Cronaca

MARCO LA FAUCI – Era un ragazzo “brolese”, morto in Divisa, vent’anni fa

Era il figlio di Benita Condipodero e Gaetano la Fauci. Quella mattina, di vent’anni fa, morì, in un terribile schianto sulla Salerno Reggio Calabria. Era un giovane carabiniere.

Di fatto Marco viveva a Messina, ma la sua infanzia, d ‘estate, e poi quasi tutte le domeniche con la sorella Angela e con Salvatore, suo fratello maggiore, a Brolo ci viveva, nella casa dei nonni, aveva amici con i quali condivideva le prime esperienze adolescenziali, e si apprestava a vivere il “suo” futuro.

 

Quando si entra nel cimitero di Brolo, lui è lì.

Sulla sinistra, a guardar la gente che passa, nella sua foto in alta uniforme.

Una tomba ricca sempre di fiori, di pensieri, di nomi e di ricordi.

Spesso si vede Benita, sua madre, dalla bellezza mai sfiorita, sostare, sempre in lacrime di fronte alla lapide.

Un lutto mai sopito, condiviso con Gaetano, il marito, conosciuto quando giovanissimi, lui lavorava in Banca, appena aperta, a Brolo.

Così domenica dopo domenica per tutti, da vent’anni, è stata una consuetudine incontrarli, ora  spesso solo lei, inconsolabile, comprendendo come certi strappi non si ricuciono, nè si rammendano mai.

In auto erano in cinque quella mattina, giovani in divisa, amici, che ritornavano a Campobasso per completare il corso d’addestramento.

Poi lo schianto. Con Marco, che aveva 19 anni, muore anche Angelo Guglielmo. Altri restano feriti gravemente.

La notizia, anche se allora non c’erano ancora i social, arrivò immediatamente, rimbalzando da Sala Consilina a Messina e quindi a Brolo.

Una tragedia familiare e popolare, che coinvolse tutti, e poi lo strazio dei funerali con i compagni in divisa piangenti ad accompagnarlo nella tumulazione a Brolo, vicino i nonni.

Il vuoto.

E presso quella tomba si vedono spesso anche i bambini delle elementari… per loro Marco è un esempio.

Giovane, premuroso, studioso, determinato.

Oggi su facebook si legge il pensiero della sorella Angela: “lo so che sei sempre accanto a me…vorrei solo 5 minuti…mi basterebbero” che segnano quello spazio nero ed i commenti degli amici che lo ricordano ancora, che rivedono quel ragazzino giocare sui marciapidei di via Libertà, sono il segno che il tempo non ha cancellato nessun ricordo.

 

 

Da leggere i Condipodero….

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Redazione Scomunicando.it

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