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MEMENTO – Sergio… eri speciale!

Aveva cambiato modo di fare giornalismo ed era diventato un punto di riferimento per tanti. Sono passati 365 giorni…

” il giornalista … deve avere la chiamata, la vocazione, sentire la missione”

(Tiziano Terzani)

Un giornalista, un amico, un collega, un ragazzo che era diventato un uomo vivendo in redazione, forse lo era stato da sempre Uomo. E oggi ti accorgi che il ricordo, anzi i ricordi, non si affievoliscono, rimbalzano, riempiono, si avvertono e mancano le sue battute, la sua arguzia, il suo senso della notizia, la sua presenza. Avremmo voluto sentirci raccontare quello che è accaduto quest’anno, parlare di sport, di fatti, ridere delle sue battute leggere il suo sarcasmo nei post…

Un anno è passato.

Calcolando lo scorrere del tempo  i ricordi diventano spesso più bui, assumo valori di immensità, di vuoto, ma poi ritorna il suo sorriso, la battuta pronta, l’ironia, con la voglia di prendere il telefono, chiamarlo, confrontarsi sui fatti.

Un anno è passato.

Torniamo con il ricordo quando è giunta la notizia, che eppure aspettavano, ma credevamo nel miracolo, nell’impossibile, nella scienza medica sconfitta dall’amore e dalla stima che lo circondava. Una notizia che congelò cuore ed anima. “Sergio non ce l’ha fatta”… e tutti noi con la mente a rincorrere primo fra tutti tuoi affetti, affranti, distrutti e poi ad abbracciare i tuoi sogni infranti.

Ora è passato un anno.

Immaginiamo, anzi lo vediamo, l’amore che la sua famiglia non gli fa mai mancare nel ricordo e ci piacciono gli omaggi che la gente  fa nei suoi confronti, come oggi, che inondano i social, inorgogliendoci dell’essergli stati amici.

Così ci siamo preparati a questo anniversario. Il primo, che diventa un simbolo.

La morte di Sergio Granata è stata la perdita di un giornalista che ha attraversato tutti i media. Lui ha cambiato modo di fare giornalismo ed è diventato un punto di riferimento per tanti. Il suo volto era ormai diventato familiare per molti, con servizi che mettevano in luce lo scrupolo nel fornire le notizie e la giusta dose di curiosità. Il giornalismo lo aveva nel sangue ed ancora risuona l’applauso di tanti suo colleghi che gli, a lui, hanno dedicato mentre, lottando in ospedale tra la vita e morte, fermando di lavori di un convegno a Sant’Agata Militello. Un tributo doveroso di una categoria che lo rimpiange ancora.

“Nessuna scuola potrà mai insegnarti la missione, non ti dà quella cosa in più di cui hai bisogno: la vocazione. E certe scuole di giornalismo mi hanno fatto l’impressione di essere frequentate da seminaristi senza vocazione. Se uno fa il meccanico e lo fa bene, nulla da dire; ma se uno fa il prete, per farlo bene deve avere qualcosa in più. E il giornalista è come il prete: deve avere la chiamata, la vocazione, sentire la missione”.

Tiziano Terzani

Redazione Scomunicando.it

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