Basilio Ridolfo, il sindaco, lo indica come: Un uomo perbene al servizio della collettività
“Sala Consiliare Giuseppe Marchese – Sindaco Bracciante (1925-2008)”
Questo il nome che da oggi porta il cuore istituzionale del Comune di Ficarra, intitolato a una figura che ha segnato la storia politica e sociale del paese e dell’intero territorio nebroideo. Un gesto carico di memoria, simbolismo e gratitudine verso un uomo che ha vissuto la politica, in tempi difficili e di grande contrapposione ideologica, con coerenza, onestà e passione civile.
La cerimonia ufficiale si è tenuta l’1° agosto 2025, nel centenario della nascita di Marchese, alla presenza delle autorità civili, dei consiglieri comunali, dei familiari del compianto sindaco e di numerosi cittadini.
Momento solenne, partecipato e denso di emozioni, culminato con la scopertura della targa commemorativa e l’intervento del sindaco Basilio Ridolfo, che ha voluto rendere un omaggio lungo, sentito e lucido, tratteggiando la figura di Giuseppe Marchese con l’affetto dell’allievo, la consapevolezza dell’amministratore e il rigore dello storico.
Un uomo perbene al servizio della collettività
«Questa sera siamo qui per rendere omaggio a un uomo straordinario – ha esordito Ridolfo – che ha dedicato la sua vita al servizio della nostra comunità e alla difesa dei diritti dei lavoratori». La proposta di intitolare la sala consiliare a Marchese è nata dal gruppo consiliare “Ficarra Bene Comune” ed è stata approvata all’unanimità dal Consiglio comunale il 17 aprile scorso, un dato che già testimonia il valore condiviso della figura dell’ex sindaco.
Marchese, bracciante e comunista, fu sindaco di Ficarra dal 1967 al 1975 e poi ancora dal 1980 al 1981.
«Fu un uomo che conobbe la fatica e la dignità del lavoro – ha ricordato Ridolfo – e che nella sua lunga militanza politica e sindacale seppe incarnare quella visione alta e disinteressata della cosa pubblica che oggi, purtroppo, appare sempre più rara».
Etica e politica, secondo Aristotele
Nel suo intervento, il primo cittadino ha citato Aristotele e Machiavelli, tracciando una netta distinzione tra la politica come arte del bene comune e la politica come gestione del potere personale:
«Marchese è stato un autentico interprete del legame tra etica e politica, nella misura in cui l’una non può esistere senza l’altra. Era lontano anni luce da chi fa politica per interesse o ambizione personale. Non cercava potere, cercava giustizia».
Ridolfo ha voluto sottolineare la dimensione umana di Marchese: uomo discreto, misurato, rigoroso e affettuoso. Marito della signora Giuseppina Formichiere, padre e nonno amorevole, punto di riferimento per i giovani militanti del PCI, ai quali seppe trasmettere un codice di condotta fatto di rispetto, coerenza, ascolto e dignità.
«Frequentavo la sezione del Partito Comunista negli anni Ottanta – ha ricordato Ridolfo – e posso testimoniare quanto fosse riconosciuto da tutti come un leader naturale. Una presenza autorevole, discreta, capace di analisi e di sintesi. Un maestro silenzioso che ci ha insegnato cosa significa essere al servizio degli altri».
Il momento forse più commovente è arrivato con la lettura della lettera di dimissioni che Marchese scrisse nell’agosto 1981, in cui si legge:
“È stato sempre nel mio costume di lavoratore e di comunista dare il massimo impegno nell’espletamento dei compiti derivanti dalle cariche cui sono stato chiamato. Credo, mi sia consentito, di non avere fino ad oggi minimamente derogato a tali responsabilità.”
Parole che, secondo Ridolfo, «esprimono la straordinaria statura umana e politica» dell’uomo a cui oggi è stata intitolata la Sala Consiliare, il luogo più alto della rappresentanza civica del paese.
Le lotte contadine e lo “sciopero alla rovescia”
A rendere ancora più intensa la giornata è stata la presenza di Alfio Mannino, segretario generale della CGIL Sicilia, che ha ricordato Marchese anche nel suo ruolo di sindacalista e leader delle lotte contadine degli anni Cinquanta.
«Quella di Giuseppe Marchese è una vicenda umana, politica e sindacale importante – ha detto Mannino – È la storia di chi ha lottato per i diritti dei braccianti, di chi ha portato dentro le istituzioni la voce di chi lavora nei campi, di chi non si è mai piegato».
In particolare, Mannino ha ricordato lo storico episodio dello “sciopero alla rovescia”: i braccianti, invece di incrociare le braccia, si misero a zappare le terre incolte dei feudi, sfidando il potere baronale e reclamando dignità. Una forma di protesta pacifica e costruttiva che ha fatto scuola.
Anche Vittorio Tumeo, che ha presieduto la seduta del consiglio comunale, ha voluto sottolineare il valore simbolico dell’intitolazione: È stato un onore per me presiedere la seduta straordinaria in Adunanza aperta del consiglio comunale di Ficarra in cui abbiamo votato con piacere la proposta del gruppo di minoranza “Ficarra Bene Comune” di intitolare la Sala consiglio a “Giuseppe Marchese Sindaco Bracciante”. L’intitolazione di una sala consiliare a un sindaco bracciante è certamente un atto che sottolinea l’importanza di riportare nelle istituzioni locali la memoria delle lotte contadine in Sicilia e dei loro protagonisti. I consigli comunali, infatti, sono da sempre il cuore pulsante della vita politica di una comunità. Ma per questi personaggi hanno rappresentato qualcosa di più: sono stati, con la loro integrazione nella politica locale, anche uno spazio di riscatto istituzionale, ottenendo quella visibilità politica senza la quale non avrebbero potuto promuovere un cambiamento vero nelle politiche agrarie e sociali. Per me, non solo da Presidente del consiglio comunale, ma anche da studioso in formazione di Storia delle istituzioni politiche, è stato un momento emozionante.
Un’eredità ancora viva
A cent’anni dalla nascita, l’eredità di Giuseppe Marchese è ancora viva e pulsante a Ficarra. Non solo nelle istituzioni, ma anche nel sentire comune della cittadinanza che ne ha riconosciuto la grandezza semplice e autentica.
Un’eredità che si nutre di coerenza, di ascolto, di servizio. Che cammina sulle gambe di chi continua a credere in una politica capace di migliorare la vita delle persone, non di calpestarla.
«Con questa intitolazione – ha concluso il sindaco Ridolfo – vogliamo ricordare e onorare la memoria di Giuseppe Marchese, e continuare a ispirarci ai suoi valori. Grazie Sindaco Marchese. La sua memoria vivrà per sempre in queste mura e nel cuore della nostra Casa Istituzionale».
Nino Pizzino, sindcalista e capogruppo d’opposizione, dopo aver ringraziato Alfio Mannino per il suo prezioso e puntuale intervento: “il tuo contributo è stato importante per tutti noi ed è stato apprezzato da tutta la comunità ficarrese preseente” visibilmente soddisfatto ha evidenziando che quel che è stato fatto a Ficarra può essere definito come pezzo di Sicilia che non si è piegato. Una testimonianza che, oggi più che mai, diventa faro.
La targa apposta all’ingresso della Sala recita:
“Sala Consiliare Giuseppe Marchese – Sindaco Bracciante (1925–2008)”
Poche parole, un mondo intero. Un pezzo di memoria di Ficarra che diventa testimonianza
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