Il comitato “Vogliamo l’acqua dal rubinetto” presenta un dettagliato dossier
In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, presentato in conferenza stampa il “Dossier acqua a Messina”, da cui emergono dati che confermano le condizioni critiche in cui versa la città. Basti pensare che nel silenzio generale risulta ancora in vigore l’ordinanza con cui il sindaco a settembre 2024 aveva limitato l’utilizzo dell’acqua ai soli fini igienico-sanitari.
Ne deriva che l’acqua a Messina a distanza di sette mesi non sarebbe ancora potabile. Nel corso della conferenza stampa tenutasi nella Sala Ovale di Palazzo Zanca, gli esponenti del comitato “Vogliamo l’acqua dal rubinetto” hanno reso note le problematiche legate alla qualità dell’acqua e del servizio/disservizio idrico, aggravate dalla mancanza di trasparenza. Riflettori, inoltre, sul “caso arsenico” di Contesse e sull’insostenibilità del ponte sullo Stretto in relazione all’approvvigionamento idrico. Il dossier è stato illustrato da Francesco Mucciardi, Nicola Arena, Giovanni Tomasello, Daniele Ialacqua e Mariangela Pizzo.
L’acqua di Messina è potabile? Se tale quesito è “esplosivo” per gli esponenti del comitato messinese “Vogliamo l’acqua dal rubinetto”, per la popolazione è quantomeno inquietante.
Questo e vari altri interrogativi sono stati posti ancora una volta all’Amministrazione comunale e all’AMAM, rafforzati e supportati dalla ricerca capillare sul territorio e dalla condivisione delle problematiche in base all’ascolto dell’utenza, con i disagi denunciati e messi nero su bianco in questi mesi da un fiume di firme dalla portata sempre più crescente. Cosicché, il comitato spontaneo, nato in città ad ottobre dello scorso anno e sempre più cresciuto attraverso i sit-in e le assemblee auto-organizzate sulla questione dell’emergenza idrica, non le manda a dire e rilancia, rivolgendosi finanche alla procura della Repubblica. L’obiettivo è accertare se siano riscontrabili violazioni della normativa vigente, in particolare del Dlgs n. 18/2023 sulla salvaguardia della salute pubblica, della salubrità dell’acqua a consumo umano, nonché sulla trasparenza dei dati sulla produzione, gestione e qualità dell’acqua potabile.
“A tutt’oggi risulta essere vigente l’ordinanza contingibile e urgente n. 151/2024 con cui il sindaco del Comune di Messina raccomanda di utilizzare l’acqua ai soli fini igienico sanitari”. Lo ha scritto l’ASP lo scorso 5 marzo, in risposta ad un’istanza del comitato, basata sulla circostanza che il sindaco nel corso della crisi idrica aveva ordinato ad AMAM di immettere nella rete idrica le acque provenienti dai pozzi Briga 1, Briga 2, Busà e Cucinotta, di cui – si spiega nel dossier – “dice sia stata verificata potabilità mediante analisi effettuate da laboratorio certificato ed accreditato, in attesa del completamento della già avviata procedura per ottenere il rilascio del giudizio di idoneità da parte dell’Azienda sanitaria Provinciale (…)”. Che ha risposto con la nota che conferma il regime dell’ordinanza.
Per cui, adesso, sulla potabilità dell’acqua in città occorre assolutamente e velocemente trasparenza e chiarezza. Altrimenti si tratterebbe di una conclamata emergenza dalle conseguenze tristemente prevedibili. Le deduzioni del comitato sono chiare: “È inammissibile che nella 13.ma città italiana, da sette mesi, bar, ristoranti, ospedali, istituzioni pubbliche, cittadini sono stati costretti ad utilizzare acqua non potabile per ordinanza. Oggi avremmo voluto illustrare i dati della qualità dell’acqua a Messina, ma non ce li hanno dati nonostante le nostre ripetute richieste. Eppure – prosegue la nota diffusa dopo la conferenza stampa – per legge e secondo la Carta dei servizi di AMAM, i dati vanno pubblicati e addirittura comunicati direttamente ai cittadini insieme con la bolletta. Perché non lo fanno? Ci sono forse criticità nell’acqua che beviamo che non vogliono dirci? Sapere che acqua beviamo è un diritto che ci viene negato”. E ancora: “La mancanza di trasparenza e pubblicità degli atti e dei dati sull’acqua a Messina è inaccettabile, organizzeremo nuovi sit-in ed iniziative di protesta e di denuncia fino a quando non saranno resi noti tutti i dati: dalla qualità dell’acqua erogata all’arsenico di Contesse, dai dati sull’acqua dei nuovi pozzi immessa a settembre scorso nella rete cittadina, ai macro-indicatori di ARERA per misurare la qualità del servizio idrico”.
Disagi e carenze.
Nel corso della conferenza stampa, tra l’altro, è stato illustrato un resoconto sulle interruzioni dell’erogazione idrica e sull’inquinamento dell’acqua su segnalazione di cittadini negli ultimi due – tre anni: criticità confermate dai macro-indicatori di ARERA – Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente. Per quanto il comitato abbia potuto rilevare, in considerazione della carenza di dati trasmessi e/o pubblicati da AMAM, Messina è messa malissimo quanto a perdite idriche e interruzioni del servizio (M1 – M2). Altrettanto lo è per il sistema fognario e lo smaltimento dei fanghi da depurazione (M4 – M5). Dopodiché, la sorpresa: Messina sarebbe tra le migliori città riguardo alla qualità dell’acqua (M3). Perché allora AMAM non rende pubbliche tali risultanze, visto che è previsto per legge…? E ancora, sarebbe tra le migliori riguardo all’acqua depurata (M6). Ma i tecnici della Stretto di Messina Spa hanno rivelato di non poterla riutilizzare per altri usi. E se lo dicono loro…
Uno studio interessante, capillare, condotto dal comitato, deriva dalla voce dei cittadini dei vari quartieri di Messina che hanno partecipato a banchetti e sit-in sull’argomento. Giusto per fare un esempio, indichiamo i tempi di erogazione giornaliera da novembre dello scorso anno a febbraio di quest’anno: Corso Cavour – Municipio: 2h 30min; stesso tempo ad orari differenti, Via La Farina (pressi Ist. Nautico); Via Acqua del Conte: 3h; Zafferia: 4h; Piazza Duomo: 3h 30min; Giostra – Ogliastri: 7h; San Licandro: 4h 30min; Giostra – Ritiro: 1h 30min; Viale Regina Elena (pressi superm. Decò): 6h a giorni alterni; Via Ghibellina: 4h 35min; Via Amici: 1h 30min; Via F. Bisazza: 1h 30min a giorni alterni; San Michele: 3h; Gazzi – Policlinico: 3h; Villetta Paino: 7h 30min; Provinciale: 1h (acqua di colore giallo!); Ganzirri: 6h; Minissale: 1h. In Via La Farina quartiere Ferrovieri manca l’orario, ma in compenso c’è indicato il colore: marrone!
Il caso dell’arsenico a Nizza di Sicilia e a Contesse, popoloso quartiere della città.
Nel raddoppio ferroviario Giampilieri – Fiumefreddo, sta operando il consorzio costituito da Webuild e Pizzarotti. “La presenza di arsenico nelle acque è solo una delle situazioni di pericolo per la salute degli abitanti. Si aggiunge all’aggravio sulla viabilità generato dalle carovane di camion che trasportano materiali di scavo generati dal lavoro delle TBM (Tunnel Boring Machine, comunemente definita “talpa”, ndr), alle polveri che sollevandosi nell’aria preoccupano chi si trova in prossimità dei cantieri e al rumore causato dalle lavorazioni e dal traffico veicolare” riporta il dossier, in cui si spiega la genesi e il divenire della problematica. “Intanto – si spiega ancora – dopo il sequestro da parte della magistratura avvenuto a Nizza, pari provvedimento è stato emesso per i materiali di scavo stoccati ad Alì Terme e al Villaggio UNRRA di Contesse. Le criticità legate alla presenza fuori soglia dell’arsenico nelle acque e nei materiali di scavo ha generato proteste dei cittadini e prese di posizioni istituzionali, ma tutto questo avviene timidamente…”
Immancabile, ovviamente, il riferimento e la proiezione di tutto ciò alle conseguenze che si avrebbero con i lavori per il ponte.
Acqua e ponte sullo Stretto: il gioco dei tre pozzi…come quello delle tre carte!
Lo scorso 11 marzo, due tecnici della Stretto di Messina Spa, intervenendo in audizione nella Commissione ponte del Consiglio comunale, avevano rassicurato che l’opera non avrebbe “rubato” l’acqua ai messinesi e che quest’ultima sarebbe stata attinta da tre nuovi pozzi sulla costa jonica. E ne sarebbe persino avanzata a vantaggio della città.
“Niente di più falso!” si “urla” nel dossier. “I pozzi non sono stati scoperti dalla Stretto di Messina ma individuati nel Piano d’Ambito del Servizio idrico integrato dei comuni della provincia di Messina (Ato 3) del 2022. Cosicché, “prenderebbero non solo l’acqua destinata a Messina ma anche quella dei comuni limitrofi per gli interessi dei cantieri dl ponte”.
Alla Stretto di Messina Spa sostengono che per il ponte serva il 6-7 per cento dell’acqua dei messinesi. “Falso!”, si esclama ancora nel dossier. Attraverso un giro di calcoli, con riduzione del 53 per cento da perdite idriche e del 30 per cento dalla carenza estiva, l’acqua per i cantieri del ponte si attesterebbe sul 18-20 per cento di quella che giova ai messinesi.
Dunque, “Quale eccedenza? 5 milioni di litri al giorno per i cantieri del ponte? Renderanno sempre più critica la disponibilità di acqua in città. Una follia!”
In fin dei conti, il ritorno allo slogan da cui tutto ebbe origine: “Vogliamo l’acqua dal rubinetto, No al ponte sullo Stretto”.
In conclusione, il comitato ha lanciato un appello per l’acqua pubblica, con richiesta ai sindaci del messinese dell’Ato 3 di “autoconvocarsi e di riprendersi la gestione diretta del Servizio idrico integrato dell’ambito, contrastando le mire privatistiche della Regione per il tramite del suo commissariamento dell’ATI messinese”.
Corrado Speziale
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