tema ricorrente della solitudine dell’intelletto di ogni tempo tanto umanista quanto scienziato”.

Le vene violate. Dialogo con l’urologo siciliano ucciso non solo dalla mafia” è il secondo libro scritto nel 2011

Luciano Armeli lo scrive con il desiderio di sapere e di capire, di raccontare e far capire. Incontra la famiglia di Attilo, ne comprende il dolore e si lascia abbracciare in un rapporto che lega e va avanti , che diventa comunità di affetti, ricerca della verità e denuncia.

Un libro che fa male  alle Istituzioni, quelle assenti e che non hanno voluto vedere, a chi volge lo sguardo altrove per non vedere.

In una delle due prefazioni al testo, Sonia Alfano – Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia – scrive “Non è la classica ricostruzione del caso giudiziario ma una introspezione psicologica senza precedenti. In genere quando si parla di una vittima di mafia si racconta il post mortem: le indagini, le fasi processuali. In questo caso invece ci si sofferma sulle varie fasi della sua vita, in un turbinio di dettagli che potrebbero sembrare insignificanti e invece segnano una traccia nell’animo del lettore”.

E così Attilio, il medico “colpevole” come afferma Nichi Vendola nella sua prefazione – la seconda – paga con la vita  “La sua unica colpa, forse è stata quella di essere un luminare di urologia, una “eccellenza” di questo nostro Paese malato… Abbiamo bisogno di onorare Attilio Manca”.

Più recente – un anno fa –  la pubblicazione de “L’uomo di Al Capone. Tony Lombardo: dall’indigenza siciliana a “zar” del crimine della Chicago anni ’20”.

Qui Armeli racconta la storia di Antonino, un bambino di Galati Mamertino, che vede segnare la sua vita dall’emigrazione verso gli States che decimo molte comunità nebroidee.
“Una vera emorragia popolare, caratterizzata da viaggi della speranza che colpirà anche la famiglia galatese dei Lombardo: Giuseppe è il primo ad avventurarsi nel nuovo continente; Antonino lo seguirà qualche anno dopo, nel 1906, a diciassette anni”.
Simo agli inizi del 1900.

Antonio va a trovare la sorella Nunzia che già era emigrata “il grande passo transoceanico a bordo della Princess Irene ritagliandosi anch’essa una piccolissima parte nel copione reale dell’emigrazione di inizio secolo”. E da qui avviene la scalata nel mondo dell crimine di un “picciotto” galatese che intanto aveva americanizzato il suo nome in Tony.

Una scalata che lo portò a diventare il braccio destro, ma anche amico, consigliere,  fidatissimo sostituto di Al Capone, fono alle tragiche conseguenze.

 

Ma Luciano Armeli Iapichino è “importante”  anche per il grande lavoro di divulgazione, conoscenza, promozione, riscoperta che sta portando avanti su  Nino Ferraù, un intellettuale, scrittore, fine pensatore, poeta di un tempo che non ha tempo.

E tornando all’appuntamento del 28 gennaio a Brolo.

 

Durante la serata, le tele di Valeria Ingrassia “SALOTTO D’AVANGUARDIA PARIGINA”- che illustrano l’opera –  coloreranno il salotto letterario.

La pittrice pattese Valeria Ingrassia ne parla così:
“Nelle opere che fanno da cornice al libro, indago, dal di dentro, la complessità della psiche femminile, scavando nelle pulsioni più recondite dell’animo, mettendone a nudo gli umori più segreti, le fantasie più conturbanti, le innocenze accennate, esprimendone appieno la dicotomia sempre sospesa tra fragilità e sicurezza, abbandono e potere: alfa ed omega dell’intera vita. La donna incarna l’essenza stessa dell’eros, vivificatrice e mortifera, dispensatrice di piacere e dolore, di languida bellezza e conturbante sensualità, evaporazione dell’anima, il distaccamento totale dalla materia”.
Valeria, l’autrice dei quadri, poco più che trentenne , che si appresta a percorre la strada della piena maturità artistica, è cresciuta in un ambiente dove mare, terra, gente, tradizioni influenzano la visione della vita
Quindi per Valeria diviene impossibile sottrarsi al peso di una cultura che affonda le radici nella classicità e che si caratterizza per una forza evocativa difficilmente riscontrabile altrove.
Già dalla tenera età, grazie alla conoscenza della professoressa Giordano, sua docente d’arte alle scuole medie inferiori, si appassiona al mondo dell’arte e delle tecniche pittoriche.
Frequenta il liceo scientifico “Vittorio Emanuele III” di Patti, ma sente crescere sempre di più l’amore per il disegno.
Inizia il suo primo approccio pittorico – la prima vera sperimentazione – con le copie di Van Gogh, Degas, Munch e Cezanne realizzate ad olio.
Concluso il primo ciclo di studi finalmente si trasferisce a Palermo per buttarsi a capofitto dentro il mondo dell’arte. Qui consegue il Diploma Accademico di Decorazione presso l’Accademia delle Belle Arti.
La sua pittura, di matrice realistica, si ispira maggiormente ai grandi maestri operanti a cavallo tra il XIX e XX secolo, in special modo Cezanne, Manet, Van Gogh, Picasso.
Ma il percorso di ricerca espressiva di Valeria non si esaurisce: la giovane artista nasce come decoratrice, quindi il suo studio non si limita alla pittura ma spazia in diversi campi, dalla scultura agli assemblage, dalle tecniche miste a quelle incisorie, fino alla fotografia.
Nel 2007 si abilita all’insegnamento della disciplina “disegno e storia dell’arte” all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, sentendo crescere dentro di lei la passione a tal punto da farne il suo “pane quotidiano” essendosi abilitata all’ insegnamento della disciplina arte e immagine.

Parlando delle opere che esporrà a Brolo e che sono inserite nel libro di Armeli lei dice:

“Nelle opere che fanno da cornice al libro, indago, dal di dentro, la complessità della psiche femminile, scavando nelle pulsioni più recondite dell’animo, mettendone a nudo gli umori più segreti, le fantasie più conturbanti, le innocenze accennate, esprimendone appieno la dicotomia sempre sospesa tra fragilità e sicurezza, abbandono e potere: alfa ed omega dell’intera vita. La donna incarna l’essenza stessa dell’eros, vivificatrice e mortifera, dispensatrice di piacere e dolore, di languida bellezza e conturbante sensualità, evaporazione dell’anima, il distaccamento totale dalla materia”.

 

Redazione Scomunicando.it

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