– di Corrado Speziale –
È stata da poco pubblicata la raccolta, opera omnia, della poetessa popolare messinese Maria Costa, classe 1926, nata e vissuta nelle Case basse di Paradiso, morta nel 2016. Il volume “Poesie e prose siciliane” (Pungitopo, 2020) nato su iniziativa del Centro studi “Maria Costa”, ripropone sei pubblicazioni della poetessa, dal 1989 al 2013.
Ben vengano iniziative editoriali come questa: Maria Costa è senz’altro un patrimonio immenso della cultura popolare siciliana e in particolare messinese. Negli ultimi anni della sua vita, ormai alle soglie dei novant’anni, fu considerata la più grande poetessa popolare del nostro tempo. Lei, nata e vissuta alle Case basse di Paradiso, da semplice autodidatta, tra dure esperienze di vita e pulsioni ed ispirazioni poetiche e narrative, ha “cantato” luoghi, personaggi, leggende e tradizioni di Messina, del suo mare, e incantato con i suoi versi.
“Poesie e prose siciliane” (Pungitopo, 2020), è una raccolta di pubblicazioni, un’opera omnia che rende fede a Maria Costa, alla sua memoria ed in particolare allo straordinario bagaglio poetico dialettale che lascia come patrimonio alla Sicilia, a Messina e all’area dello Stretto. L’opera è nata su iniziativa del Centro studi intitolato alla poetessa, presieduto da Lillo Alessandro. Eccellenti i contributi che aprono il volume: l’introduzione è di Sergio Todesco, la prefazione di Giuseppe Rando, due studiosi notoriamente vicini alla poetessa. Sono sei le opere riproposte nella raccolta, disposte in ordine cronologico: A prova ‘ill’ovu (Pungitopo, 1989), Cavaddu i coppi (Pungitopo, 1993), Scinnenti e muntanti (Edas, 2003), Ventu cavaleri (Edas, 2005), Mari e maretta (Antonello da Messina, 2010), Àbbiru Maistru (Pungitopo, 2013).
Il volume è destinato ad un vasto pubblico di appassionati di letteratura dialettale siciliana e certamente segna un passaggio cruciale nell’editoria del settore.
Ma non sta mancando qualche disappunto da parte di chi Maria Costa l’ha conosciuta e frequentata, coinvolgendola in molte attività dell’associazione Alamak – Sebastiano Mafodda in ricordo dei quattro marinai deceduti nella tragedia del “Segesta Jet”, il 15 gennaio 2007. La motivazione: Àbbiru Maistru, testo dal peso specifico enorme nella carriera della poetessa – essendo, tra l’altro, l’ultimo pubblicato in vita – era stato prodotto grazie all’iniziativa e all’impegno, anche economico, proprio dell’Associazione Alamak – Sebastiano Mafodda, presieduta da Francesco Musciumarra.
Messaggio che noi raccogliamo, alla luce dei fatti. Il rischio dell’oblio: ogni opera omnia, in quanto tale, tende a spiazzare le precedenti singole pubblicazioni. Cosicché anche le altre opere, qualora ne avessero avuto le caratteristiche, avrebbero meritato la stessa attenzione. Perché non v’è dubbio che ad ogni esperienza di Maria Costa sia collegata una storia, un’evocazione, un gesto da ricordare. A scanso di equivoci: nessuna intenzione di “tirare per la giacchetta” la nostra cara e indimenticata poetessa del mare, il cui ricordo indelebile è patrimonio di tutti.
Ma la riedizione di un libro inserito in una raccolta non può tradire il passato, tra l’altro per nulla remoto, che lo ha concepito. Equivarrebbe a cancellarne la storia e dissolverne i contenuti.
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