Poliedrica location, regno del buon jazz, dell’arte, dell’impegno ludico e sociale, ma anche del buon vino, degli appuntamenti, di aperitivi curati e sapientemente schekerati, di “racconti di viaggio”… oggi uno dei luoghi cult di Caltanissetta dove passarci il capod’anno ma anche una cena di lavoro.
Giardini, scale, atri, verande, gallerie d’arte, ma anche salotti e un ottimo ristorante, appunto “la locanda dei tre re”.
Una villa ben ristrutturata, non solo per la scelta dei materiali ma per il gusto che li ha uniti, il segno classico con azzardi di design mai estremo, tutto amalgamato da una dose di raffinata cultura che fa sempre la differenza.
Al piano terra è ubicato il ristorante.
Infatti la villa era un monastero ubicato lungo la regia trazzera tra Naro ed Agrigento chiamata appunto dei Tre Re, limitrofa all’odierna villa.
Prenotazione non obbligatoria, ma consigliata, d’estate si mangia in giardino, e la cucina rimane aperta sin quasi mezzanotte.
Informazioni di contatto: Telefono 320 067 6202, ma anche facebook.
La Villa ha subito un primo ampliamento intorno al 1830, periodo in cui Giovan Calogero Barile successe al fratello Paolo con il titolo di Barone di Turolifi.
Stimato per gli ideali consacrati alla Patria, al lavoro produttivo e alle classi bisognose, a 23 anni debuttava nella vita pubblica con un programma ispirato ai sentimenti di virtù, di filantropia e di patriottismo ereditato dai suoi nobili avi.
In seguito il manufatto subisce ancora cambiamenti interni ed esterni per la modifica di una scala la cui realizzazione é indispensabile per accedere a due nuovi locali posti ad una quota maggiore, costituenti l’alloggio del sacerdote che regolarmente, in quel tempo, celebrava funzioni religiose private.
Tutta la costruzione venne conclusa, nella parte sud in stile eclettico, con un corpo che “abbraccia” la costruzione esistente, ed infine con una grande terrazza, che soltanto in un secondo momento sarà coperta da tetti a doppia falda con manto di copertura in tegole marsigliesi, ed inoltre in questa stessa occasione viene creato un ambiente destinato allo svago chiamato “torretta” in stile liberty, utilizzato secondo alcune testimonianze orali, dal barone per la coltivazione dei bachi da seta.
Alla morte del Cavaliere, nel 1891, per successione testamentaria,il manufatto passa alla moglie,in veste di usufruttuaria,e al figlio, il barone Enrico, come proprietario.
Quest’ultimo in occasione del proprio matrimonio con Costanza Lanza di Paternò Principessa di Mirto, fa restaurare la villa.
Dei lavori eseguiti, però, non é stata rinvenuta alcuna documentazione che ne chiarisca la consistenza.
Secondo alcune ipotesi di studiosi locali nel primo insediamento sono stati inglobati i resti di un antico monastero chiamato dei “Tre Re” risalente al secolo XI.
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