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Messina – Beni comuni e istituzioni partecipate.

 

Il lungo percorso che ha portato all’affermazione, alle ultime elezioni amministrative, di Renato Accorinti e della nostra lista, “Cambiamo Messina dal basso”, è stato caratterizzato da un impressionante desiderio dei cittadini e delle cittadine messinesi di tornare a partecipare attivamente alla gestione della città. Dopo anni di incuria, di indifferenza e di maltrattamenti, Messina si è risvegliata dando al suo sindaco, alla Giunta e a noi consiglieri un preciso mandato: quello di restituire la città a chi la vive e la ama davvero. Questo radicale atto di fiducia de nostri concittadini è la nostra stella polare, come lo è per Renato Accorinti. Ogni giorno, nei modi più diversi, questo bisogno di cura nei confronti di una città che è stata depredata e violentata senza scrupoli nella sua bellezza e nel suo futuro continua ad esserci espresso nei modi più diversi: il grande calore ricevuto dal sindaco nei villaggi e nelle periferie, le segnalazioni che quotidianamente riceviamo, l’urgenza dei lavoratori di parlarci e di far sentire nelle istituzioni la loro voce e il prezzo ingiusto che in tanti, giovani, meno giovani e intere famiglie stanno pagando a causa della crisi, tutto questo possiamo vedere rappresentato nella nostra elezione e nella elezione di Renato Accorinti. Da mesi, in tutta Italia e soprattutto nei suoi distretti economicamente disagiati, come quello in cui insiste Messina, la società ribolle per la grande urgenza dei cittadini di riappropriarsi delle città e della parola pubblica. Gli Enti Locali – i Comuni, le Province, le Regioni – proprio per la loro prossimità ai bisogni dei cittadini, costituiscono sempre più il vero fronte su cui si devono riannodare oggi, a nostro avviso, i fili della partecipazione democratica. È sempre più evidente d’altronde che la carenza di adeguati fondi strutturali alla gestione dei patrimoni pubblici e l’abbandono da parte dei privati di fette sempre più consistenti di patrimonio, soprattutto immobiliare, rende ancora più centrale il ruolo delle amministrazioni comunali nella gestione della crisi finanziaria e nella visione, ancora più che nella semplice amministrazione, della forma stessa della città, così come dei patrimoni che investono l’utilità di tutti. Oggi più che mai le città devono poter decidere sul proprio destino, sui propri indirizzi produttivi e sulla riqualificazione delle aree dismesse e degradate: e in questo Messina non fa eccezione. Da tempo, illustri giuristi ed economisti si stanno interrogando nel nostro Paese, proprio a fronte delle difficoltà delle PP.AA. di gestire in maniera non privatistica le proprietà pubbliche, e a fronte della parallela difficoltà dei privati a relazionare la propria attività produttiva con l’utilità pubblica, così come prescritto dalla nostra Costituzione, sulle possibilità che il diritto vigente ci offre, anche grazie ai più aggiornati indirizzi della U.E. recepiti dallo Stato italiano, di ampliare le maglie della partecipazione democratica. E questo al fine di rendere possibile una gestione sempre più trasparente delle risorse e dei patrimoni materiali e immateriali, facendo in modo che, tra le proprietà pubbliche e le proprietà private, garantite costituzionalmente, sia regolamentata anche una terza via: l’uso in comune dei beni. Quante volte avremmo desiderato che Messina non fosse oltraggiata dallo scempio del suo territorio e quante volte avremmo voluto, tutti noi, garantire il tessuto produttivo della città piuttosto che vedere intere aree dismesse e abbandonate senza alcuna cura? E quante volte vorremmo poter vedere i cittadini riutilizzare in comune ciò che è già loro, piuttosto che lasciare pezzi importanti di territorio abbandonati a se stessi? A Messina dunque, proprio grazie alla vittoria di Renato Accorinti, è più che mai possibile sperimentare questa terza via: la nostra città può e deve diventare, come il nostro sindaco ripete spesso, un laboratorio politico dei “beni comuni”. Riattivare “dal basso” le istituzioni democratiche vigenti, dare vita a nuove istituzioni che rispondano in maniera sempre più diretta, anche attraverso le tecnologie digitali, ai bisogni reali della cittadinanza, e riaprire alla città, attraverso regolamenti d’uso civico elaborati con un percorso amplio di partecipazione popolare, i tanti beni dismessi e abbandonati: questo significa oggi, davvero, a nostro avviso, parlare di “beni comuni”. Non si tratta di un programma astratto, ma di una precisa proposta politica: è questa la via ai “beni comuni” che abbiamo elaborato nel programma elettorale di “Cambiamo Messina dal basso”, ed è questa la via di cui ci facciamo oggi portavoce in Consiglio Comunale. Ed è questa la via su cui intendiamo seguire Renato Accorinti e la sua amministrazione.

 

Lucy Fenech – Nina Lo Presti – Gino Sturniolo – Ivana Risitano

 

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